Proseguono gli appuntamenti con la nostra rubrica: “Appunti di Viaggio”, grazie alla quale vi portiamo a conoscere caratteristiche, curiosità ed eccellenze di borghi dalla bellezza antica, in grado di trasmettere il fascino, quasi immutato, della Sicilia del passato.
Con la puntata odierna esploreremo il piccolo borgo di Tortorici (ME), un paesino memorabile di circa 6mila anime situato proprio nel cuore nord-orientale della nostra isola.
Posizione geografica
Tortorici è ubicato in una conca su una collina a circa 500 metri sul livello del mare, ed è ricchissimo d’acqua per la confluenza di tre fiumi: il Capo d’Oro, il fiume Grande e il fiume Cogliani. Partendo da Palermo si raggiunge percorrendo l’autostrada A20 direzione Messina, e da Catania invece ci si giunge imboccando la statale per Randazzo, superando i tornanti che portano prima a Santa Domenica Vittoria e poi a Floresta, il paese più alto della Sicilia (1275mt sul livello del mare) denominato la città della provola D.O.P.
Cenni Storici
L’origine della borgata sembra che sia collegata alla storia di Enea. Secondo la leggenda, fu fondata da una principessa cartaginese di nome Orice. In realtà, è molto più probabile che sia stato fondata dai bizantini in fuga dalla conquista musulmana del Nord Africa tra il VII e l’VIII secolo. In seguito, a partire dal periodo Svevo, Tortorici fu infeudata e dominata prima dalla famiglia Pollichino e successivamente da altre famiglie, tra cui i Moncada di Sicilia. Dal 1628 divenne una città demaniale con il diritto di nominare sia un proprio rappresentante nel Parlamento siciliano, sia di dotarsi di una propria comarca – ovvero di un insieme di territori limitrofi e “affini” alla medesima zona.
La trasformazione dell’economia locale
Intorno al XVII secolo si sviluppò nella cittadina una fiorente industria basata sulla produzione di campane e sulla lavorazione dei metalli. Una disastrosa alluvione, avvenuta nella notte del 6 giugno del 1682, diede un colpo quasi mortale all’arte campanaria e cancellò quasi del tutto il progetto urbano antico. Edifici e chiese, dopo le inondazioni, furono ricostruiti e la stessa economia subì una profonda trasformazione. Infatti, oggi è prevalentemente basata sull’agricoltura e sulla zootecnia.
Le ricchezze di Tortorici
Il territorio Tortorici conta attualmente 75 tra frazioni e borgate. Grazie ai numerosi boschi di nocciole sparsi nelle 72 contrade, è denominata “La Città delle Nocciole” ed è soprannominata “Valle dell’ingegno”, non solo perché ha mantenuto per secoli il primato nella fonditura di campane, che venivano esportate in tutta la Sicilia, ma anche perché in questi luoghi hanno avuto i natali intellettuali e artisti illustri.
Tra le tante cose da vedere e tra le numerose chiese, meritano di essere viste quelle di S. Francesco, dell’Assunta, del SS. Salvatore, di S. Nicolò di Bari, di Santa Emerenziana, nonché il Museo etnofotografico e il Museo di Storia Patria dei Nebrodi.
Se per caso nei primi di gennaio ci si trova a Tortorici, si possono sentire i rintocchi profondi della campana storica di ben due tonnellate che, spargendo la sua voce per chilometri, celebra il patrono della città, San Sebastiano.
Il paese è apprezzato per i formaggi, come il maiorchino conosciuto già nel ‘600 e prodotto con un misto di latte intero di pecora e di capra, per i piatti a base di carne di maiale nero, per l’agnellone, ma anche per i dolci e le nocciole con le quali vengono preparati.
Per conoscere, vedere e approfondire tutte queste bellezze a cui abbiamo solo fatto cenno, e per scoprire il paese di Tortorici anche attraverso le parole e le testimonianze di chi lo vive, vi rimandiamo al nostro appuntamento video di questa sera della rubrica “Appunti di Viaggio”.
Potete sintonizzarvi a partire dalle ore 20.00 con la nostra prima visione trasmessa sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!