Continuano gli appuntamenti con “La Stanza di Ippocrate”, la rubrica di Hashtag Sicilia dedicata al mondo della salute e della divulgazione scientifica al servizio dei cittadini.
Questa sera abbiamo avuto modo di intervistare il dottor Francesco Frasca – professore ordinario di endocrinologia presso l’Università di Catania e responsabile dell’unità operativa complessa di endocrinologia presso l’Arnas Garibaldi – in merito ai problemi che possono colpire la tiroide.
Questa importante ghiandola endocrina, in grado di produrre degli ormoni essenziali per il corretto funzionamento dell’organismo umano, può essere infatti “attaccata” da diversi tipi di fattori che è importante conoscere per avere una corretta consapevolezza degli eventuali problemi, e in alcuni casi prevenire al meglio gli stessi.
Per prima cosa il dottor Frasca ci ha spiegato come, soprattutto un tempo, uno dei principali fattori di rischio per la tiroide fosse la carenza iodica, ovvero la mancanza di un corretto apporto salino nell’organismo. Tale problema si manifestava con maggiore incidenza nelle zone interne della Sicilia e del Sud Italia – che proprio per localizzazione geografica si trovavano “svantaggiate” sotto questo punto di vista – ma è poi stato progressivamente eliminato nel corso del tempo con la sempre maggiore globalizzazione e con diverse campagne di profilassi iodica.
Oggi invece “le cause più frequenti di patologie della tiroide sono soprattutto le malattie di tipo autoimmune, quindi sono le cosiddette tiroiditi: causate appunto da un disturbo del sistema immunitario” – ci spiega il dottor Frasca, che chiarisce ancora meglio il concetto: “In questi casi praticamente il sistema immunitario scambia la tiroide per un organismo esterno e quindi la attacca“.
Come scopriremo insieme questa sera tale “errore” del sistema immunitario deriva da una componente genetica ma anche da fattori ambientali che possono predisporre “l’attivazione” di tale comportamento erroneo dell’organismo; ed è quindi fondamentale agire in maniera adeguata per ridurre il rischio del verificarsi di tali patologie alla tiroide, soprattutto per chi risulta geneticamente più predisposto.
Ma c’è una diversa distribuzione nelle tiroiditi per genere ed età? E soprattutto, quali sintomi causa all’organismo? Possono essere eliminati o ridotti? Quali sono gli indicatori, evidenziati anche dalle analisi del sangue, che possono fornire un campanello d’allarme per individuare questa tipologia di patologie?
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