Si è svolto sabato scorso alla casa della cultura di Catania un importante seminario, organizzato dall’Arcidiocesi e promosso dal “Cantiere per Catania”, dall’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro in collaborazione con FPS e Scuola Superiore di Catania, sul governo delle infrastrutture per presentare il rapporto su “Sussidiarietà e governo delle infrastrutture 2022/2023”, redatto da un nutrito gruppo di studiosi specializzati in molteplici discipline.
Monsignor Luigi Renna, Arcivescovo di Catania, nel suo saluto augurale – dopo aver richiamato il valore del dialogo, anche nella costruzione del consenso per realizzare infrastrutture necessarie alla collettività -, ha ringraziato i rappresentanti delle istituzioni locali e regionali “che con la loro presenza, e con la loro partecipazione al confronto, testimoniano di avere a cuore la risoluzione dei problemi che affliggono la città e la Sicilia“.
Il dottor Claudio Sammartino, già Prefetto di Catania, ha coordinato i lavori del seminario, e oltre ad aver sostenuto che le infrastrutture non vanno viste come fine a se stesse, né devono essere considerate terreno di scontro tra diverse fazioni, ha sostenuto che il Sud sconta ancora un deficit significativo che ha allargato il divario con il resto del Paese. Un deficit che va colmato al più presto, perché le infrastrutture rappresentano un volano fondamentale per lo sviluppo del territorio e per la competitività del sistema imprenditoriale.
Alessandro Senn, professore emerito di Economia regionale e insegnante anche di Scenari economici, Economia urbana ed analisi economica delle politiche industriali e territoriali all’Università Bocconi di Milano, nel presentare il Rapporto ha sostenuto che la sussidiarietà va concepita come un metodo di governo e di governance con cui le comunità locali – sia nelle loro componenti amministrative, sia nelle loro componenti private e sociali – e i corpi intermedi dialogano con le amministrazioni centrali e contribuiscono responsabilmente all’infrastrutturazione del Paese, creando così lo sviluppo dei diversi territori.
Inoltre ha aggiunto “che il tema del governo delle infrastrutture coinvolge il principio di sussidiarietà, nella parte in cui richiede di riconoscere e tutelare l’autonomia di scelta delle persone, dei corpi intermedi e delle autonomie locali, ma anche e soprattutto, nella parte in cui definisce il dovere delle comunità più vaste, dello stato e dell’Unione europea di realizzarle, date che le loro caratteristiche impongono una visione che supera i confini dell’agire del singolo e anche delle comunità locali“.
Il professor Senn ha concluso il suo intervento sostenendo che le infrastrutture non vanno concepite come un fine, ma come un mezzo, una condizione per rendere possibili l’erogazione di servizi di mobilità, di approvvigionamento energetico, idrico e digitale alle persone e alle imprese.
Il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, onorevole Gaetano Galvagno nel suo intervento ha mostrato interesse rispetto agli argomenti affrontati nel seminario, ha dichiarato la sua totale disponibilità al dialogo e la volontà di contribuire a risolvere i problemi della infrastrutturazione del territorio. Infine ha auspicato un maggiore coinvolgimento dell’Istituzione da lui rappresentata nei prossimi appuntamenti seminariali.
L’avvocato Enrico Trantino, sindaco della città metropolitana di Catania, dopo aver dato la sua disponibilità al dialogo per la risoluzione dei problemi in materia di infrastrutture ha insistito molto sulla necessità di interrare la stazione ferroviaria di Catania, anche per non vanificare i grandi investimenti che si stanno facendo per ammodernare e velocizzare le linee ferroviarie Messina, Catania, Palermo. Il sindaco in conclusione ha affermato che la partecipazione va considerata un valore imprescindibile, ma alla fine non va dimenticato che comunque occorre decidere.
Agli interventi dei rappresentanti istituzionali sono seguiti i contributi del mondo imprenditoriale, e nello specifico del dottor Francesco Tornatore, cavaliere del lavoro e amministratore unico di N.T.E.T. che ha sede anche in Cina e del dottor Salvatore Leone, direttore del consorzio ortofrutticolo Sicilia. Entrambi hanno insistito sull’importanza delle infrastrutture, sia materiali che immateriali, per movimentare le merci, facilitare la connessione con il mondo e migliorare la competitività delle imprese.
Il professore Alessandro Di Graziano, docente in ingegneria delle infrastrutture e sistemi di trasporto presso l’Università di Catania e Commissario della ZES Sicilia Orientale, oltre ad aver ricordato l’importanza delle infrastrutture anche per migliorare la qualità della vita dei cittadini, l’attrattività e la competitività del territorio, si è soffermato sui risultati conseguiti dalla Zes. A questo proposito ha detto che la Zes Sicilia orientale ha fatto registrare 500 milioni di investimenti, coinvolti oltre 200 investitori e creato oltre 300 nuovi posti di lavoro. Risultati che si sono ottenuti anche grazie alla scelta di collaborare sempre con le istituzioni locali e regionali, e concertando tutte le scelte con tutti i soggetti interessati.
Il professore Francesco Russo, ordinario di Trasporti dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, oltre ad aver insistito e sottolineato il ruolo centrale della ferrovia nella movimentazione delle persone e delle imprese, ha sostenuto che la Sicilia – a suo dire – non potrà beneficiare dei vantaggi dell’alta velocità, perché nonostante i grandi investimenti previsti per il rifacimento della linea ferrata Palermo Catania non è previsto il raddoppio dei binari (quasi tutta la tratta continuerà ad essere a binario unico). Con la conseguenza che a conclusione dei lavori i tempi di percorrenza si ridurranno a 2 ore, che sono comunque più del doppio di quello che impiegano i treni per coprire la stessa distanza in altre parti d’Italia. Il professor Russo, infine, ha presentato alcuni dati che dimostrano la possibilità di ridurre i tempi di percorrenza di alcune tratte, in particolare della tratta Palermo-Catania senza mobiliare grandi investimenti, ma utilizzando determinati treni e agendo sul numero delle fermate.
Particolarmente interessanti le conclusioni del professore Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e Ordinario di Statistica presso l’Università degli Studi di Milano; il quale ha ricordato la centralità commerciale, geografica e culturale che da sempre possiede l’area del mediterraneo – che era stata riconosciuta e individuata dall’epoca di Federico II di Svevia – e ha sostenuto la tesi che in realtà l’Unità d’Italia non ha davvero unificato il paese, ma ha penalizzato il mezzogiorno – perché a quell’epoca l’area del Sud della penisola era anche più sviluppata rispetto al Nord. Infine ha richiamato la necessità di una democrazia reale, che non sia ridotta semplicemente al voto “perché anche i dittatori vengono eletti democraticamente”. “Serve – ha ribadito il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà – applicare sistematicamente il metodo del dialogo fra istituzioni e con i corpi intermedi per evitare decisioni prese dall’alto o scontri continui.