Merito del progetto “Etna Saffron Innovation” e del recupero delle biomasse di scarto
Sabato 2 dicembre workshop e open day:
“L’obiettivo è migliorare le prestazioni economiche delle aziende agricole”
CATANIA – Da spezia pregiata a ingrediente innovativo per la cosmesi e la nutraceutica, grazie al recupero delle biomasse di scarto.
Lo zafferano coltivato a Catania prova a spiccare il volo grazie ad “Etna Saffron Innovation”, un progetto nato in Sicilia orientale che vuole ottimizzare la coltivazione del prezioso fiore color cremisi nella zona etnea, anche attraverso pratiche di micropropagazione delle varietà che meglio si adattano al territorio. Tra gli obiettivi c’è anche quello di offrire nuovi modelli di business alle aziende agricole produttrici.
Il mercato internazionale ha già avviato lo zafferano verso un proficuo utilizzo in ambito farmaceutico, nutraceutico e cosmetico (oltre al tradizionale uso alimentare), e proprio per questo i preziosi stimmi potrebbero rappresentare una reale opportunità di crescita e di reddito per le aziende agricole etnee.
Già a gennaio è prevista la comunicazione dei risultati di “Etna Saffron Innovation” che nel 2024 si avvierà a conclusione, mentre sabato 2 dicembre alle 15,30, si terrà un workshop tecnico scientifico nella sede di Confcooperative di corso Sicilia 24 a Catania, alla quale parteciperanno Gaetano Mancini, presidente di Confcooperative Sicilia, Ignazio Puglisi, presidente del Gal Terre dell’Etna e dell’Alcantara, Salvatore Lamacchiadi Biocampi, azienda capofila del progetto, Umberto Anastasi e Concetta Scepi, docenti UNICT del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente che interverranno su “Performance produttiva e qualità del prodotto dello zafferano coltivato nell’areale etneo”.
Alle ore 18 seguirà un open day nella sede di “Scialari” in via Ronchi 2 a Catania, con interventi di Giulia Tudisco per “Marricrio” e di Salvatore Lamacchia, e una degustazione finale di risotto allo zafferano. L’evento è prenotabile entro il 30 novembre alla mail: info@scialari.com o chiamando allo 093789677.
In particolare, il progetto “Etna Saffron Innovation” è promosso da sei partner: capofila è la società “Biocampi” che dal 2016 coltiva in pieno campo zafferano e bacche di Goji, con la partecipazione di tre aziende agricole (“Ligulaglossa”, “Orlando” e “Cavallaro”), dell’Università degli studi di Catania – Dipartimento Agricoltura Alimentazione e Ambiente e di “Marricrio”, cooperativa sociale.
Spiegano i responsabili del progetto: “EtnaSaffronInnovation introduce nuove applicazioni per un prodotto tradizionale come lo zafferano in settori diversi da quello alimentare, tradizionalmente presente e presidiato in Sicilia e in Italia. Queste applicazioni sono in grado di migliorare le prestazioni economiche delle aziende agricole con un elevatissimo grado di sostenibilità ambientale. La coltivazione del “Crocus” non richiederà molte cure agronomiche, né trattamenti chimici (è prevista la coltivazione con sistema bio) e riesce a sfruttare aree poco accessibili e scoscese”.
Il progetto “Etna Saffron Innovation” prevede dunque che la produzione dello zafferano avvenga senza la necessità di costosi ed inquinanti impianti di trattamento, e promuove la nascita di imprese innovative. Il recupero delle biomasse attualmente di risulta, in particolare il fiore, per l’estrazione delle molecole bioattive finalizzata a nuove applicazioni, consente di valorizzare in direzione innovativa la produzione.
comunicato stampa