Confcooperative Sicilia sul mancato adeguamento delle rette per i servizi sociali: “situazione sempre più pesante”

A che punto siamo con l’adeguamento del costo del lavoro nei servizi socio-assistenziali? Disattenzione cronica da parte degli enti e Cooperative schiacciate dai costi del lavoro”

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“Una pervicace disattenzione da parte di alcuni enti locali siciliani è quello che a 8 mesi dall’adeguamento del costo del lavoro nel settore sociale siamo ancora costretti a rilevare”.

Confcooperative Sicilia lancia l’ennesimo grido d’allarme facendosi portavoce del profondo malessere lamentato dalle cooperative che garantiscono servizi fondamentali.

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“Mentre è ormai prossima la seconda tranche di adeguamenti- fa notare il Presidente Gaetano Mancini- alcuni  enti  locali tirano sempre più la corda, mettendo in serissima difficoltà le cooperative sociali affidatarie ed a rischio i servizi che erogano”.

Nel quadro generale non mancano i segnali positivi. “Alcune istituzioni (Comuni e Distretti Socio-sanitari) – riconosce il Presidente di FederSolidarietà Sicilia, Salvo Litrico –  hanno in effetti cominciato ad adeguare il costo del lavoro, mentre altri hanno avviato approfondimenti e confronti,come  l’Assessorato Regionale alla Famiglia,dal quale dipende la definizione delle rette e delle tariffe di molte tipologie di servizi assistenziali. Apprezziamo certamente il ragionamento avviato con Anci Sicilia e siamo convinti che il dialogo costruttivo possa condurci alle soluzioni necessarie e condivise. Nessuno mette in dubbio le enormi e crescenti difficoltà finanziarie, organizzative e gestionali degli enti locali, che fanno sempre più fatica a rispondere efficacemente alla domanda di assistenza delle proprie comunità, ma tutto ciò non si può scaricare sulle cooperative sociali ed in generale sugli enti del privato sociale, chiamati ad organizzare ed erogare quei servizi così importanti soprattutto per famiglie fragili”.

Inoltre- prosegue il presidente Mancini-  se da un lato i bilanci comunali sono sempre più poveri, dall’altro le risorse e gli strumenti di finanziamento della spesa sociale sono ormai tanti e variegati. Vero è che sono più complessi rispetto a qualche decina di anni fa ed impongono quasi sempre (e giustamente) maggiori competenze ed il confronto sistematico e costruttivo con il privato sociale. C’è una logica,però, in tutto ciò: fare in modo che la conoscenza del disagio e l’esperienza maturata sul campo dal privato sociale, determinino il miglioramento della qualità e dell’efficacia dei servizi erogati, ma anche e perché no, soluzioni nuove ed originali. La co-programmazione e la co-progettazione sono ormai strumenti pienamente riconosciuti dalla normativa, ma ancora sottoutilizzati”.

“Le cooperative sociali, che svolgono un servizio fondamentale per conto della pubblica amministrazione non possono rimanere schiacciate tra il costo del lavoro ed un ricavo che, quasi sempre, è ben al di sotto di quella soglia minima di sostenibilità. Il percorso che porterà al completamento dell’aumento contrattuale ai lavoratori del comparto socio-assistenziale, si completerà nel 2026 ed ha già calendarizzato le diverse tranche di aumento”

Confcooperative Sicilia si batte da sempre, quotidianamente, perché sia adeguatamente riconosciuto il lavoro delle tante cooperative sociali, che solo in Sicilia impiegano alcune decine di migliaia di lavoratori e danno sollievo almeno ad altrettanti soggetti fragili delle nostre comunità. Senza le queste cooperative la pubblica amministrazione non avrebbe  modo di servire con efficacia i propri utenti. Eppure, la stessa pubblica amministrazione fa tanta fatica a considerare i servizi socio-assistenziali come indispensabili, dando segnali – in alcuni casi – di scarsa attenzione se non di fastidio.

Confcooperative Sicilia dice no alla “prassi perversa dei cosiddetti “progetti migliorativi”, che si potrebbe tradurre così: il servizio socio-assistenziale ti verrà affidato se svolgerai parte di esso gratuitamente. Ciò innesca dinamiche incontrollabili, che esulano da quelle di un sano rapporto tra committente ed appaltatore e che molto spesso finiscono per favorire chi è meno trasparente. Non si può pretendere la gratuità del servizio e su questo, da ora in avanti- conclude Litrico – saremo intransigenti”.

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