Enna, i Disturbi del Sonno e dell’umore al centro di un confronto tra esperti. Il racconto della giornata

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“Ho notato, con grande piacere, una partecipazione da parte di tutti i partecipanti, mi è sembrato un corso interessante e che in qualche modo mi piace definire simpatico”.

E’ cosi che la dott.ssa Nuccia Cosentino, coordinatrice scientifica, traccia un bilancio dei lavori del corso dedicato ai disturbi del sonno e dell’umore che si è tenuto, sabato 8 marzo, nella sala meeting dell’Ospedale Umberto I di Enna. Un corso che ha registrato una grande partecipazione, in cui si sono confrontati numerosi esperti impegnati in diverse discipline. 

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“Ho fatto in modo – spiega la dott. Cosentino – che la platea fosse composta da professionisti di diversa estrazione. Specialisti di ogni campo, per dimostrare come il problema legato ai disturbi del sonno, non è solo neurologico-pneumologico, ma coinvolge tutti, dal dentista per la terapia dell’osas, al cardiologo, all’urologo”. 

Aspettative confermate dagli interventi che hanno toccano diversi aspetti e, soprattutto, le diverse sfaccettature dei disturbi del sonno, come per esempio quelli comportamentali nella fase Rem. 

“Si tratta di una manifestazione comportamentale – spiega la prof.ssa Federica Provini neurologa dell’Università di Bologna – durante la quale il paziente per un disturbo neurologico agisce il contenuto del sogno che sta vivendo. Quindi si muove proprio come se mimasse qualcosa. Di solito è un’aggressione, una lotta. È un disturbo molto interessante perché può rimanere isolato, può essere legato anche a farmaci, altre patologie, può essere associato a patologie neurologiche, forse la più comune e più nota è la malattia di Parkinson, ma può essere anche il segno iniziale di queste patologie”.

Tra le problematiche del sonno c’è anche l’insonnia derivata da quella che viene chiamata “sindrome delle gambe senza riposo”. 

 “La sindrome delle gambe senza riposo – spiega la dott.ssa Irene Arico neurofisiopatologa dell’Azienda ospedaliera G. Martino – Messina – è un disturbo motorio in sonno che si caratterizza per un fastidio alle gambe, come una sensazione di irrequietezza motoria delle parestesie che obbliga il paziente a muoverle, a doverle muovere, ad alzarsi, a doverle strofinare, a bagnarle nell’acqua fredda. È tipico del disturbo comparire nel tardo pomeriggio o la sera, costringendo il paziente a non riuscire a prendere sonno. Il paziente si deve alzare dal letto, deve camminare, deve strofinare le gambe e sono sintomi che possono perdurare anche fino a notte inoltrata”.  

I disturbi del sonno, come ha spiegato più volte la dott.ssa Cosentino, possono essere sintomi di altre patologie. Tra questi, non di rado, sono segnali di una possibile depressione e dei disturbi dell’umore.

“Parliamo di disturbo dell’umore – ci dice il dott. Mario Santagati Responsabile del Centro Alzheimer-Psicogeriatria dell’Ospedale di Acireale – nel senso depressivo riferito alle persone anziane. Questo aspetto è abbastanza importante perché spesso non viene valutato come un disturbo depressivo, ma viene considerato come un aspetto collaterale della fragilità dell’età anziana, questo ci porta poi a sottovalutare tutta una serie di casi che invece andrebbero seguiti. La percentuale dei pazienti anziani che hanno un disturbo depressivo è molto alta, addirittura intorno al 3% delle persone over 65 hanno un disturbo depressivo dall’insorgenza tardiva cioè dopo i 65 anni e il 27% ce lo hanno negli over 85”.

“La depressione – conferma il dott. Dario Cannavò – Psichiatra del dipartimento di salute mentale dell’Asp di Catania – è una patologia che viene definita multidimensionale quindi oltre agli aspetti correlati all’alterazione del tono dell’umore abbiamo anche delle altre componenti come, ad esempio, gli aspetti correlati al cognitivo o agli aspetti correlati alla componente somatica e anche al sonno. L’insonnia spesso rappresenta un sintomo caratteristico della depressione e Il trattamento dell’insonnia, in questo caso, può comprendere anche il trattamento della depressione”.

Ed è in questo contesto che si palesa e di verifica l’eccessiva sonnolenza diurna. 

“Le patologie del sonno sono patologie a 360 gradi – spiega la prof.ssa Silvia Miano dell’Università Svizzera Italiana – per cui non esiste solo l’insonnia ma anche il rovescio della medaglia, cioè l’eccessiva sonnolenza diurna, che è poi una cosa molto pericolosa perché i colpi di sonno legati all’eccessiva sonnolenza diurna possono determinare gli incidenti stradali o quelli sul lavoro. Questo ci fa capire che è qualcosa da diagnosticare in maniera precisa e può essere fatto solo da medici esperti in medicina del sonno. Esistono delle scale di screening e la più famosa è la scala Epworth della sonnolenza: la cosa più importante che distingue una sonnolenza normale da quella patologica è che chi soffre di eccessiva sonnolenza diurna combatte tutto il giorno per cercare di mantenere un livello di vigilanza normale e questo fa la differenza”.

