“La Cooperazione come strumento dell’Enoturismo nel territorio: percorsi esperienziali dalle Contrade alle Ferrovie del Vino”.
Il tema è vasto e particolarmente interessante e sarà sviscerato sabato 23 settembre nell’ambito della Festa della Vendemmia di Pachino, su cui l’associazione Vivi Vinum Pachino, con il patrocinio della Bcc di Pachino punta come occasione per promuovere il vino e tutto quello che ruota intorno alla sua produzione in una comunità.
Confcooperative Sicilia ci sarà, con una delegazione guidata dal segretario generale Luciano Ventura, e offrirà spunti importanti attraverso gli interventi del consigliere delegato del Centro Turistico Cooperativo, Matteo Dispensa e del responsabile per FedAgriPesca per il Settore Vitivinicolo, Stefano Sequino.
Sequino fornisce alcuni numeri che danno la misura della stretta correlazione tra vino e cooperazione.
“In questo settore – spiega il responsabile di Confcooperative FedAgriPesca – le cooperative fatturano quasi cinque miliardi di euro in Italia, con un valore della produzione che incide per circa il 40 per cento sul totale. Dal punto di vista della quantità, il vino cooperativo ammonta a circa il 58 per cento della produzione totale, come dire che sei bottiglie su dieci sono prodotte da cooperative, con un fatturato aggregato derivante dall’export pari a oltre 2 miliardi di euro.
Le cooperative, del resto – fa notare Sequino – hanno un ruolo sociale importante e sono circa 9 mila gli addetti occupati dalle cooperative, mentre più di 110 mila viticoltori conferiscono le loro uve alle cooperative vitivinicole italiane.
“La cooperativa aggrega e consente ai piccoli produttori di restare sul mercato e di poter essere competitivi – prosegue Stefano Sequino – incoraggia un percorso di efficienza tecnica e di innovazione e, mediante l’applicazione di economie di scala, consente di ridurre i costi per ottenere una massa critica ed un volume tale da consentire ai piccoli di affrontare i mercati”. Il modello cooperativo consente di coniugare mutualità, responsabilità sociale, reddito per i soci e valore per un territorio attraverso produzioni di qualità. E proprio in riferimento alla qualità, la disponibilità di un ampio vigneto consente di poter selezionare le migliori uve ottenute nei migliori territori. Non è un caso se sempre più spesso tra i vini premiati figurano vini cooperativi.
Fin qui, il prodotto vino, che si lega perfettamente, con prospettive future tutte da sviluppare, al prodotto territorio.
Matteo Dispenza entra nel cuore dell’idea e con la sua relazione è pronto a “fornire spunti nuovi, partendo dai pacchetti di esperienze cooperative che hanno prodotto i risultati più significativi, mostrando le migliori pratiche di cooperative del settore vitivinicolo, perché altri possano metterle in pratica anche in territori differenti, ad esempio in Sicilia. Questa, del resto – spiega Dispenza – è un’impostazione propria del mondo della cooperazione, che non è di certo un mondo aziendale chiuso. Ha, al contrario, lo scopo di lavorare insieme, diffondere ciò che è buono, per avvantaggiarsene tutti”. La marcia in più delle cooperative di vino, per un loro impegno in ambito turistico, è data dal fatto che “sono molto radicate nel territorio, per questo possono rivestire un ruolo chiave anche sposando l’ambito turistico”. Ci sono esempi concreti, non solo italiani, che possono essere ricalcati, come l’offerta di pernottamenti, che in genere determinano anche un aumento delle vendite in loco.
“Cruciale l’aspetto prezzo dei vini siciliani – aggiunge Dispenza – Dal punto di vista qualitativo il vino siciliano è superiore a tanti vini blasonati, che costano, però molto di più. Con il marketing territoriale, anche il settore vinicolo può arrivare ad applicare prezzi adeguati”.
Promuovere il prodotto territorio insieme al prodotto vino può essere dunque la scelta vincente.