A giugno le previsioni dell’Istat indicano una crescita del PIL italiano dell’1% nel 2024 e dell’1,1% nel 2025, in moderata accelerazione rispetto al 2023. Secondo la Commissione europea, il PIL dell’Italia salirebbe dello 0,9% nel 2024 e nel 2025.
Il trend della crescita potrebbe essere indebolito da politiche economiche poco espansive. Mentre la direzione della politica monetaria appare incerta, dopo il primo taglio di 0,25 punti base dello scorso 6 giugno, ieri le autorità dell’Unione europea hanno aperto la procedura di infrazione per eccesso di deficit per Francia e Italia, oltre che per Belgio, Ungheria, Malta, Slovacchia e Polonia. I sette paesi rappresentano il 38,7% del PIL dell’Ue a 27. Nel 2023 l’Italia registra il rapporto deficit/PIL (7,4%) più alto nell’Unione. Nella procedura di infrazione sono stati considerati i saldi negativi più ampi, tenuto conto dei fattori significativi presentati dagli Stati membri il cui rapporto debito pubblico/PIL è inferiore al 60% del PIL o il cui disavanzo è ritenuto vicino al valore di riferimento del 3% e temporaneo.
Con una procedura per deficit eccessivo, per il bilancio italiano sarà necessario un aggiustamento annuale del saldo strutturale di almeno 0,5 punti percentuali di PIL nel prossimo triennio.
Inoltre, come ha confermato il Rapporto sulla politica di bilancio dell’Ufficio parlamentare di bilancio pubblicato ieri, l’applicazione della riforma del Patto di stabilità e crescita, nell’arco dei prossimi sette anni potrebbe richiedere un aggiustamento annuo di 0,5-0,6 punti di PIL.
Dall’intreccio tra procedura di infrazione e nuove regole del Patto di stabilità consegue il cambio di segno della politica fiscale, dopo che la manovra di bilancio 2024 aveva ampliato il deficit di 0,7 punti di PIL. Nella prospettiva di una restrizione fiscale e di un lento calo dei tassi di interesse, il sostegno agli investimenti arriva da Transizione 5.0, un intervento da 6,2 miliardi di euro per il biennio 2024-2025. In chiave espansiva agisce l’attuazione degli altri interventi del PNRR su cui, però, pesano i ritardi: come ha evidenziato la Corte dei conti, è proprio la capacità amministrativa a evidenziarsi come elemento critico del Piano e della sua esecuzione. Una delle sfide della programmazione fiscale richiesta dalla riforma della governance economica europea sarà quella di mantenere una elevata accumulazione di capitale anche dopo il completamento del PNRR.