Una città più sicura e più vivibile. E’ la visione di Catania emersa dall’incontro in cui l’Ordine degli Ingegneri, Ance Catania, il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura di UniCt hanno costruito durante un incontro nella sede dell’Ordine professionale. Al centro della tavola rotonda, temi intorno ai quali lo sviluppo può ruotare:Innovazione, fondi del PNRR, pianificazione e programmazione.
«Sono tre gli elementi fondamentali per una positiva trasformazione di Catania: la messa in sicurezza, la salvaguardia del patrimonio storico-culturale e la rigenerazione – ha esordito il presidente dell’Ordine Mauro Scaccianoce – aspetti che abbiamo messo in risalto nei numerosi appuntamenti in programma in questo lungo anno e durante il Congresso Nazionale di categoria, tenutosi proprio nella nostra città dopo oltre 50 anni. Occorre cambiare approccio, avendo chiara l’idea della città sostenibile immaginata, procedendo prima con la sua pianificazione e solo successivamente con la programmazione degli interventi. Tutto questo ci riporta all’antica questione più che mai attuale della definizione del PUG, senza dimenticare la messa in sicurezza della città, consentendo anche le demolizioni di edifici senza pregio del centro storico e delineando anche nuove vie di fuga. Occorre mettere a sistema un virtuoso processo tale per cui la politica si assuma la responsabilità delle decisioni, come pare stia facendo, senza dimenticare di ascoltare i professionisti quali attori indispensabili del processo».
Allo stesso tavolo professionisti, tecnici, costruttori ed esperti in materia. Tra questi anche i Costruttori, «con un approccio nuovo rispetto all’edilizia e agli spazi urbani – specifica il vicepresidente ed esperto in urbanistica di Ance Catania Salvatore Messina, intervenuto anche alla tavola rotonda – poniamo particolare attenzione agli edifici green, alla riduzione del consumo del suolo e agli interventi nel centro storico. Oggi, la città dispone di competenze, idee e fondi: è il momento di passare ai fatti, evitare la cristallizzazione del centro storico e la zonizzazione, guardando anche a modelli differenti». A caratterizzare l’incontro è stata l’interdisciplinarietà, considerata dal vicedirettore del DICAr Gianluca Cicala «elemento imprescindibile per la trasformazione del territorio, in quanto consente l’arricchimento professionale e umano, dando vita a una processo di crescita collettiva».
Coerenza funzionale, nuova pianificazione, adattamento al cambiamento climatico e sociale e strutture resilienti alle calamità naturali sono stati i punti nevralgici delle relazioni di Alessandro Flora (professore dell’Università Federico II di Napoli), di Vincenzo Sapienza (Università di Catania) e Riccardo Privitera (Università di Catania). Attraverso esempi pratici del passato e del presente numerosi gli spunti di riflessione, argomentati nel corso della tavola rotonda, moderata dalla professoressa Maria Rossella Massimino. Dalla messa in sicurezza attraverso specifiche soluzioni tecniche per «analizzare lo stato di salute degli edifici e il loro processo di invecchiamento, valutando le modalità di intervento» – sottolineata dal professore di UniCT Bruno Andò – al ruolo delle istituzioni. Presenti il direttore della Direzione Urbanistica di Catania Biagio Bisignani, il direttore delle Politiche comunitarie Fondi Strutturali del Comune etneo Fabio Finocchiaro e il capo del Genio Civile di Catania Gaetano Laudani. Interventi che sottolineano l’importanza di «gestire le risorse – con ripercussioni positive su attrattività, ambiente, sviluppo economico e sociale – coinvolgendo gli stakeholder del territorio: dall’università ai professionisti, dalla soprintendenza alle associazioni territoriali. Un modo operativo in cui la fase progettuale e di pianificazione – affidata a chi possiede le dovute competenze – coniugherebbe la componente tecnica agli interessi sociali e collettivi».
Tra i presenti, chiamato a intervenire, anche il segretario dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori etnei Giuseppe Messina: «Nel momento in cui si parla di pianificazione e programmazione occorre avere una visione comune – istituzioni, professionisti, cittadini – della direzione in cui si voglia andare. Nel processo evolutivo del nostro territorio non si può fare a meno di parlare di messa in sicurezza, rigenerazione e valorizzazione dei beni storici e culturali. Così come non si può pensare che il centro storico sia intoccabile, ma bisogna ragionare su cosa possa e debba essere conservato, rigenerato o sostituito. Consapevoli dell’importanza della sinergia delle competenze e della specificità di quelle della nostra categoria – che non possono essere lasciate in secondo piano – dobbiamo essere coinvolti quale parte attiva in grado di garantire qualità del progetto, sicurezza, bellezza e valorizzazione nell’ottica di una concreta visione futura».