Crisi di Suez, guerre in Europa e Medio Oriente: le ripercussioni dei conflitti in atto – Così è (se vi pare) #3

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Buonasera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Così è (se vi pare)”

In questo nuovo incontro vi parlerò di una questione che ha danneggiato le attività economiche dell’Italia e di molti paesi del mondo (già particolarmente provate dalla guerra in Ucraina) e determinato un aumento del costo della vita.

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Una questione innescata dall’azione sanguinosa compiuta da Hamas il 7 ottobre scorso contro donne, bambini e cittadini israeliani inermi che, com’era prevedibile, ha provocato una contro-reazione da parte di Israele che sta distruggendo Gaza con conseguenze tragiche, non solo in tutto il Medio Oriente, ma anche nel mondo.

Una guerra, quella tra Israele e Palestina, che, oltre a provocare migliaia di morti tra i civili (in particolare tra donne e bambini palestinesi), ha peggiorato la vita in Cisgiordania e acutizzato i già drammatici rapporti  tra coloni israeliani e popolazioni arabo-palestinesi; poiché i primi vorrebbero altre terre dove espandersi, e  i secondi cercano contemporaneamente di difendere quel poco che hanno.

Una situazione particolarmente allarmante perché, oltre a rendere più difficile il processo di avvicinamento tra i Paesi del Golfo e l’Arabia Saudita con Israele, (caldeggiato da anni dagli Stati Uniti per stabilizzare l’area), hanno fatto crescere di intensità le posizioni anti-occidentali.

E come se non bastasse questi conflitti si sono allargati dal Medio Oriente a tutto il mondo quando il gruppo armato degli Houthi (originario della Yemen, e formato dai seguaci  della dottrina Zaydita, una branca minoritaria dell’Islam che si è auto-definita come “Partigiani di Dio”) è intervenuto nel Mar Rosso e ha così bloccato l’intero commercio tra Est e Ovest. Ciò ha costretto un numero sempre crescente di navi a circumnavigare l’Africa per arrivare in Europa con tempi di percorrenza e tariffe di trasporto notevolmente più alte.

Una situazione quindi particolarmente complessa, che è difficile fermare e che sta già provocando manovre speculative in materia di prezzi, danni ingenti alle attività economiche e un aumento del costo della vita. Inoltre sta già provocando:

  • La riduzione del traffico di navi nel Mar Rosso (che a gennaio è stata del 55 per cento rispetto a dicembre)
  • L’allungamento di 10 giorni dei tempi di percorrenza per arrivare a Suez circumnavigando l’Africa
  • L’aumento dei costi dei container dall’Asia all’Europa del 92 per cento; che sta già colpendo tantissimi settori economici: petrolio, gas, beni elettronici, apparecchi elettrici, prodotti in pelle, macchinari.

L’Italia è particolarmente colpita da questa situazione perché il 40 per cento del commercio avviene via mare tramite Suez.

Ma perché la situazione è particolarmente difficile, e quasi impossibile da fermare?

Essenzialmente perché gli Houthi  colpiscono le navi lanciando missili e utilizzando droni e armi leggere dalle loro basi in Yemen, il che significa che per poterli snidare e combattere occorrerebbe agire con truppe di terra; cosa assolutamente impossibile e irrealizzabile, perché chi decidesse di agire in questo senso si assumerebbero la responsabilità dell’allargamento del conflitto di Gaza.

L’operazione Aspides, di cui l’Italia avrà il comando operativo – e che ci vede impegnati con il cacciatorpediniere Caio Duilio – sarà certamente utile perché porterà le navi europee a difendere dagli attacchi degli Houthi i mercantili che navigano da Hormuz a Suez, ma non è assolutamente risolutiva del problema.

Il transito delle navi ha bisogno di una sicurezza totale che è difficile garantire, perché le azioni offensive degli Houthi sono mobili e difficilmente eliminabili senza un’azione militare di terra.

Cosa che ripeto è inimmaginabile portare avanti perché questi gruppi terroristici (Hamas, Hezbollah, Houthi) sono organizzazioni non statuali anche se appoggiate da strutture statuali riferibili all’ Iran che si limita  a fornire i mezzi necessari per provocare danni e terrore, ma si guarda bene di interviene direttamente.

Ma perché esplodono tanti conflitti, molti difficili da disinnescare? E come si potrebbe agire per tentare di limitarli e favorire un clima di convivenza pacifica tra le nazioni del mondo?

Lo scopriremo insieme questa sera! Non ci resta che darvi appuntamento alle ore 20.00 con la nostra prima visione trasmessa sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!

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