L’inflazione in Italia diminuirebbe all’1,3 per cento nell’anno in corso, “principalmente per il contributo negativo della componente energetica, risalendo fino all’1,7 nel 2025 e nel 2026”. E’ quanto ribadisce la Banca d’Italia, nel Bollettino economico, confermando le stime diffuse lo scorso 5 aprile.
L’inflazione di fondo, sostenuta dalla dinamica dei costi unitari del lavoro, si collocherebbe al 2 per cento nella media di quest’anno e scenderebbe all’1,7 nel prossimo biennio.
Pil
La Banca d’Italia ribadisce le stime diffuse anche per il Pil previsto in aumento, nel 2024, dello 0,6% dopo un primo trimestre ‘debole’. Un dato che sale allo 0,8 escludendo la correzione per le giornate lavorative. Nel Bollettino confermata anche la stima del Pil di un +1% nel 2025 e di +1,2% nel 2026.
Tassi
“Il costo del credito resta su livelli elevati e frena ancora la domanda di prestiti delle imprese e delle famiglie”, si legge ancora nel Bollettino. Secondo l’istituto centrale: “L’alta percezione del rischio da parte delle banche concorre a mantenere rigidi i criteri di offerta”.
Dopo essere lievemente aumentati, negli ultimi due mesi del 2023, i prestiti alle aziende sono tornati a diminuire (-3,3 per cento in febbraio). Il calo è stato particolarmente deciso per quelli con durata originaria superiore ai dodici mesi, tipicamente associati a esigenze di investimento.
Nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, la contrazione resta più significativa per le imprese con meno di 20 addetti (-9,4 per cento, a fronte di -3,3 per quelle di maggiore dimensione) e si è acuita nella manifattura.
I finanziamenti concessi alle famiglie sono diminuiti a un ritmo sostanzialmente stabile sia sui tre mesi calcolati in ragione d’anno (-0,9 per cento), sia sui dodici mesi (-1,3); i mutui per l’acquisto di abitazioni sono rimasti invariati rispetto allo stesso periodo del 2023.
Area Euro
L’inflazione core dell’area Euro ha toccato il picco a inizio 2023 per poi scendere ininterrottamente, afferma Bankitalia. Nel Bollettino si legge: “Un lavoro di prossima pubblicazione a cura di economisti della Banca d’Italia propone una nuova misura di fondo dell’inflazione, denominata Underlying Composite Inflation (Uci)”. “Al fine di cogliere la dinamica dei prezzi persistente e diffusa tra le componenti del paniere, l’indicatore elimina le fluttuazioni con periodicità inferiore a un anno e quelle idiosincratiche”.
A partire dal 2021 gli indicatori Uci core nell’area e nei principali paesi sono via via aumentati, fino a raggiungere un picco all’inizio del 2023, per poi scendere ininterrottamente. In Italia, Francia, Spagna e nell’area dell’euro l’andamento ciclico dell’indicatore Uci core negli ultimi anni è qualitativamente simile, pur toccando livelli massimi differenti.
Crisi internazionale
“I rischi che il recente aumento dei costi di trasporto marittimo si traduca in forti pressioni inflattive in Europa appaiono al momento limitati” conclude la Banca d’Italia.
“Anche in uno scenario particolarmente pessimistico, in cui i noli marittimi si stabilizzassero su livelli superiori al picco raggiunto in aprile, si assisterebbe a un rialzo dell’inflazione al consumo nell’area dell’euro pari al più a 0,3 punti percentuali”.
Uno scenario meno pessimistico indurrebbe un aumento dell’inflazione al consumo al massimo di 0,15 punti percentuali.