Qualità della vita, Sicilia fanalino di coda in Italia e in UE: ecco i dettagli del report dell’Istat

In Sicilia è allarme sui livelli di benessere della popolazione: la nostra regione risulta tra le ultime negli ambiti dell’Innovazione, del benessere economico e del bilanciamento tra vita sociale e lavoro. Ecco cosa è emerso dalla nuova rivisitazione del report BesT (Benessere equo e sostenibile dei Territori) recentemente pubblicata dell’ISTAT

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Al 2023 la Sicilia è ufficialmente la regione italiana dove si sta peggio. E a salvarci non bastano le nostre bellezze ambientali, paesaggistiche ed enogastronomiche, o il modo in cui possiamo venire rappresentati attraverso la percezione e il senso comune: a parlare sono i numeri. Nello specifico gli indicatori individuati dall’Istat – da quest’anno ancora più numerosi, in grado di coprire fino a 70 aspetti della vita dei cittadini – per avere un’idea precisa e quantificabile di come cambi la “quality of life” nei diversi territori del nostro paese. E’ sulla base di questi dati che nasce il report BesT, che classifica le province italiane in cinque classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medioalta e alta). Ecco, più della metà delle provincie siciliane (esattamente il 53,7 per cento del totale) possiede valori che ricadono nei due livelli meno favorevoli (basso e medio basso), a fronte di un corrispettivo pari al 47,1 per cento per il Mezzogiorno e al 33,9 per cento per l’Italia. In sostanza la nostra regione è quella che fa peggio, rispetto alle altre regioni del Sud e all’Intero paese. Ma “peggio” rispetto a cosa? Queste statistiche possono sembrare “fredde” modalità di calcolo, ma in realtà rappresentano davvero aspetti concreti della vita delle persone: “Lavoro e conciliazione dei tempi di vita”, “Istruzione e formazione”, “Sanità” e “Benessere economico”, tutti attestati a livelli davvero negativi nella nostra regione. E se il confronto a livello nazionale è critico, rispetto all’Europa assume proporzioni ancora più gravi. Andiamo nel dettaglio a scoprire quali siano le debolezze e i pochi, ma fortunatamente presenti, punti di forza della nostra regione e delle varie provincie messi in luce dallo studio elaborato dagli esperti dell’Istituto italiano di statistica.

La situazione Italiana: ancora una netta divisione a metà

Osservando il quadro della situazione nazionale si può avere un’ulteriore riconferma del famigerato “divario territoriale” esistente tra le zone settentrionali e meridionali del nostro paese – nominato spesso e volentieri da diversi politici, ma evidentemente non ancora risolto da nessuno di loro. Infatti dallo studio Istat è emerso che i posizionamenti delle province del Nord e del Centro nelle due classi di miglior benessere sono molto più frequenti rispetto a quanto avviene per il Mezzogiorno. Nel dettaglio le province del Nord ricadono nelle classi “alte” e “medio-alte” della qualità della vita nel 52,8 per cento dei casi e quelle del Centro nel 48,7, a fronte del 26,4 per cento complessivo del Sud e delle Isole. All’opposto, le province meridionali si collocano nelle classi bassa o medio-bassa nel 47,1 per cento dei casi, quelle del Nord e del Centro in poco meno del 27 per cento. Ecco un’immagine esemplificativa della situazione, che genera cinque diverse “italie” suddivise in base alle cinque fasce di benessere – verde la migliore, rossa la peggiore, e in mezzo le varie gradazioni. Anche a colpo d’occhio notiamo come la Sicilia e il Mezzogiorno abbiano le tinte più “fosche”, mentre invece le regioni centro-settentrionali siano colorate molto più spesso di un “rassicurante” verde pastello.

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Il dettaglio in Sicilia: i servizi più efficienti e quelli da migliorare

Le varie provincie siciliane hanno una distribuzione degli indicatori “positivi” (collocati nella fascia di benessere alta, medio alta) pari al 26,1 per cento, in linea con i valori medi del Mezzogiorno (26,4 per cento), ma considerevolmente inferiore a quella della media nazionale (42,7 per cento). Ma, come abbiamo detto, questi indicatori corrispondono a degli aspetti concreti della vita delle persone. Con questo grafico vediamo nel dettaglio a quali, in quali di questi andiamo meglio, e dove.

I domini Sicurezza e Politica e Istituzioni sono i due settori in cui la Sicilia va meglio, con quote pari rispettivamente al 33,3 per cento e 20,5 per cento di posizionamenti nella classe alta e al 25,9 e 38,6 per cento in quella medio-alta. Note positive anche per l’ambito “Ambiente”, nel quale le province siciliane riportano discreti risultati, con il 36,5 per cento delle misure nelle classi alta e medio-alta insieme, a fronte di un 39,4 per cento di posizionamenti nelle due classi di coda. Per contro, tutti gli altri domini presentano livelli di benessere decisamente bassi. Nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita nessun indicatore ricade nelle classi alta e medio-alta, a fronte della metà che si colloca nella classe bassa (considerando anche la medio-bassa si raggiunge il 75,9 per cento). Nel dominio Innovazione, ricerca e creatività il 94,4 per cento delle misure colloca le province siciliane nelle due ultime classi . Nel dominio Benessere economico il 75,0 per cento degli indicatori è nelle due classi di coda. Entrando nello specifico delle varie provincie possiamo dire che nell’ultimo anno i livelli di benessere relativo più elevati si osservano a Messina (28,8 per cento degli indicatori nelle classi di benessere relativo alta e medio-alta), Ragusa e Enna (27,9 e 27,8 per cento). Le province più svantaggiate sono Siracusa e Agrigento, che nell’ultimo anno si trovano nelle due classi di coda della distribuzione nazionale per il 61,7 per cento e per il 60,6 degli indicatori. I maggiori squilibri si osservano nei profili della provincia di Caltanissetta, che presenta la più alta percentuale di indicatori nelle due classi estreme. Infine uno “squilibrio” positivo si ha a Palermo, nel settore dell’Innovazione che, nonostante abbia risultati pessimi a livello regionale, nella provincia del Capoluogo si inserisce invece in testa alla distribuzione nazionale per quota di addetti nelle unità locali delle imprese culturali e creative.

L’impietoso confronto della nostra regione con l’UE

La Sicilia si colloca ultima tra le regioni europee per due dei nove indicatori BesT disponibili per il confronto:
Giovani che non lavorano e non studiano nel dominio Istruzione e Formazione (228°posto su 228 regioni, anno 2022);
Tasso di occupazione (20 – 64 anni) nel dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (234° posto su 234 regioni per cui il dato è disponibile, anno 2022).

Ad eccezione dei Rifiuti urbani prodotti nel dominio Ambiente (66° posto su 139 regioni) e della Speranza di vita alla nascita nel dominio Salute (109° posto su 234 regioni) i restanti indicatori nei domini Salute, Istruzione e formazione, Politica e istituzioni e Innovazione, ricerca e innovatività si mantengono su livelli decisamente inferiori alla media Ue27.

 

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