La scrittrice catanese Rosalda Schillaci approda nelle librerie con il suo secondo romanzo, “Il gesto dell’acqua” (Algra Editore): un romanzo che coinvolge e affascina. Nelle avvincenti pagine, l’autrice sembra chiedersi cosa ci sia dietro i sogni infranti dal conflitto bellico, divampato nel 1914. Certamente non esalta la storia della Grande guerra all’interno di anacronistici documenti fini a se stessi, invece pone l’accento sulla disumanità della guerra che ha spazzato via un’intera generazione.
La trama racconta la vicenda di Mària – Gisella, uscita da un collegio viennese e recatasi in Sicilia nell’ottobre del 1919, per ricongiungersi a Sàndor Lenke. Il poeta-soldato di cui è innamorata, viene tenuto prigioniero a Vittoria all’interno del lager degli ungheresi. La ventiduenne, innocente e violata, discesa agli inferi, è un’anima che non si piega a un crudele destino. Incline a essere una narratrice, anela alla leggenda dell’Anonimo, l’incanto di un gesto da avverarsi con il suo amore, a Budapest.Diventa, suo malgrado, nella nuova patria anch’essa ferita, l’esempio di una rinascita dinanzi all’odio degli sfollati attecchito sulle macerie, all’ignoto beffardo, e di quanto può talora nascondersi dietro la facciata di persone e ambienti rispettabili.
Saranno Malvina Radice – un’anziana insegnante di sostegno e Lietta Alieri, aspirante scrittrice con un matrimonio in crisi -, nel 2020, rinvenendo in una nicchia quei diari, cominciati sul treno, considerati perduti, e leggendoli insieme, che ne ricostruiranno l’esistenza tormentata. Legate a Gisella dal filo invisibile del riscatto, le due donne, attraverso la toccante narrazione, assisteranno alla complessa e intima natura delle persone incontrate dalla giovane a Catania. Lietta, in particolare, affrontando scelte coraggiose, accoglierà infine il sogno di Gisella e Sàndor, divenuto il suo.