«L’attuale politica monetaria della Bce, che continua a mantenere i tassi d’interesse a un livello molto alto, sta provocando una stretta creditizia senza precedenti, con conseguenze devastanti per l’economia reale. Le imprese, soprattutto le piccole e medie, stanno lottando per ottenere finanziamenti necessari per investimenti, espansioni e, in molti casi, per la semplice sopravvivenza. La mancanza di accesso al credito sta soffocando l’innovazione, impedendo la crescita e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Le famiglie, d’altra parte, sono anch’esse vittime di questa politica restrittiva. Con i tassi di interesse così elevati, il costo dei mutui e dei prestiti al consumo è diventato insostenibile per molte persone. Questo non solo riduce il potere d’acquisto delle famiglie, ma le costringe anche a ridurre drasticamente i loro consumi, creando un effetto domino negativo sull’intera economia. Il settore immobiliare, fondamentale per la salute economica di qualsiasi paese, sta subendo un rallentamento significativo, con conseguente calo dei prezzi delle case e una stagnazione delle transazioni immobiliari».
Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, commentando la decisione del direttivo della Banca centrale europea che ieri ha deciso di mantenere i tassi di interesse invariati al 4,25%, scelta «in controtendenza rispetto alle aspettative di una riduzione di 25 o 50 punti base, dimostra una mancanza di sensibilità e comprensione della realtà economica attuale che imprese e famiglie stanno affrontando» aggiunge Ferrara.
Secondo il presidente di Unimpresa «le ripercussioni di questa politica monetaria si fanno sentire in tutti i settori economici. La riduzione degli investimenti da parte delle imprese e la contrazione dei consumi delle famiglie stanno portando a una crescita economica anemica, se non addirittura a una recessione. Questo scenario potrebbe essere evitato se la Bce adottasse una politica più accomodante, che tenga conto delle reali necessità del tessuto economico europeo. L’attuale politica della Bce, inoltre, sta accentuando le disuguaglianze sociali. Le famiglie a basso reddito sono quelle più colpite dall’aumento dei costi del credito e dalla riduzione del potere d’acquisto. Mentre le grandi imprese possono ancora accedere ai mercati dei capitali internazionali, le piccole e medie imprese, che costituiscono la spina dorsale dell’economia europea, sono lasciate a combattere una battaglia quasi impossibile per sopravvivere. La Bce deve riconoscere il ruolo fondamentale che il credito gioca nell’economia. La sua rigidità sta soffocando la crescita economica e aumentando le difficoltà per milioni di cittadini europei. È essenziale che la Bce riveda immediatamente la sua politica monetaria e adotti misure che favoriscano un accesso più agevole al credito, sostenendo così la ripresa economica e riducendo le disuguaglianze sociali».