Cresce l’economia circolare tra le micro e piccole imprese. È quanto emerge dal rapporto annuale curato dal Circular Economy Network, in collaborazione con Enea, per fotografare lo “stato dell’arte” dell’economia circolare in Italia. Nell’edizione 2024 presentata a Roma uno dei focus principali è stata la piccola e media impresa, con un’indagine realizzata da CNA, presso 800 piccoli imprenditori. A presentare i risultati il responsabile Area studi e ricerche della Confederazione Marco Baldi. Il 65% del campione dichiara di mettere in atto pratiche di economia circolare: oltre il doppio rispetto a quanto rilevato nel 2021. Inoltre, il 10% delle imprese ha intenzione di avvicinarsi all’economia circolare nel prossimo futuro. Gli interventi realizzati più spesso riguardano l’uso di materiali riciclati (68,2%), la riduzione degli imballaggi (64%), interventi per la durabilità e la riparabilità del prodotto (53,2%). Per il 61% delle imprese coinvolte nel sondaggio le misure di economia circolare generano benefici in termini di riduzione dei costi.
A una delle tavole rotonde che hanno accompagnato la presentazione del rapporto è intervenuta Barbara Gatto, responsabile dipartimento politiche ambientali di CNA, che si è soffermata sulle proposte della Confederazione per migliorare e semplificare la burocrazia, la necessità di sostenere gli investimenti delle PMI e di accompagnare le piccole imprese attraverso le complessità della misurazione delle performance.
Il rapporto del Circular Economy Network nell’edizione 2024 per la prima volta ha comparato le performance di circolarità delle cinque maggiori economie dell’Unione Europea usando gli indicatori della Commissione europea: produzione e consumo, gestione dei rifiuti, materie prime seconde, competitività e innovazione, sostenibilità ecologica e resilienza. Anche con questa “nuova” metodologia, si conferma il primato dell’Italia (45 punti) in termini di economia circolare, seguita da Germania (38), Francia (30) Polonia e Spagna (26).
Siamo primi in classifica per il tasso di riciclo dei rifiuti. Nello specifico, nel 2021 abbiamo un tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio del 71,7%, 8% in più della media UE27 (64%). Inoltre, il riciclo dei rifiuti urbani in Italia è cresciuto del 3,4% tra il 2017 e il 2022, raggiungendo il 49,2%. La media UE è del 48,6%, la Germania “vince” con il 69,1%. Nel 2022, inoltre, la produttività delle risorse in Italia ha generato, per ogni chilo di risorse consumate, 3,7 euro di PIL, +2,7% rispetto al 2018. La media UE, nel 2022, è 2,5 euro/kg.
Per ciò che concerne il tasso di utilizzo circolare di materia, cioè il rapporto tra l’uso di materie prime seconde generate col riciclo e il consumo complessivo di materiali, l’Italia conferma la sua posizione nel 2022, con un valore pari al 18,7%.
Va tutto bene? Non proprio. Ad esempio il consumo dei materiali in Italia nel 2022 è stato di 12,8 tonnellate/abitante, minore della media europea (14,9 t/ab) ma in crescita (+8,5%) rispetto alle 11,8 t/ab del 2018. Ancora, sempre nel 2022, la dipendenza dalle importazioni di materiali dell’Italia (46,8%) è più del doppio della media europea (22,4%), anche se in calo (-3,8%) rispetto al 2018.