Prorogata fino a domenica 7 gennaio 2024 la mostra “Ferdinando Scianna,Ti ricordo Sicilia”, allestita nelle sale monumentali del Castello Ursino di Catania.
Curata da Paola Bergna e Alberto Bianda, art director, promossa e prodotta dal Comune di Catania e Civita Sicilia, presenta una selezione di oltre 80 fotografie stampate in diversi formati che attraversa l’intera carriera del grande fotografo siciliano e si sviluppa lungo un articolato percorso narrativo, costruito su diversi capitoli e varie modalità di allestimento in bianco e nero per evidenziare lo stretto legame che lo unisce alla sua terra d’origine. Ti ricordo, Sicilia, è un vero e proprio viaggio che permette al visitatore, attraverso soggetti, immagini, luoghi, riti, festività e usanze, di conoscere ed esplorare la terra tanto cara al fotografo.
Il percorso espositivo inizia con un omaggio alla sua città natia, Bagheria, poi gli scatti dedicati a modella olandese Marpessa Hennink con la quale Scianna ebbe uno straordinario sodalizio, riprendendola in atmosfere mediterranee cariche di un fascino misterioso e sensuale in continuo equilibrio fra realtà e finzione, arcaismo e modernità diventando una delle muse dell’artista.
Ferdinando Scianna è tra i grandi maestri della fotografia non solo italiana. Primo fotografo italiano a far parte, dall’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, della prestigiosa agenzia Magnum, ebbe numerosi legami con personalità del mondo dell’arte e della cultura che segnarono la sua carriera; tra questi Leonardo Sciascia, a cui è dedicato un intero capitolo di mostra e al quale Ferdinando Scianna fu legato da una stretta amicizia. Erano amici, lo sono stati per oltre venticinque anni. Per Scianna, Sciascia è stato un “padre”, un mentore, un maestro. I due furono amici per tutta la vita come testimoniano più di un migliaio di fotografie, per lo più inedite, scattate nelle estati a Racalmuto e nei numerosi viaggi insieme.
Lo scrittore rimase colpito dagli scatti in bianco e nero del giovane fotografo visitando la sua prima mostra fotografica al Circolo della cultura di Bagheria, quando Ferdinando aveva solo 20 anni. Ferdinando non c’era ma Sciascia lasciò per lui un generoso messaggio di stima e per questo motivo decise di andarlo a trovare nella sua casa a Racalmuto: fu un colpo di fulmine, “a vent’anni avevo trovato la persona chiave nella mia vita”. Da questo incontro nacque la loro prima collaborazione: “Feste religiose in Sicilia” (1965) con foto di Scianna e testi dello scrittore. Con questo volume, che fu un caso politico e letterario in Italia, Ferdinando vinse il Premio Nadar nel 1966.
Sciascia e Scianna lavorarono insieme a diverse altre pubblicazioni come “Les Siciliens” (1977), “La villa dei mostri” (1977), “Ore di Spagna” (1988).
Quello con lo scrittore di Racalmuto fu un rapporto fondamentale nella vita di Ferdinando Scianna che scrive: “l’amicizia è come uno scambio delle chiavi delle rispettive cittadelle individuali, è l’acquisizione del reciproco diritto di utilizzare ciascuno dell’altro, gli occhi, la mente, il cuore”. “Finché non mi ha fatto l’offesa terribile di morire, è rimasto il mio angelo paterno”
Una piccola parte di queste foto sono diventate un libro: “Scianna fotografa Sciascia” (1989) che lo scrittore riuscì a vedere poco prima di morire.
Ferdinando Scianna ha iniziato ad appassionarsi al linguaggio fotografico negli anni Sessanta, raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua regione d’origine, la Sicilia.
Il suo lungo percorso artistico si snoda attraverso varie tematiche – l’attualità, la guerra, il viaggio, la religiosità popolare – tutte legate da un unico filo conduttore: la costante ricerca di una forma nel caos della vita. In oltre 60 anni di racconti non mancano di certo le suggestioni: da Bagheria alle Ande boliviane, dalle feste religiose – esordio della sua carriera – all’esperienza nel mondo della moda. Poi i reportages, i paesaggi, le sue ossessioni tematiche come gli specchi, gli animali, le cose.
Del suo lavoro Ferdinando Scianna scrive: “come fotografo mi considero un reporter. Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire ad essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo”
L’esposizione ha un allestimento e una selezione di immagini studiata appositamente per la sede di Castello Ursino, con contributi video e grafici, per celebrare il rapporto tra il territorio ed il grande fotografo siciliano.
Ferdinando Scianna, prorogata fino al 7 gennaio la mostra Ti Ricordo Sicilia
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