Perdita di biodiversità e della disponibilità d’acqua, insicurezza alimentare, i rischi per la salute e i cambiamenti climatici? Come affrontarli? Quali decisioni prendere? Se perseguiamo gli approcci tradizionali, si genererebbero dei costi stimati. E’ quanto emerge dai due rapporti di valutazione dell’IPBES, l’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, approvati il 16 dicembre scorso da scienziati, esperti e rappresentanti dei governi di 196 Paesi delle Nazioni Unite. La piattaforma, nata nel 2012, che ha il compito di valutare lo stato della biodiversità e dei servizi eco-sistemici, con l’obiettivo di promuovere l’interfaccia tra scienza e politica. L’Italia ha aderito alla piattaforma intergovernativa nel gennaio del 2020 e partecipa ai lavori anche attraverso il supporto tecnico di ISPRA. Il primo, noto come Nexus Report, affronta le sfide legate a temi complessi quali perdita di biodiversità e cambiamenti climatici ed esorta i decisori politici ad assumere decisioni e azioni che guardino oltre l’approccio “a scompartimenti stagni”, non solo per evitare effetti negativi ma anche per massimizzare i benefici attraverso “elementi di collegamento” tra i diversi settori. Viene riportato il caso della schistosomiasi, una malattia parassitaria che può causare problemi di salute per tutta la vita e che colpisce oltre 200 milioni di persone in tutto il mondo. Un progetto innovativo nelle zone rurali del Senegal ha adottato un approccio diverso, riducendo l’inquinamento delle acque e rimuovendo le piante acquatiche invasive che trasmettono la malattia, con conseguente riduzione del 32% delle infezioni nei bambini, migliore accesso all’acqua dolce e nuove entrate per le comunità locali”. Il rapporto fornisce oltre 70 opzioni di risposta di questo genere. Il secondo rapporto, chiamato in breve Transformative Change Report, ribadisce quanto sia urgente un cambiamento trasformativo per fermare e invertire la perdita di biodiversità e per impedire di innescare il declino potenzialmente irreversibile e il collasso previsto delle funzioni chiave dell’ecosistema, come l’estinzione delle barriere coralline a bassa quota, della foresta pluviale amazzonica e la perdita delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide occidentale. Il rapporto stima che il costo dovuto al ritardo delle azioni per fermare e invertire il declino della natura in tutto il mondo sarebbe il doppio del necessario se agissimo ora e valuta che, per arrestare questo declino, ci vorrebbe poco meno di 1 miliardo di dollari l’anno, pari a circa l’1% del PIL mondiale. Agire immediatamente può anche sbloccare enormi opportunità di business e innovazione attraverso approcci economici sostenibili, come l’economia positiva per la natura, l’economia ecologica. Secondo stime recenti, entro il 2030 potrebbero essere generate opportunità di business per un valore di oltre 10 mila miliardi di dollari e creati 395 milioni di posti di lavoro a livello globale.
Perdita di Biodiversità, secondo l’Ispra bisogna “cambiare approccio”. Previste anche ripercussioni economiche tra 10 e 25 mila miliardi
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