Proteste degli agricoltori: la lotta al Green Deal dilaga dalla dimensione europea a quella locale – L’Intervista

Le nuove politiche ambientali dell'Unione Europea creano una rivolta nel mondo dell'agricoltura. Scopriamo le ragioni di queste proteste, e i differenti modi in cui si esprimono nei vari territori, arrivando alla Sicilia

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La protesta degli agricoltori, partita dalla Germania, dilagata in Francia e in altri paesi europei (anche dell’Est), da qualche giorno è arrivata anche in Italia, con numerosi cortei e concentramenti di trattori, divenuti il simbolo della lotta.

Questa mobilitazione è nata ovunque con l’obiettivo di contestare il Green Deal europeo, ovvero una serie di misure che mirano a rendere la produzione di energia meno dannosa per l’ambiente ed instaurare uno stile di vita più sostenibile.

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Questi provvedimenti, già approvati dall’Unione europea, mirano a ridurre del 55 per cento entro il 2030 le emissioni nette, e ad azzerarle entro il 2050, e hanno un impatto sulla vita degli agricoltori, perché dovranno riconvertire un quarto dei propri terreni coltivati ad agricoltura biologica entro il 2030.

Altra contestazione che accomuna gli agricoltori europei è la proposta di ridurre drasticamente l’uso dei pesticidi. A queste questioni se ne aggiungono altre, a seconda delle nazioni, ad esempio:

  • In Germania la lotta è partita per contestare la decisione del governo tedesco di aumentare le tasse e di ridurre i sussidi agli agricoltori, inclusa la cancellazione di alcuni privilegi fiscali.
  • In Francia chiedono la revoca dei nuovi divieti varati dal governo francese sui pesticidi, la stabilità dei prezzi del gasolio e risarcimenti più veloci per i disastri naturali.
  • In Polonia, Romania, Grecia, Belgio, Spagna il cuore delle proteste si concentra contro l’esportazione dei prodotti agricoli provenienti dall’Ucraina, nonché contro l’aumento dei costi di produzione e la scarsa remunerazione del lavoro degli agricoltori.
  • In Italia, i nostri agricoltori, già stressati dai problemi di alcune calamità naturali: alluvioni e siccità, oltre a contestare le politiche agricole dell’Unione europea ritenute penalizzanti per l’agricoltura italiana chiedono:
    • l’aumento dei sussidi agli agricoltori,
    • la riforma dei prezzi all’ingrosso,
    • lo stop alla carne sintetica e all’utilizzo delle cavallette come cibo,
    • il blocco della realizzazione degli impianti fotovoltaici nei terreni produttivi,
    • la cancellazione dell’aumento delle tasse varato dal governo Meloni, non rinnovando la detassazione dell’ IRPEF.

Alla base di queste proteste, che rischiano di creare un clima incandescente, non ci sono questioni banali, non solo perché alcune richieste rischiano di cozzare con le ragioni degli ambientalisti, ma anche perché la lotta può saldarsi con un certo malessere che serpeggia soprattutto al Sud a causa della cancellazione del reddito di cittadinanza e della mancata proroga del Superbonus.

Ma come evitare un’escalation delle proteste? Quali mosse si potrebbero fare, a livello nazionale ed europeo, per risolvere la situazione?

La risposta a queste, e numerose altre domande, nella puntata di questa sera della rubrica “L’Intervista”.

Non ci resta che darvi appuntamento alle ore 20.00 con la nostra prima visione trasmessa sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!

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