Altra patologia che si può intercettare attraverso i disturbi del sonno e alcuni particolari sintomi è il Parkinson. 

“Si tratta – spiega il dott. Salvatore Zappulla Direttore UOC neurologia Ospedale Umberto I Enna – di sintomi che non sono prettamente motori. La rigidità, il tremore e il rallentamento dei movimenti volontari che ha il paziente. C’è una costellazione di sintomi: disturbi urinari, del sonno, dell’umore, disturbi cognitivi e così disturbi della sfera sessuale che impattano sulla qualità di vita e sono parte integrante della malattia. Almeno uno dei tanti sintomi non motori è presente nella quasi totalità dei pazienti parkinsoniani e questi sintomi tentano di aumentare di numero e di severità negli anni man mano che avanza la malattia e tendono a fluttuare, ma sono legati molto alla severità e al decorso della malattia”.

In soccorso dei medici e a beneficio dei pazienti, fortunatamente, negli ultimi è arrivata la tecnologia che ha sperimentato con successo nuove metodiche per monitorare i pazienti Osas.

“La telemedicina – ci racconta il dott. Luca Vicari dell’Asp di Palermo – è quella branca che sta prendendo sviluppo negli  ultimi tempi e che ci consente di poter gestire il paziente in un luogo diverso rispetto a quello che usualmente noi abbiamo nel nostro contesto sanitario, ovvero l’ospedale oppure l’ambulatorio. Naturalmente con le nuove direttive del PNRR abbiamo tutta una serie di dettami che l’Europa ci impone di realizzare e che prevedono vari step tra cui la televisita, che è una visita che viene fatta attraverso un sistema di conference call tra il medico e il paziente; la teleassistenza che è gestita da un operatore che non è un medico ma è un parasanitario; il teleconsulto tra due operatori sanitari quindi tra due medici che si consultano tra di loro per decidere le modalità terapeutiche più idonee per il nostro paziente e infine il telemonitoraggio: andare  a monitorare a distanza attraverso sistemi computerizzati, collegati tramite la rete in remoto”.

“La piattaforma Iot – spiega il dott. Salvatore Mancuso Tecnico di Neurofisiopatologia del Policlinico di Catania – è una piattaforma digitalizzata innovativa che serve a raccogliere tutti i dati della terapia notturna, in sostanza quella con un ventilatore notturno di un paziente che soffre per di disturbi respiratori. La cosa innovativa e semplice è che possono essere controllati tutti i dati del paziente di ogni singola notte di terapia notturna, mentre prima era impossibile farlo notte per notte se il paziente non si recava direttamente in ambulatorio. In questo caso c’è una piattaforma digitale a disposizione e qualsiasi laboratorio di medicina del sonno, qualsiasi medico che prenda in carico un paziente con disturbi del sonno, può andare a controllare notte per notte tutta la terapia del paziente, ma il paziente rimane a casa”.

Durante il corso, poi, è stato dato spazio anche alle esperienze personali dei pazienti. Un racconto affidato ai rappresentanti delle associazioni degli Apnoici e dei Narcolettici

“In Italia – ci racconta Luca Roberti, presidente dell’Associazione Apnoici – si stimano circa 4 milioni e mezzo di pazienti, adulti e bambini. È una patologia sottostimata che ha un grande impatto e che se non curata adeguatamente può dare grandi problemi come ipertensione, diabete ed è anche legata all’eccessiva sonnolenza diurna e quindi un rischio maggiore di
incidenti. Noi ci occupiamo di fare informazione e collaboriamo per far emergere questa patologia. L’associazione l’ho fondata insieme ad altri pazienti nel 2016, quindi circa 8 anni e mezzo fa. L’obiettivo è cercare di coinvolgere sempre più pazienti e volontari per far emergere questo problema e collaborare con i medici, le società scientifiche, le Regioni e il Ministero. Attualmente è in discussione un disegno di legge che possa far riconoscere la patologia come una malattia cronica invalidante”.


“La narcolessia – ci spiega Paola Fernandez dell’Associazione Italiana Narcolettici – è una patologia molto complessa. I sintomi fondamentali sono l’eccessiva sonnolenza diurna ma spesso si accompagnano ad altri sintomi. Il principale è il sonno notturno disturbato, poi ci può essere la presenza di cataplessia che è un’ipotonia improvvisa che si presenta durante il giorno, soprattutto in seguito ad emozioni per lo più positive ma anche negative e poi possono esserci anche la paralisi del sonno o le allucinazioni sia ipnopompiche che ipnagogiche. L’associazione italiana narcolettici è nata nel 1986 grazie al fondatore Icilio Ceretelli, papà del primo paziente narcolettico, Patrizio. Da allora di strada ne è stata fatta tanta, adesso in Italia ci sono circa 1400 pazienti diagnosticati per narcolessia di tipo 1 o di tipo 2, comunque non secondaria ad altre patologie”.

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