Addio al Reddito di cittadinanza: da oggi è arrivato il ‘supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), insieme al ‘sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativà (Siisl), una piattaforma per l’incrocio tra domanda e offerta di formazione e lavoro.
Cosa cambia? Con la nuova misura si prevedono misure a sostegno delle persone occupabili che hanno una età tra i 18 e i 59 anni e che si trovano in situazione di povertà: esse dovranno partecipare a un percorso formativo durante il quale, e per un massimo di 12 mesi, chi è coinvolto riceverà un contributo di 350 euro mensili. I partecipanti dovranno fare parte di nuclei familiari con Isee non superiore a 6.000 euro. Poichè la misura è personale, è pertanto possibile che nella stessa famiglia ci siano più beneficiari.
Chi ha i requisiti per ottenere il nuovo sostegno dovrà presentar la domanda sulla piattaforma ad hoc realizzata dall’Inps o ai patronati. Il passaggio successivo è la registrazione alla piattaforma: i richiedenti dovranno compilare il curriculum, sottoscrivere il Patto di attivazione digitale (Pad) e contattare tre Agenzie per il lavoro; saranno quindi ricontattati dal centro per l’impiego per firmare il Patto di servizio personalizzato (Pds).
Fino al 31 dicembre le famiglie con disabili, minori, over 60 avranno il Rdc fino a fine anno e poi entreranno nel l’assegno di inclusione dal 2024 che avrà un importo di 500 euro al mese ma si cumula totalmente con l’assegno unico per i figli, poi c’è la scala di equivalenza e può aumentare.
Una decisione quella del governo Meloni che divide la politica.
Il deputato regionale del M5S Nuccio Di Paola lancia un appello al governatore della Sicilia Renato Schifani: “Non potendo contare sulla sensibilità del governo Meloni che continua la sua guerra ai poveri e non alla povertà, rinnoviamo l’appello al Presidente della Regione Schifani e all’Assessore al ramo Albano, che ha già mostrato disponibilità e sensibilità su questo tema, affinché attivi quantomeno il programma GOL per assicurare formazione e lavoro alle fasce più deboli della Sicilia. La fame non aspetta. Invito provocatoriamente il Ministro Lollobrigida in Sicilia per vedere con i suoi occhi il danno economico e sociale che questo governo ha scelto deliberatamente di compiere abolendo il reddito di cittadinanza. Il governo Meloni dimostra tutta la sua insensibilità su questo tema utilizzando nuovamente lo strumento dell’SMS. C’è il rischio di una vera e propria bomba sociale – sottolinea Di Paola – perché quando di punto in bianco togli il pane alle persone, non ne esce mai nulla di buono. Il governo nazionale abolendo il rdc ha lasciato tutta la questione alle Regioni, quasi tutte governate dal centrodestra, ai sindaci e ai servizi sociali comunali che già fanno quotidianamente miracoli. Il Presidente Schifani, al pari di altri presidenti di regione, sapeva da mesi che il governo nazionale avrebbe eliminato il reddito di cittadinanza ma non si è fatto trovare pronto e non ha attuato nessuno strumento alternativo di sostegno al reddito e all’inclusione lavorativa. La Regione Siciliana faccia il possibile per evitare un disastro economico e sociale. Resta purtroppo il dato di fatto che solo il Movimento 5 Stelle è e rimane l’unica forza politica in Italia che dà voce agli ultimi, convinto com’è che nessuno debba restare indietro perché una società inclusiva è una società migliore – conclude Di Paola.
Sulla vicenda anche l’on. Marco Forzese, coordinatore catanese di Noi Moderati: “Quella di oggi passerà alla storia come la prima giornata del nuovo corso dopo la soppressione del reddito di cittadinanza e l’introduzione di un meccanismo che non consente di percepire benefici in maniera immediata. L’impressione che si ricava discutendo con coloro che, in effetti, di tali benefici hanno assolutamente bisogno è che ci si appresti a buttare il bambino assieme all’acqua sporca, se è vero – come è vero – che la misura introdotta a suo tempo non ha colto in pieno nel segno. Inutile nasconderlo, non sono mancati quanti hanno pescato nel torbido e, quindi, hanno usufruito di sostegni finanziari che, di fatto, non spettavano loro, complice un sistema che non ha generato azioni virtuose, ma solo un mero assistenzialismo. E’ anche vero, però, che il reddito di cittadinanza, nella formula primitiva, era risultato un efficace meccanismo per frenare quel disagio sociale che da oggi in poi risulterà difficile controllare, posto che inevitabilmente andrà a innescarsi una bomba a orologeria, i cui effetti sono, purtroppo, facilmente intuibili. Lungi da noi volere indossare i panni della Cassandra di turno, ma è lecito ritenere che la soppressione del reddito di cittadinanza possa andare a costituire un “carburante” idoneo per alimentare reazioni inconsulte e in contrasto con le norme di legge, soprattutto da parte di chi convive con la disperazione ed ha la miseria come compagna di vita quotidiana. Penso che sia il caso di evitare esperimenti su questo fronte, in quanto non si può affidare il futuro dei più bisognosi a tecnicismi burocratici che hanno la parvenza di un tiro alla sorte. La giustizia sociale non si può perseguire attraverso un percorso ad ostacoli che sa tanto di gioco dell’oca, ma un’azione concreta che, in quanto tale, non può e non deve sparare nel mucchio, ma individuare in maniera celere e senza indugi gli aventi diritto ad un sostegno finanziario ed erogarlo loro con assoluta tempestività, evitando di costringerli a partecipare ad un “Festival delle scartoffie”, tattica dilatoria frustrante per coloro che devono coniugare il pranzo con la cena, perché di questo si parla. Sarebbe auspicabile, dunque, un “ravvedimento operoso”, secondo i principi che ispirano la già richiamata giustizia sociale e senza prestare il fianco ai furbetti che non mancano e che oggi se la stanno ridendo”.