Nuova manovra economica: una coperta troppo corta per coprire tutti? – Così è (se vi pare) #20

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Buonasera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Così è (se vi pare)“.

La tentazione di parlare della proposta di ridurre le quote di genere nelle giunte comunali della Sicilia è molto forte; così come è forte la voglia di parlare dei 5 miliardi l’anno di evasione IMU.

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Poiché intendo soffermarmi sulla manovra economica che continua il suo iter tra tante indiscrezioni e poche certezze, farò solo due battute sulle due questioni appena accennate.

L’idea di ridurre le quote rosa mi sembra assolutamente controproducente perché crea molti più problemi di quanti pensa di risolverne, non solo perché rappresenta un’offesa alle donne siciliane e crea malumore tra le stesse donne del centro destra, ma anche perché serve a unire le opposizioni contro il governo.

Pertanto mi sembrerebbe più produttivo che il governo regionale, piuttosto che prendersela con le donne e andare controcorrente sulle quote di genere – visto che in tutta Italia vige la regola del 40 per cento -, si concentrasse a risolvere altri problemi.

Ad esempio si dedicasse a fare qualcosa in più per risolvere la siccità e la sete che soffrono le popolazioni di tre province e le campagne ormai allo stremo e, nel contempo, affrontasse di petto il fatto che in Sicilia un giovane su sette è emarginato.

Relativamente alla questione dei 5 miliardi l’anno di evasione, che è la conseguenza delle cosiddette “case fantasma”, mi sembra una presa in giro, non solo perché è una questione che viene agitata da tantissimi anni, salvo poi a non farne niente, ma soprattutto perché di questa questione non c’è nulla da scoprire, fisco e comuni sanno tutto! Basti pensare – lo ricorda Salvatore Padula – sul Sole 24 ore che tra il 2007 e il 2010 furono addirittura pubblicate le liste di oltre 2 milioni di unità sulla Gazzetta Ufficiale.

Quindi, il vero fantasma non sono le case, ma la volontà di affrontare seriamente questa questione da parte dei comuni – che oltretutto dall’emersione degli immobili non censiti sarebbero i primi beneficiari -, e da parte dell’Erario – che incasserebbe tanti soldini, che in tempo di vacche magre, sarebbero una manna del cielo.

Inviare ad alcuni milioni di cittadini l’ennesima lettera per pregarli di mettersi in regola mi sembra un’altra presa in giro, e dimostra che non c’è né il coraggio, né la volontà, di estirpare questo bubbone.

Sulla manovra economica in questi mesi sono state dette tante cose: alcune per tastare il polso dell’opinione pubblica e capire il tipo di reazione su alcune questioni sulle quali si vorrebbe mettere mano, altre per dire che “va tutto bene madame la marchesa” e altre ancora per dire ad alcune categorie di dormire sonni tranquilli perché loro sono in cima ai pensieri del governo.

Man mano però che si avvicina il tempo in cui dalle chiacchiere si deve passare ai fatti il quadro comincia a schiarirsi e si comincia a capire che in cassa non ci sono tanti soldi.

Il primo a scoprire le carte è stato il ministro dell’economia e delle Finanze, l’onorevole Giorgetti che qualche giorno fa ha detto “papale papale” che la manovra “richiederà sacrifici da parte di tutti“, lasciandosi andare a delle dichiarazioni che sembrano un dejavù che ricorda i tempi della ministra Fornero.

A queste parole però, temendo le reazioni negative da parte dell’opinione pubblica, è intervenuta a correre ai ripari subito dopo la premier, dicendo che “il governo mira, al contrario, a ridurre le tasse, sostenendo famiglie e imprese, e mai e poi mai chiederà nuovi sacrifici ai cittadini”.

Di fronte a queste dichiarazioni assolutamente contraddittorie verrebbe da dire “fate parte dello stesso governo quindi perché prima di aprire bocca non vi mettete d’accordo su cosa dire?”

