Torna nelle sedi della giustizia amministrativa la vicenda che vede coinvolta l’azienda che gestisce la discarica Oikos Spa, di Contrada Valanghe d’Inverno e, dall’altro lato, i Comitati No Discarica Misterbianco e Motta Sant’Anastasia.
I due gruppi annunciano che “con ogni mezzo legale dopo ben due vittorie al Tar CT e al CGA di PA, con ogni campagna di mobilitazione creativa e popolare, come abbiamo sempre dimostrato in questi anni di lotta, non faremo dimenticare le ragioni specifiche (distanza/corruttela) e di tutela generale della salute che ci hanno assistito finora. Continueremo ad essere vigili e pro-attivi, continueremo a vincere in ogni sede opportuna”.
Il riferimento è al ricorso dell’azienda per revocazione contro l’ultima sentenza del CGA, “addirittura-protestano i comitati- agitando la messa in strada delle famiglie che lavorano a causa della perdita dell’opportunità di continuare ad abbancare ancora altre tonnellate di rifiuti. Solidali con i lavoratori che saranno comunque riconvertiti alla bonifica post mortem cui è tenuta la Oikos, i Comitati No Discarica prendono atto dell’ultima ordinanza n.350/2023 emessa lo scorso 26 ottobre dal Tar PA, a seguito della richiesta di sospensione cautelare formulata all’udienza del 12 ottobre in cui l’Oikos ha offerto una fideiussione di 1 milione di euro pur di non rendere definitiva la chiusura della discarica, sospensiva che è stata accolta nell’attesa della decisione sul ricorso per revocazione ancora pendente nel merito”.
Toni, insomma, che restano duri. I comitati aggiungono ricordando che
“naturalmente per l’azienda il recupero del milione di fideiussione avverrà nell’abbancamento autorizzato sin dai primi 13mila mc a 79 euro a tn (1.027.000) in pochi gg di riapertura d’esercizio, riapertura per il residuo utilizzo per sotterrarne altri 240.000 mc”.
I gruppi di Motta Sant’Anastasia e Misterbianco si chiedono “per quale squadra tifi la Regione Siciliana”, rispetto alla vicenda che riguarda la discarica Oikos, Regione che, “oltre ad aver autorizzato illegittimamente negli anni, pare che voglia pure far saltare il limite dei tre KM per l’insediamento degli impianti per smaltimento rifiuti lontani dai centri abitati, proprio una delle ragioni essenziali della vittoria in tribunale, un altro regalo ai privati “prenditori” quando, semmai, occorrerebbe riportarlo a 5 km, quel limite, come quando nacque la legge regionale n. 9/2010 (art. 17)”.
Poi, nuovamente, l’annuncio della volontà di proseguire in maniera sempre più determinata la battaglia “per la salute”
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