Una lettera ed una proposta.
La lettera è quella dei familiari di Giuseppe Lenoci, il giovane deceduto durante il periodo di attività di alternanza scuola-lavoro; la proposta parte dal Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani, che richiama l’attenzione dell’opinione pubblica su un tema in cui, secondo i docenti, serve subito un intervento normativo. Il tema ovviamente è soprattutto quello della sicurezza sui luoghi di lavoro, nel dettaglio durante il cosiddetto Pcto. La richiesta riguarda anche maggiori controlli da garantire durante l’esperienza pratica dei giovani nelle aziende.
“Riteniamo determinante-tuona il Coordinamento dei docenti- che le scuole valutino attentamente le caratteristiche delle imprese presenti nel territorio di riferimento, per garantire la massima serenità alle famiglie. Attualmente i troppi incidenti registrati durante gli ultimi anni rischiano di inficiare gravemente l’attendibilità di tale programma. Invitiamo il Ministro dell’Istruzione e del Merito,Giuseppe Valditara, ad ascoltare le proposte provenienti dal mondo della scuola e da parte delle famiglie funzionali a incidere positivamente sui “Percorsi per lo sviluppo delle Competenze Trasversali e per l’Orientamento”.
Il CNDDU propone di istituire un gruppo di lavoro nazionale presso il Ministero dell’Istruzione per curare con gli enti periferici le serie criticità rilevate.
Toccante la lettera di Angela Lenoci, zia del giovane Giuseppe, morto a soli 16 anni a causa di un incidente stradale, mentre partecipava, a febbraio 2022, nelle Marche, ad un progetto di alternanza scuola- lavoro. Questo il testo integrale:
“Gentile Presidente,
Le scrivo a cuore aperto. Sono Angela Lenoci, zia del giovane Giuseppe Lenoci, lo studente morto a 16 anni in un incidente stradale mentre stava partecipando a un progetto di alternanza scuola-lavoro, a febbraio del 2022, nelle Marche.
La tragica vicenda è sfociata in una indagine penale il cui sviluppo più recente è l’iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Ancona, riguardante il titolare della ditta di termoidraulica presso cui il nostro adorato Giuseppe svolgeva lo stage. Per l’imprenditore l’accusa è omicidio colposo. Il suo nome si aggiunge all’altro indagato, vale a dire il conducente del furgone, al quale si contesta l’omicidio stradale.
La nostra famiglia è grata al magistrato inquirente per l’impegno profuso nell’accertare le responsabilità dell’accaduto, non solo per il nostro legittimo desiderio di verità ma perché l’attenzione della Legge verso il dramma di Giuseppe deve servire a evitare che simili fatti si ripetano, e in particolare a sollecitare il Parlamento a riformare con scrupolo l’istituto dell’alternanza scuola-lavoro.
In questa ottica – che, mi creda, rifugge decisamente da ansie giustizialiste né tanto meno forcaiole -, attraverso la Sua autorevole testata giornalistica, noi familiari di Giuseppe chiediamo agli organi inquirenti di fare piena luce anche sulle altre figure aziendali che avevano preso in carico lo studente mio nipote e che eventualmente avallarono o autorizzarono la sua trasferta su un cantiere a 120 chilometri dalla stessa sede aziendale. La mia famiglia e io, infatti, non riusciamo ancora a capire la necessità imprescindibile della trasferta per un minorenne che non era un apprendista né il classico “ragazzo di bottega” ma uno studente coinvolto in una esperienza sostanzialmente di pre-pre-orientamento professionale. Con stima
Angela Lenoci”