Non possono esserci questioni più importanti della cura degli anziani e dei fragili. Ben vengano tavoli tecnici, pianificazioni, analisi; ma devono essere strumenti per raggiungere l’obiettivo, non – come invece accade – operazioni più di facciata che altro, per rinviare la risoluzione del problema. La denuncia delle scorse settimane, a opera di enti assistenziali, sindacati e cooperative, si è scontrata con il muro di gomma dell’immobilismo regionale. A oggi, continua a consumarsi il consueto scaricabarile tra i due assessorati coinvolti, quello alla Salute e quello alla Famiglia.
Le criticità delle persone fragili, che dipendono dalla gestione della salute e della cura della persona, “lavorano” in servizio permanente effettivo; non vanno in ferie, non dormono e non si concedono pause di sorta.
È sempre più evidente che la Regione Siciliana non voglia occuparsi di chi ha bisogno, di chi non chiede altro, se non di poter sopravvivere con un minimo di dignità, di conforto e di assistenza.
L’ultimo report della Fondazione Gimbe, sullo stato di salute del Servizio Sanitario Nazionale, ci restituisce il quadro di una Sicilia che arranca. Dal monitoraggio dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) emerge che l’Isola non riesce, infatti, a garantire livelli adeguati di cure e assistenza.
Il numero degli accessi, considerati anche i decessi, nei pronto soccorso siciliani, delle ultime due settimane, fanno registrare, complici anche le temperature da record, un aumento del 34 per cento, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sarebbe ingenuo pensare che l’introduzione dei servizi di lungo-assistenza per i soggetti fragili possa incidere significativamente, perlomeno nel breve periodo, sul sovraccarico dei pronto soccorso; ma, di certo, ridurrebbe, in tempi estremamente brevi, la domanda di degenza, liberando posti letto e, non ultimo, risorse economiche.
E, allora, la domanda è sempre la stessa: si tratta solo di incapacità organizzativa, scarso interesse oppure c’è dell’altro?
Non è nostra abitudine insinuare, adombrare motivazioni opache. Tuttavia, sappiamo che “a pensar male, si fa peccato; ma, talvolta, ci si azzecca”.
Il Presidente Uneba Sicilia
Santo Nicosia