Ma la commedia degli equivoci non si è interrotta, anzi è continuata con grande verve. Infatti l’ineffabile titolare del MEF a cui la presidente del consiglio Giorgia Meloni probabilmente ha tirato le orecchie ha dichiarato “Imprese e persone non hanno nulla da temere“ , qualche ora dopo però sempre il medesimo ministro leghista ha dichiarato candidamente che i soldi occorrenti li prenderanno riducendo anche i costi dei ministeri e se non lo fanno di loro di spontanea volontà – ha aggiunto – ci penserà lui, lo sceriffo di Nottingham, a fare il cattivo.

Poiché ridurre le disponibilità finanziarie dei ministeri significa ridurre i servizi mi chiedo: ma il ministro c’è, o ci fa?

La verità è che la manovra economica è come una coperta corta: tirando da un lato si finisce per scoprirne un altro, ed è molto difficile che nessuna parte resti scoperta. Quindi forse sarebbe il caso di fare un’operazione verità, ovvero dire “sic et simpliciter” che occorrono più soldi perché senza soldi non si può cantar messa!
 
In base a quello che hanno in testa per far quadrare i conti occorrono 30 miliardi (questo è il valore della Legge di Bilancio): 12 miliardi però saranno impegnati per il taglio del cuneo fiscale fino 35 mila euro che interessa 14 milioni di lavoratori e che sarà reso strutturale e 2-4 miliardi per l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef.

Con quest’ultima misura il governo punta a ridurre il carico fiscale per il cosiddetto ceto medio, che non ha goduto né del taglio del costo del lavoro né della semplificazione Irpef.

Queste due misure costano 16 miliardi di euro resta ancora una disponibilità 14 miliardi di euro, con la quale si pensa di accontentare il resto del mondo.

Con questi chiari di luna diventa difficile abolire la legge Fornero, come propone Salvini, impossibile aumentare le pensioni minime a 1.000 euro come promette a ogni piè sospinto Forza Italia, così come è complicato trovare le risorse per la sanità, la scuola, ecc.

Da quello che si capisce leggendo i resoconti del Consiglio dei ministri svoltosi ieri sera i soldi si dovrebbero prendere: 9 miliardi dal deficit che è stato migliore del previsto; il 5 per cento (1,5 miliardi) dai tagli lineari ai ministeri; 3,6 miliardi dal fondo di attuazione della delega fiscale; 2, 2 miliardi dalla lotta all’evasione; 3,5 miliardi tassando gli extraprofitti di banche ed assicurazioni; 1 miliardo sveltendo le 625 agevolazioni fiscali, il resto si potrebbe dire “Ci pensa Dio“.
 
Ma vediamo quali sono le novità scaturite dal Consiglio dei ministri di ieri sera. Le più significative mi sembrano: il bonus bebè di 1.000 euro a favore delle famiglie con un reddito inferiore a 40 mila euro, i 3,5 miliardi (che si dovrebbero prendere da banche e assicurazioni) destinati alla sanità per favorire il rinnovo dei contratti e le assunzioni negli anni di 30 mila tra medici e infermieri.

Non si fa cenno all’allineamento delle accise gasolio benzina di cui si era parlato nei giorni scorsi, ma non si dice che non aumenterà le accise sul gasolio. Una misura questa che se adottata come chiede l’Europa determinerà l’aumento del prezzo del gasolio e di conseguenza un incremento del prezzo dei trasporti e delle merci che inevitabilmente si scaricherà sulle spalle dei consumatori .

Non so se l’idea di andare a battere cassa dai banchieri e dagli assicuratori come è stato annunciato servirà a fargli scucire qualche soldo, quello che so con assoluta certezza è che se le banche e le assicurazioni si rifiutano come è accaduto l’anno scorso si dovrà bussar da qualche altra parte.

Comunque poiché la manovra è di 30 miliardi di euro se non si trovano tutte le coperture restano solo due strade… Quali? Lo scopriremo insieme questa sera!

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