Inquinamento atmosferico: obiettivi UE e OMS sempre più inverosimili, salute ancora a rischio, anche a Catania

In Italia siamo talmente lenti nel ridurre l’inquinamento atmosferico che mantenendo questo ritmo molti importanti capoluoghi italiani - come Torino, Palermo, Roma, Treviso - impiegherebbero più di trent’anni per adeguarsi agli standard europei! Ecco il quadro della situazione.

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In Italia l’inquinamento atmosferico è ancora a livelli critici ed il raggiungimento degli obiettivi imposti dall’UE per il 2030 sembra sempre meno credibile, ogni giorno che passa. Infatti, stando a quanto emerso dal report “Mal’aria di città 2023” redatto da Legambiente, meno di un quarto del totale delle città monitorate rispetta, allo stato attuale, i canoni imposti dall’UE per i tassi di concentrazione degli agenti inquinanti (e pericolosi) presenti nell’aria. Criteri europei che, tra l’altro, sono comunque impostati al rialzo rispetto alle stime ritenute accettabili per la salute umana dall’OMS, l’organizzazione mondiale della sanità. Quindi, anche se si è effettivamente registrata, a livello nazionale, una riduzione dei particellati pericolosi – nello specifico gli esperti di Legambiente rilevano un -2/-3 per cento su base annua – ciò potrebbe comunque non bastare, nè per “far felice” l’UE, né tantomeno per gridare ad uno “scampato pericolo” dal punto di vista della salute. Per essere ancora più immediati, in Italia siamo talmente lenti nel ridurre l’inquinamento atmosferico che mantenendo questo ritmo molti importanti capoluoghi italiani – come Torino, Palermo, Roma, Treviso – impiegherebbero più di trent’anni per adeguarsi agli standard europei! Altro che 2030! E la situazione non è delle più rosee anche nella nostra città, Catania. Il report di Legambiente infatti individua il capoluogo etneo come uno dei centri abitati italiani con i più alti livelli di biossido di azoto NO2, e uno dei pochi esempi nei quali i livelli di particolato PM10 piuttosto che diminuire, aumenta (del +2 per cento in media rispetto al decennio 2011-2021). E a fronte di una diffusione così ampia di questi agenti inquinanti, restano consistenti anche i rischi per la salute. E’ stato infatti ampiamente dimostrato, anche da un recente studio condotto dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), come i principali agenti inquinanti dell’aria – rispettivamente indicati con le sigle PM10, PM2.5 per il particolato, ed NO2 per la molecola contenente azoto – siano correlati all’insorgere di diverse patologie respiratorie anche gravi, su tutte: asma, inibizione delle capacità polmonari e l’acuirsi di fenomeni allergici. L’Aea stima inoltre come nel solo anno 2020, nell’Unione Europea quasi di 250.000 morti siano attribuibili al superamento dei valori di PM2,5 raccomandati dall’OMS, e che il 96 per cento della popolazione europea sia esposta a valori superiori a tali soglie. Un ultimo tragico dato arriva sempre dall’Aea: su tutto il “vecchio continente” almeno 1.200 minori ogni anno muoiono proprio a causa dell’inquinamento dell’aria.

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