La devozione dei Palermitani per la sua Santa Patrona è legata tradizionalmente e storicamente alla liberazione della città dalla pestilenza che la aggredì quando era sotto il dominio dell’impero spagnolo.
Un evento che si snoda tra realtà storica ed eventi sovrannaturali che non basta a spiegare come, nel tempo, questa devozione e questo amore siano diventati qualcosa di più di un sentimento così profondo “una sorta di confidenza intima: Rosalia è Palermo e Palermo è Rosalia“.
Infatti non è casuale il fatto che per indicare la Patrona della città e la sua festa i palermitani ricorrano a vezzeggiativi affettuosi come “Santuzza” e “Festino”.
Per i Palermitani il Festino è orgoglio e appartenenza, atto condiviso da tutti per ricordare che, alla fine, il bene ha sempre l’ultima parola, trionfa sempre sul male.
Il carro, le luminarie, il caldo afoso di luglio, i sapori e le voci che si diffondono nelle piazze e nelle strade, le reliquie, l’incenso, la corale mangiata di “babbaluci”, il popolo: la Festa di Santa Rosalia è un insieme di elementi che rendono unica la città di Palermo che, ogni anno, aspetta questa data per ripartire da essa.
In questo senso Rosalia che libera dalla peste è, in ogni tempo “la guarigione dalla malattia, dall’individualismo soffocante, è la salvezza nutrita dalla fiducia e dalla speranza (la speranza è il tema scelto dall’amministrazione comunale per questo 400° Festino).
Il Festino lo ricorda anche in questo 400° anniversario, soprattutto nella prospettiva dello stare insieme e sentirsi un’unica comunità caratterizzata da diverse culture e, di conseguenza, sintesi della vita mediterranea.
Roberto Tagliavia, dopo “I Mandarini di Ciaculli“, pubblicato con Zolfo nel 2022, ci propone, in una versione aggiornata, integrata e corretta, la seconda edizione di “Rosalia da Palermo“, edito da Laurana Editore, un romanzo di pura fantasia andato in stampa nella sua prima edizione nel 2007.
Una narrazione che attinge a piene mani nella storia-leggenda della Santuzza, immagine e simbolo dell’accoglienza e della speranza; nel ruolo del vicerè spagnolo nella diffusione della peste e di don Ferdinando, membro del Consiglio della Corona, il quale in mezzo a quel caos e a quelle tragedie, dopo aver parlato con la sua serva , “capisce che l’unico modo per riportare ordine potrebbe essere quello di riunire il popolo al grido di ‘Viva Palermo e Santa Rosalia’“. Di tutto questo, dei tanti personaggi che ebbero un ruolo durante la peste del 1624, del sentimento dei Palermitani e delle analogie con il presente abbiamo parlato con l’autore.
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