Rimane il dolore, lo sgomento, la rabbia, l’incredulità ma, con il senno di poi, anche tante riflessioni che purtroppo adesso non cambiano le cose.
A Marsala la notizia dell’omicidio di Marisa Leo Iottava continua a non dar pace a chi la conosceva, personalmente o per l’attività imprenditoriale che la vedeva impegnata nel settore del vino.
Marisa Leo aveva 39 anni e una figlia piccola, quattro anni. Era componente dell’associazione «donne del vino», nata dopo un femminicidio.
Tante domande restano senza risposta. La donna aveva denunciato l’uomo che l’ha uccisa, Angelo Reina, suo ex compagno, per due volte, poi aveva ritirato la querela.
Agghiacciante quanto accaduto mercoledì sera, quando l’uomo ha prima ucciso a fucilate Marisa e si è poi tolto la vita in una piazzola dell’autostrada, nei pressi di Castellammare del Golfo.
Il corpo di Marisa è stato rinvenuto addossato a una casa rurale all’interno del vivaio dove lavorava il suo ex.
Marisa era la responsabile marketing della cantina Colomba Bianca di Mazara del Vallo,una donna che amava la vita, che sui social si diceva grata per quello che aveva.
Dopo la separazione, l’ex compagno aveva iniziato a pedinarla, a perseguitarla, tentando anche di coinvolgere amici e conoscenti nella speranza di convincerla a tornare sui propri passi. Tra gli episodi che maggiormente avevano preoccupato la donna c’era stato un inseguimento in auto. L’aveva denunciato, poi aveva deciso di ritirare la querela, per proteggere soprattutto la figlia.
L'omicidio di Marisa Leo Iottava, la "trappola" dell'ex e la scusa della figlia
- Pubblicità -