Il mostro a sette teste della Burocrazia italiana: come sconfiggerlo? – Così è (se vi pare) #4

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Recentemente uno dei miei 30 o 50 estimatori mi ha redarguito con ripetuti messaggi sostenendo che mi occupo quasi esclusivamente di questioni nazionali, e mai o quasi mai di questioni regionali.

Poiché “non si pò mucciari u suli cco crivu” – traduco per gli stranieri: non si può nascondere il sole con il setaccio -, confermo che è vero: non mi occupo quasi mai di questioni siciliane!

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A mia scusante voglio dire solo: non mi occupo di questioni regionali, nè del governo dell’isola perché purtroppo, tranne qualche dichiarazione di buona volontà del presidente e di qualche assessore, gli esponenti delle forze politiche della maggioranza mi sembrano più impegnati a farsi gli sgambetti all’ARS piuttosto che a risolvere qualcuno dei problemi che angustiano la Sicilia.

Un braccio di ferro tra i partiti di governo finalizzato non a migliorare l’azione dell’esecutivo, ma a stabilire solo chi comanda, chi deve dare le carte.

La stessa opposizione mi sembra più impegnata a mettere il dito nella piaga sulle divisioni interne al governo che a tessere la tela per risolvere qualcuno dei tanti problemi siciliani.

Questa sera quindi non prendo di petto nessuna questione siciliana, ma mi concentrerò solo su un problema che riguarda tutti, sia chi risiede in Sicilia, che chi risiede in Lazio o in Lombardia.

Mi occuperò di burocrazia, di questo mostro a sette teste che, nonostante i tanti tentativi fatti dai governi precedenti, non è ancora stato sconfitto.

Mi occupo di questa questione anche perché sulle conseguenze di questo mostro, che ha fatto e continua a fare tante vittime tra imprenditori e semplici cittadini, recentemente la CGIA di Mestre e la CNA hanno pubblicato due report interessantissimi.

Addentrandomi in questi due rapporti ho capito che le cause dell’azione nefasta della burocrazia sono essenzialmente tre:

  • Le troppe leggi che ci sono in Italia;
  • Il desiderio delle istituzioni che hanno un qualche ruolo nell’applicazione di una qualsiasi norma che non rinunciano a dire comunque la loro opinione, anche quando non ci sarebbe niente da dire;
  • Una certa ritrosia da parte di tanti funzionari pubblici a sottrarsi all’obbligo della firma per non incorrere in errore o in un abuso che potrebbe avere conseguenze giudiziarie.

Che in Italia ci siano troppe leggi è un fatto assolutamente inconfutabile, basti pensare che nel Belpaese ci sono circa 160.000 norme, di cui 71 mila di emanazione nazionale e 89 mila promulgate dalle Regioni e dagli Enti Locali.

In Francia invece ce ne sono 7 mila, in Germania 5mila e 500, nel Regno Unito appena 3 mila.

Questa proliferazione legislativa ha complicato enormemente il funzionamento della Pubblica Amministrazione con gravi conseguenze anche economiche, soprattutto per le piccole imprese: le procedure amministrative costano al sistema delle imprese 103 miliardi l’anno, di cui 80 sono in capo ad artigiani e PMI.

Ma le troppe leggi, spesso scritte anche male, oltre ad avere un costo per gli imprenditori, alimentano corruzione e concussione e incidono negativamente sulla produttività.

E a proposito di produttività vale ricordare il fatto che sulla base di alcuni studi: la produttività media delle imprese private è maggiore nei territori con un’Amministrazione pubblica più efficiente.

L’insufficienza degli apparati amministrativi ha un impatto negativo superiore per le piccole imprese piuttosto che per le grandi imprese.

Ma dove sono le Amministrazioni pubbliche dove le cose funzionano meglio?

Sono soprattutto al Nord: Trento è la più virtuosa seguita da Trieste, Firenze, Venezia, Gorizia, Parma, ecc. Viceversa le realtà dove invece la Pubblica amministrazione funziona peggio sono: Enna, Palermo, Catania, Trapani, Caltanissetta, Crotone, Vibo Valentia, che occupa in questa particolare graduatoria l’ultimo posto.

Ma vediamo che impatto ha questo dedalo di leggi e leggine su tre mestieri artigiani.

Il primo esempio è quello di un artigiano che opera nel settore alimentare (esempio pizzeria da asporto), ecco, costui non può fare accomodare il cliente in spazi esterni, non può servire le pietanze in piatti di ceramica nè fornire posate in metallo nè tanto meno può servire bibite alla Spina.

Un secondo esempio è rappresentato dagli artigiani installatori e manutentori di impianti. Ecco, per la formazione di queste figure professionali vi sono durate e modalità totalmente differenti in base alla Regione d’Italia in cui si trovano (anche se la materia di studio è la stessa) sia per quanto riguarda i corsi sia per l’aggiornamento della qualifica professionale.

Ultimo caso esemplificativo preso in esame è quello di estetisti e acconciatori, che debbono sottostare ad un percorso professionale che può variare da una Regione all’altra da 3 a 5 anni, con corsi annui che variano da 198 a 1.394 ore.

Quindi, dopo aver compreso i problemi che crea la burocrazia italiana ci chiediamo: Che fare di fronte a questa ennesima vergogna nazionale che mette in ginocchio e scoraggia anche chi è più tenace del tempo?

Lo scopriremo insieme questa sera! Non ci resta che darvi appuntamento alle ore 20.00 con la nostra prima visione trasmessa sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!

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