Nubendi, novità di Nino Romeo, al Piccolo teatro della Città

Nubendi (foto di Dino Stornello)
Nubendi (foto di Dino Stornello)
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Nubendi , novità di nino Romeo, va in scena al Piccolo Teatro della Città dal 7 al 9 aprile (ven e sab ore 21,00; dom ore 17,30), con Graziana Maniscalco (Tilla), Angelo Tosto (Tello), Nicola Costa (Varo), Ludovica Calabrese (Vira), Valeria La Bua (Giovane donna), Pietro Cucuzza (Giovane Uomo). Regia, scene e luci di Nino Romeo, costumi di Rosy Bellomia e consulenza musicale di Ennio Nicolosi.

Assistente alla regia e organizzazione di compagnia Elena Di Grandi, datore luci Simone Raimondo. Consulenza servizio caffetteria Gionatan Caruso e Valentina Lombardo. Produzione GRUPPO IARBA/GRIA TEATRO

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Note di regia di Nino Romeo

La storia si svolge in un caffè d’epoca, la migliore pasticceria della città. Lì si incontrano Tilla, estetista specializzata in trattamento defunti, e Tello, pittore rinomato e ricercato perché capace di ritrarre gli ultimi istanti di vita. Si promettono reciprocamente in matrimonio.

Scoprono di avere relazioni antiche con Varo e Vira, i camerieri che li servono, anche loro promessi sposi. Nel caffè entrano due giovani: lei aspetta un figlio: stanno per sposarsi. I patti che le prime due coppie stringono reciprocamente, saranno sconvolti dalla determinazione dei due giovani. E non ci sarà ritorno.

Ciascuno dei quattro tipi umani (gli avventori Tilla e Tello; i camerieri Varo e Vira) che si affrontano e si confrontano in Nubendi è portatore di un proprio delirio; delirio etimologicamente inteso: andare oltre la lira, il solco dei latini: dunque, oltrepassare il consueto, la normalità. Delirio esistenziale, non patologico: quello che mi interessa esporre sulla scena: quello a cui consentire, urgentemente, rappresentazione.

Il delirio di Tilla è il tempo; quello di Tello, lo spazio. Il comando è il delirio di Varo; il linguaggio il delirio di Vira.

E, quando avventori e camerieri si scambieranno gli abiti assumendo ciascuno il ruolo dell’altro, sembrerà che i deliri si ricompongano, che trovino il punto comune di convergenza proposto dal servitore Varo che si erge ad ideologo e mentore di un nuovo sistema di potere: l’intercambiabilità dei ruoli.

L’atto finale che il Giovane Uomo persegue ed in cui afferma di voler stare è frutto anch’esso di un delirio: la negazione del presente nonostante si aspiri al futuro.

La stesura di Nubendi mi ha impegnato per anni (anni in cui, però, ho scritto altri testi teatrali): anche per questo mi è caro. E al mio delirio d’autore, che torna per anni sulle stesse pagine, ho voluto allineare il mio delirio di regista.

E questi deliri ho voluto trasferirli sulla scena: con levità senza frivolezze; con congruenza senza l’assillo della coerenza; chiedendo agli attori naturalezza, senza naturalismi.

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