Buonasera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Così è (se vi pare)” #18
Oggi la tentazione di polemizzare con il ministro della Protezione civile è forte perché la proposta di rendere obbligatoria, prima per le imprese e poi per i cittadini, l’assicurazione contro le catastrofi mi sembra sbagliata e penalizzante per le famiglie.
Ma sulle affermazioni dell’onorevole Musumeci mi soffermerò in seguito, adesso vi voglio parlare di un problema che, oltre a toccare gli interessi concreti di uomini e donne in carne e ossa, riguarda le prospettive dell’industria automobilistica italiana.
Lo spunto ad affrontare questa questione spinosa, di cui parla solo qualche giornale non allineato con il pensiero dominante, me l’ha dato il dottor Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente della Ferrari e di Confindustria.
Questi, in occasione della sua visita alla mostra dedicata a Vincenzo Lancia, ha affermato con amarezza che in Italia non esiste più un’industria automobilistica, poiché ha aggiunto: “la Fiat non c’è più (nel nostro Paese si produce solo un modello di Cinquecento), la mitica seicento si produce in Polonia, la Maserati non c’è quasi più visto che in Italia si produce un solo modello, peraltro, tra i meno venduti, la Lancia si produce in Spagna“ .
Un fenomeno, quello di vendere i gioielli di famiglia, rispetto al quale non parla nessuno: la stessa politica è muta come un pesce.
Campione di questo fenomeno, vale a dire di privarsi dei gioielli di famiglia, sono gli Agnelli/ Elkan che in maniera silenziosa e con l’omertà di partiti e mass media hanno deciso di cambiare la direzione dei propri investimenti, non più indirizzati verso il settore automobilistico, bensì verso il settore sanitario privato.
Tutto questo si inserisce in un contesto più ampio, in cui il sistema sanitario pubblico ha subito anni di tagli e ristrutturazioni; un ondata di privatizzazione selvaggia che riguarda l’intero paese e che non incontra nessuna resistenza, anche a causa delle crescenti difficoltà a reperire i finanziamenti necessari.
Una tendenza quindi che non può non destare preoccupazione nella futura accessibilità e qualità dei servizi sanitari per i cittadini italiani, visto che il sistema sanitario diventa sempre più orientato al profitto.
Le affermazioni dell’ex presidente della Ferrari penso che prendano spunto dalla vendita della Comau, un’azienda leader mondiale nella tecnologia di automazione, da parte di Stellantis, il gigante automobilistico legato alla famiglia Elkan/Agnelli.
Un’operazione, questa, che ricorda una precedente transazione in cui Stellantis (quindi sempre famiglia Elkan/Agnelli) ha venduto la Magneti Marelli, un’altra azienda simbolo italiana, a una multinazionale giapponese.
L’aspetto più inquietante della vendita di Comau è che sembra destinata a seguire l’analogo percorso seguito in occasione della vendita di Magneti Marelli che è stato quello di mettere a rischio il futuro di un settore chiave dell’industria italiana.
Per questa ragione la vendita di Magneti Marelli sarebbe dovuta servire da monito, visto che dei 6,3 miliardi ricavati una parte significativa è stata reindirizzata alla Fiat, che però li ha destinati agli azionisti, piuttosto che investirli nell’azienda e nella forza lavoro.
Tutto questo avviene mentre il governo tenta, attraverso la strategia di Golden power (ovvero la possibilità di dettare condizioni all’acquisto di partecipazioni, di porre il veto a certe delibere nei settori della difesa, , energia, trasporti, comunicazioni) di garantire, come è giusto che sia, la sicurezza dei posti di lavoro per i dipendenti della Comau.
Considerato però che l’efficacia di questo tipo di misura rimane dubbia, resta il rischio che i nuovi proprietari possono gravare Comau di debiti , replicando un film già visto con la vendita della Magneti Marelli dove la sostenibilità dell’azienda è divenuta dipendente dei fondi pubblici di emergenza.
Ma perché, vi chiederete, accade tutto questo?
Tutto questo accade perché c’è una carenza di leadership della politica in materia di politiche industriali.
Destra e sinistra sembrano intrappolati da un fervore neoliberista che dà la priorità alla libertà di mercato rispetto agli interessi strategici del Paese.
Ecco perché questa erosione continua della base industriale italiana non desta solo una preoccupazione economica, ma anche culturale e sociale.
Il declino di aziende simbolo come Comau e Magneti Marelli, a mio giudizio, simboleggia una perdita del patrimonio nazionale e di conseguenza una presenza sempre più ridotta nei mercati globali.
Una tendenza, quindi, che potrebbe portare a conseguenze economiche a lungo termine devastanti , come la perdita di posti di lavoro, la riduzione di innovazione e l’indebolimento della competitività nazionale.
Di fronte a questo scenario io, pur essendo assertore convinto del libero mercato e della libertà di investire i propri soldi nei settori dove si ritiene possono fruttare di più, debbo confessare che dagli eredi dalla famiglia Agnelli/ Elkan non mi aspettavo questo cambio radicale della direzione dei propri investimenti: dall’automobile alla sanità privata.
Non me l’aspettavo se non altro perché la dinastia degli Agnelli dal 1972 al 2012 hanno ricevuto dallo Stato Italiano 220 miliardi di euro (cassa integrazione, implementazione, garanzie su finanziamenti, ecc.).
Non mi aspettavo di fronte a tanta generosità dello Stato Italiano che vendessero i gioielli di famiglia e tentassero, come stanno facendo, di trasferire quello che resta della Fiat in Serbia.
Che dire, infine, di fronte all’ultima esternazione del ministro della Protezione civile, che ha proposto di estendere l’assicurazione catastrofale, oltre che alle imprese anche alle famiglie?
Lo scopriremo insieme questa sera! Non ci resta che darvi appuntamento alle ore 20.00 con la nostra prima visione trasmessa sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!