La Cassazione ha annullato il proscioglimento di Maria Concetta Martorana, ex direttore sanitario dell’azienda ospedaliera di Palermo Villa Sofia – Cervello: anche la donna sarà dunque processata nell’ambito della vicenda Tutino, il medico personale del presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, accusato di avere utilizzato il reparto di Chirurgia plastica del nosocomio come se fosse privato, portandovi fra l’altro un macchinario di sua proprietà ed eseguendovi interventi di chirurgia estetica posti a carico del servizio sanitario nazionale.
Accolto dunque il ricorso del pm Luca Battinieri contro la sentenza del Gup Nicola Aiello, che nel giugno scorso aveva mandato sotto processo altre cinque persone e, appunto, prosciolto la Martorana.
La dirigente non sarà però giudicata con gli altri cinque già coinvolti nel dibattimento – Matteo Tutino, l’ex manager Giacomo Sampieri, il dirigente medico Damiano Mazzarese, l’ispettore della Digos Giuseppe Scaletta e la moglie, la genetista Mirta Baiamonte – perché il giudizio è già in corso dal mese di novembre.
La vicenda Tutino, che prende in considerazione ipotesi di peculato, falso, truffa, ebbe risalto politico nazionale per via della presunta intercettazione di una conversazione telefonica in cui il medico avrebbe detto a Crocetta, che sarebbe rimasto in silenzio, che l’ex assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino sarebbe dovuta “saltare come il padre”, il magistrato Paolo, ucciso da Cosa nostra col tritolo nel 1992. L’esistenza della telefonata è sempre stata smentita dagli inquirenti e i giornalisti autori dell’articolo sono a loro volta sotto inchiesta.
Secondo l’accusa, nonostante una serie di comportamenti spregiudicati e in alcuni casi contrari alla legge, Tutino avrebbe evitato punizioni e procedimenti disciplinari grazie alla complicità dell’ex commissario straordinario dell’azienda, Sampieri, e della Martorana, che pure, secondo il pm Luca Battinieri, aveva o poteva avere piena contezza di quel che faceva il primario.
Nonostante questo, il Gup, nel luglio scorso, la aveva prosciolta, basandosi su un regolamento interno dell’azienda ospedaliera, prodotto dalla difesa, che avrebbe consentito all’ex direttore sanitario di non essere direttamente responsabile dei comportamenti dei dipendenti dei due ospedali riuniti.