Il procuratore della repubblica Carmelo Zuccaro è stato sentito dalla Commissione Difesa del Senato ed ha dato una serie di indicazioni per consentire un miglior controllo dell’attività della navi Ong. Una delle evidenze emerse dalle indagini fin quì espletate è che alcune navi Ong staccano il transponder per non farsi localizzare.
“Quando la centrale operativa della Guardia costiera accerta che le navi delle Ong staccano il transponder, dei mezzi aerei dovrebbero alzarsi in volo e seguirne la rotta per vedere se entrano in acque libiche o comunque violano le norme”.
“Che dal transponder di certe navi a volte non arrivi segnale è un elemento oggettivo Ma il transponder non dà segnale solo se entra in una zona d’ombra o se viene disattivato. E’ un fatto da accertare”.
Ma, suggerisce Zuccaro, si potrebbe intervenire sulle stesse navi, facendo imbarcare rappresentanti autorizzati al controllo di quello che avviene.
“La presenza di ufficiali di polizia giudiziaria sulle navi delle ong potrebbe essere una scelta utile, non per controllarle ma perchè possono fare rilievi che il personale delle ong non è autorizzato a fare”.
Inoltre, per consentire l’ostacolo della mancata collaborazione, c’è un altro provvedimento di grande efficacia.
“Le navi delle Ong non dovrebbero battere bandiera dello Stato in cui vengono varate e acquistate, ma quella dello Stato in cui la Ong ha sede. Molte di queste navi battono bandiera di Stati come le Isole Marshall, il Belize o Panama con i quali la collaborazione giudiziaria e’ difficile”.
E’ una situazione del tutto nuova ed è per questo che chiede strumenti legislativi innovativi.
“Siamo in una fase in cui non riusciamo a svolgere indagini di ampio respiro volte a contrastare in modo efficace il traffico di migranti. Si tratta pero’ di indagini doverose, a tutela degli stessi migrant per cui e’ necessario disporre di nuovi strumenti investigativi”.
“Vi sono tre aree SAR, quella maltese, quella italiana e quella tunisina. Malta non risponde, la Tunisia non ne vuole sapere. L’Italia risponde e a quel punto non può rifiutarsi di accogliere, non può dire che Malta o la Tunisia sono più vicine”.
Solo interessi umanitari, si chiede il pm per aprire gli occhi e la mente di chi non vuole ascoltare, oppure anche economici e di speculazione internazionale? E, dunque, in questo caso, bisogna stare a guardare?
“Ci sono grandi disponibilità di denaro da parte di alcune ong di recente costituzione. Vale la pena indagare, sapere chi le finanzia e se chi lo fa, oltre a quelle umanitarie, ha altre finalità. Si tratta di chiedere rogatorie in altri Paesi, svolgere attività complesse, ma se si ipotizza che chi finanzia le ong ha interessi a manovre di speculazione internazionale, ciò giustificherebbe uno sforzo italiano per cercare di capire queste cose”
E sgombra subito il campo dalle speculazioni di chi utilizza associazioni per le quali ha stima per bloccare l’intera indagine.
“Non ho alcuna intenzione di fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono organizzazioni che nel loro operato hanno dimostrato in maniera chiara e inequivocabile che operano per ragioni di solidarietà. Save the Children e Medici senza Frontiere non devono dimostrare a nessuno qual è il fine per il quale agiscono. Nessun interesse investigativo si può avere nei confronti di queste organizzazioni”.
Ed in Commissione si è cercato di capire la differente posizione delle procure di Catania e Siracusa.
“Non vi è alcuna frattura tra uffici. Partecipiamo frequentemente a riunioni e c’è sempre uno scambio di informazioni notevole. Diverso è che si operi in certe situazioni con strumenti diversi. Il procuratore di Siracusa credo che abbia sottolineato il fatto che ove si tratta di aggredire i trafficanti la procura di Siracusa non ha nessuna competenza perché il reato è di competenza della procura distrettuale, questo taglia la testa al toro su qualsiasi possibile ipotesi di contrasto”.
Insomma , più il procuratore cerca di entrare nel merito della vicenda per accertare quello che realmente accade sulle navi e soprattutto nelle società ed organizzazioni che le sponsorizzano e più si alza un muro di gomma composto da personaggi sui cui interessi, politici, economici, di potere, di appartenenza ci sarebbe forse da indagare al pari delle Ong.
Tra questi anche personaggi che ormai sono al margine e che vorrebbero avere in questo modo il loro pezzo di visibilità.