Alluvioni: tra speculazioni, inadempienze lunghe 50 anni e risposte urgenti da dare – Così è (se vi pare) #21

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Buonasera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Così è (se vi pare)“.

Questa sera vi parlerò dei fenomeni climatici violenti che si sono verificati nei giorni scorsi. L’Italia è stata infatti investita da un’ondata di maltempo dalla Toscana alla Sicilia, alla Liguria, all’Emilia Romagna.

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A pagare il prezzo maggiore è stata quest’ultima Regione che ha subito la quarta alluvione in 18 mesi e che, con l’ultima bomba d’acqua abbattutasi su Bologna, ha fatto registrare anche una vittima e 3.500 evacuati.

In Sicilia danni ingenti si sono registrati, oltre che nelle campagne (già martoriate dalla siccità), in alcune città, tra le quali Licata, nell’agrigentino, dove il fiume Salso ha invaso l’abitato; e Catania.

Nella città etnea, in particolare, si è verificato un evento che è diventato di dominio nazionale: un uomo, originariamente in scooter, è stato sbalzato via dal proprio mezzo e trascinato dalla corrente del fiume in piena in cui si era trasformata la Via Etnea, rischiando di annegare.

Fortunatamente è intervenuta per trarlo in salvo una donna che lavorava lì vicino, come cameriera in un bar: si tratta di Angela, 28 anni, nigeriana, che tra due anni potrà ottenere la cittadinanza italiana.

Ad aggiungere ancora più elementi a questa storia, già densa di spunti di riflessione, è in qualche modo l’identità dell’uomo che è stato soccorso: come ventilato dal giornalista Mario Barresi sulla sua pagina Facebook si tratterebbe di un rider, che magari quella mattina, nonostante quel diluvio di proporzioni spaventose, ha comunque pensato di non potersi permettere di stare a casa.

Ebbene, riportandoci al di fuori di questo episodio, ragionando in maniera più generale su questi fenomeni climatici violenti possiamo andare a riconoscere come, anche in questo caso si è tentato da più parti, in modo analogo a quanto avvenuto in passato in occasioni simili, di mettere sul banco degli accusati gli amministratori delle città.

A Bologna gli amministratori sono stati accusati di non aver realizzato le casse di espansione e/o il rafforzamento degli argini dei fiumi, e a Catania di non aver effettuato la pulizia delle caditoie.

Obiezioni che non tengono conto, per quando riguarda la città emiliana, del fatto che Bologna è definita ed è stata conosciuta nei secoli come “città d’acqua“ perché sotto e in mezzo al centro storico scorrono molti torrenti e canali che sono stati la ricchezza della Città della Seta e di tante attività artigianali.

Invece, parlando di Catania, si è tralasciato il fatto che a partire degli anni sessanta si è consentito di cementificare ovunque, in particolare in tutti i comuni pedemontani con la conseguenza che quando piove più del solito l’acqua scende a valle senza incontrare nessuna resistenza!

Ricordo queste cose non perché voglio assolvere qualcuno, ma perché quel che è accaduto è il frutto di anni di speculazioni senza confini: si è costruito ovunque, si sono tombati migliaia di chilometri di fiumi seguendo il paradigma dello “sviluppo infinito”.

Con riferimento a Bologna non so se rispetto alla conformazione della città si siano studiate e approntate delle soluzioni in grado di evitare che quando piove più del solito si allaghi la città, mentre per quando riguarda Catania nel 1985 fu progettata la realizzazione del cosiddetto Canale di Gronda che avrebbe dovuto raccogliere e convogliare a mare, nella zona della scogliera, le acque piovane.

Un’opera essenziale per la città, che però purtroppo è rimasta un’eterna incompiuta perché i comuni non hanno mai predisposto le opere necessarie per agganciarsi ai cosiddetti “pettini“, sette innesti che permetterebbero di alleggerire il peso dell’acqua sulla città.

E ancora nel 1991 fu prevista la realizzazione di un secondo canale, denominato collettore B, per la raccolta delle acque piovane dei quartieri della parte alta di Misterbianco e di Trappeto Nord e della via Galermo.

Un’opera di 50 milioni di euro, soldi arrivati nel 2015 .

Poiché per queste due opere sono stati stanziati oltre 100 milioni di euro e l’acqua continua ad invadere piazza e vie di Catania con gravi rischi per l’incolumità delle persone e con danni ingenti alle attività commerciali, alla zona industriale e allo stesso aeroporto, piuttosto che soffermarsi sulla pulizia delle caditoie (cosa comunque assolutamente necessaria), bisognerebbe chiedersi quali sono stati i motivi veri che hanno impedito, dopo quasi cinquant’anni!,  la realizzazione dei due collettori.

E se ci sono responsabilità in capo a sindaci e amministratori della città capoluogo e dei comuni pedemontani interessati alle realizzazioni dei due collettori, si dovrebbe agire di conseguenza.

Dato a Cesare quel che è di Cesare, dopo tanti anni in cui parliamo di cambiamenti climatici ed eventi estremi, (che stando così le cose, in futuro sono destinati ad aumentare) mi chiedo se non sia giunto il momento di cambiare il paradigma dello sviluppo infinito e di guardare in faccia la realtà.

Ma come cambiare i modelli urbanistici attuali? In base a quali priorità bisognerebbe distribuire le risorse messe in campo per le varie opere necessarie al paese?

Rifletteremo su questi, e numerosi altri interrogativi, nel video di questa sera. Non ci resta che darvi appuntamento alle ore 20.00 con la nostra prima visione trasmessa sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!

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