Vinicio Capossela, tra parole e musica, quello del reading musicato di “Il paese dei Coppoloni” in cui l’autore farà parlare la sua opera attraverso voci, rumori e canzoni che la attraversano.
Sull’onda del tour “OMBRA. Canzoni della Cupa e altri spaventi”, venerdì 10 marzo alle ore 20.30 sarà al Teatro Garibaldi di Enna per la stagione firmata da Mario Incudine e realizzata grazie alla sinergia tra il Comune e l’Università Kore.
Sul palcoscenico ennese, che per questo evento ha già registrato il tutto esaurito, il cantautore nato in Germania ma con origini irpine, leggerà alcuni estratti dal suo libro “Il paese dei Coppoloni” (Feltrinelli), candidato al Premio Strega 2015, per un viaggio tra parole e musica in cui l’autore farà parlare la sua opera, le voci, o i rumori, le musiche e le canzoni che la attraversano.
Una selezione di testi che ripercorrono la trama di questo libro fatto di quadri, di incontri, di sentieri e crucistrada, alla ricerca di un animale guida, di Siensi, di musica e musicanti per uno sposalizio, e di uno Stortonome per farsi riconoscere dalla terra nera.
Da “Il Paese dei coppoloni”
“Da dove venite? A chi appartenete? Cosa andate cercando?” Così si chiede al viandante-narratore nelle terre dei padri. Il viandante procede con il passo dell’iniziato, lo sguardo affilato, la memoria popolata di storie. E le storie gli vengono incontro nelle vesti di figure, ciascuna portatrice di destino, che hanno il compito di ispirati accompagnatori.
Luoghi e personaggi suonano, con i loro “stortinomi”, immobili e mitici, immersi in un paesaggio umano e geografico che mescola il noto e l’ignoto. Scatozza “domatore di camion”, Mandarino “pascitore di uomini”, la Totara, Cazzariegghio, Pacchi Pacchi, Testadiuccello, Camoia, la Marescialla: ciascuno ragguaglia il viandante, ciascuno lo mette in guardia, ciascuno sembra custode di una verità che tanto più ci riguarda, quanto più è fuori dalla Storia. Il viandante deve misurarsi, insieme al lettore, con un patrimonio di saggezza che sembra aver abbandonato tutti quanti si muovono per sentieri e strade, sotto la luna, nella luce del meriggio, accompagnati dall’abbaiare dei cani.
E poi ci sono la musica e i musicanti. La musica da sposalizio, da canto a sonetto, la musica per uccidere il porco, la musica da ballo per cadere “sponzati come baccalà”, la musica da serenata, il lamento funebre, la musica rurale, da resa dei conti. Vinicio Capossela ha scritto un’opera memorabile in cui la realtà è visibile solo dietro il velo deformante di un senso grandioso, epico, dell’umana esistenza, di un passato che torna a popolare di misteri e splendori l’opacità del nostro caos”.