L’allarme sulla presunta mancanza di fondi per la copertura dei servizi sociali a Catania, apparsa sulla stampa lo scorso 4 dicembre, nel 2024 è al centro dell’impegno di Confcooperative Sicilia.
La notizia secondo cui il Comune non disporrebbe delle risorse necessarie per garantire lo svolgimento delle attività rivolte a chi beneficia di servizi sociali ha comprensibilmente destato forti preoccupazioni da parte dei tantissimi utenti, ma anche delle tante cooperative, che erogano servizi socio-assistenziali in nome e per conto dell’Amministrazione comunale.
Confcooperative Sicilia, attraverso la sede territoriale di Catania con Luciano Ventura, nella qualità di Responsabile d’Area, si è subito messa al lavoro per ricostruire innanzitutto l’esatto quadro delle situazione cercando di ipotizzare una sua eventuale evoluzione. L’effetto domino, che ne seguirebbe, è tutt’altro che auspicabile e certamente non sarebbe gradito a nessuno, a partire dai vertici dell’amministrazione catanese.
Le indiscrezioni che trapelano – nonostante non si tratti ancora di nulla di ufficiale- parlano di un lavoro frenetico, in corso proprio in queste ore da parte degli uffici per chiudere la falla e arrivare alla copertura del fabbisogno minimo.
La prossima settimana è previsto un incontro con le cooperative interessate nella sede catanese di Confcooperative Sicilia, per avere contezza della situazione e decidere il da farsi. Giova ricordare che secondo le ultime notizie, Catania si appresterebbe ad uscire dallo stato di dissesto finanziario, avendo ripianato in anticipo il disavanzo rispetto alla scadenza naturale.
“La speranza è che prima del nostro incontro possano già arrivare notizie positive -commenta Ventura. Occorre, però, fin da adesso sottolineare – prosegue il segretario generale di Confcooperative Sicilia – anche un aspetto noto a tutti e cioè che, quando il Comune parla di “fabbisogno”, guarda a cifre che sono ancora distanti dalle necessità reali sia come quantità, a fronte del disagio esistente, che come valore unitario. Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che le tariffe applicate raramente tengono conto del costo del lavoro, sopportato dalle cooperative sociali coinvolte. La somma a cui il Comune intende arrivare, ritenendo di poter garantire i servizi, stimiamo sia del 15 per cento inferiore rispetto a quanto servirebbe. Per questa ragione è opportuno che in questa fase di ricerca di fondi da utilizzare per i servizi sociali si aumenti l’importo. Al costo del lavoro, soprattutto in alcuni comparti, come ad esempio quello dei servizi scolastici, deve corrispondere un ricavo giusto ed adeguato”.
Fin qui, la questione contingente. Ventura si sposta poi su una questione di metodo, sempre valida.
“A nostro avviso bisogna aumentare la capacità –spiega il segretario generale di Confcooperative Sicilia – di guardare ad un quadro di insieme, unico, costituito da un lato da una mappa del disagio reale e dall’altro le disponibilità del bilancio comunale, insieme a tutte le opportunità finanziarie regionali, nazionali ed europee. Abbiamo bisogno di un vero Sistema di Welfare, in cui si lavori con una visione quanto più ampia possibile, grazie alla quale programmare, per quanto possibile, l’uso di ogni risorsa disponibile. Ma questo risultato, di cui tutte le parti si avvantaggerebbero, non può essere raggiunto senza il coinvolgimento degli attori che operano nel settore. Come Organizzazione, rappresentiamo anche in Sicilia centinaia di cooperative sociali e siamo da sempre disponibili a dare il nostro contributo intellettuale e di esperienza maturata sul campo, mantenendo da sempre un atteggiamento costruttivo e dialogante. Ciò contribuirebbe ad evitare corse contro il tempo, allarmi e ipotesi di improvvisi “stop” ai servizi destinati alle fasce più deboli della popolazione”.