Report della Federconsumatori provinciale di Catania sulla raccolta differenziata dei rifiuti della città

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I dati pubblicati dalla SRR (“Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti”) di Catania Area Metropolitana per il 2022 possono essere una base credibile per formulare un’analisi approfondita, col fine di apportare gli opportuni miglioramenti al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nell’area urbana Catanese. In questo report è presente anche un raffronto dei dati riguardanti i 28 comuni della SRR.

Nella tabella allegata è presente una statistica su:

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  • Abitanti dei comuni all’01/01/2022
  • U. (Rifiuti urbani) prodotti in kg.
  • U. prodotti in un anno pro capite
  • Percentuale di R.D.(Raccolta Differenziata)
  • Percentuale di R.D. in un anno pro capite
  • Percentuale di R.D. prodotta nel 2021
  • Variazione percentuale 2022/2021 di ogni singolo comune

I dati relativi ai singoli comuni sono ordinati secondo la percentuale di R.D. ed una prima considerazione da fare è che i primi cinque comuni della graduatoria hanno una R.D. > 80% con un numero di abitanti complessivo di 26.794; i successivi cinque hanno una R.D. > 75% con un numero di abitanti complessivo di 89.594; i successivi sette hanno una R.D. > 70% con un numero di abitanti complessivo di 97.750; i successivi cinque hanno una R.D. > 65% con un numero di abitanti complessivo di 121.007. Anche se all’interno di ogni blocco vi sono dei comuni con pochi abitanti, si pone la domanda: è utile, per una città come Catania, puntare su appalti così estesi? O è più utile effettuare appalti per piccoli comparti cittadini, in modo che si possa monitorare più agevolmente il servizio da parte dei cittadini? Siamo sicuri che le ditte per appalti così impegnativi dal punto di vista organizzativo e finanziario possano reggere per sette anni?

Lo scorso anno denunziavamo:

“…I punti cardine di questa vicenda sono presto individuabili: c’è l’illusione di organizzare una raccolta differenziata porta a porta che funzioni, in una città con oltre trecentomila abitanti, mentre questo sistema risulta ottimale per comunità fino ai cinquantamila; c’è il costo – troppo oneroso – di un servizio che non sta producendo né efficienza né risparmi – date le irrisorie percentuali di differenziata conferita – e che si ripercuote sui cittadini con drammatici aumenti della tassa sui rifiuti; c’è la maggior parte della spazzatura che continua ad essere portata in discarica, in quanto indifferenziata, ad un costo medio di 240 euro per tonnellata; c’è lo spauracchio del trasporto all’estero di queste tonnellate di rifiuti (è notizia dei giorni scorsi l’invio di rifiuti siciliani in Danimarca con un costo per la collettività siciliana di € 22,8 milioni, pari a €. 400/ton.), a causa delle discariche siciliane al collasso. C’è la mancanza di visione imprenditoriale e di concertazione territoriale sulla gestione dei rifiuti. Manca, infine, uno scatto di orgoglio da parte dei cittadini e degli enti preposti per dare il proprio contributo alla risoluzione dell’emergenza…”. (Fonte: Comunicato stampa congiunto Federconsumatori, ADOC Adiconsum, UGCON provinciali di Catania del 23/6/2022)

Il trasferimento dei rifiuti fuori regione, anche distanti, genera extra-costi che per il 90% gravano sul Centro-Sud; per le famiglie residenti nel Mezzogiorno comporta una spesa media per il servizio di gestione dei rifiuti urbani superiore al 25% rispetto alle famiglie del Nord (fonte asvis.it)

A tale proposito c’è da fare un’altra considerazione: il bando del comune di Catania è stato compilato dalla SRR. L’amministrazione comunale non ha avuto alcuna possibilità di fare alcuna osservazione e, purtroppo, la SRR si è basata su dati assolutamente non rispondenti alla realtà di Catania. Per fare un esempio, le cosiddette UND (Unità Non Domestiche), che comprendono tutte le attività della città, nel bando sono complessivamente 15.593, un numero molto sottostimato. Da questo enunciato nasce un problema: quando i dati del bando sono sottostimati, il servizio ne risente. A bando fatto male corrisponde un cattivo servizio, senza contare che l’utile d’impresa previsto è del 5%, anche questo sottostimato. Per fare un esempio, il bando relativo al servizio di raccolta nel comune di Misterbianco, prevede un utile del 13%. Di conseguenza, le ditte operanti a Catania –  a pensar male – potrebbero rifarsi sulla qualità dei servizi erogati o sulle retribuzioni dei lavoratori.

Nel 2022, la media R.U. nel comprensorio SRR (28 comuni) ci fa leggere una produzione media di rifiuti per 498 kg. pro-capite ed il 70,23% di differenziata, contro i 616 del Comune di Catania (+20%) ed un dato di differenziata del 26,17. I dati parlano da soli.

Analizzando i dati dei tre lotti in cui Catania è stata suddivisa, è lampante una incongruenza: i dati complessivi, per quanto riguarda il totale dei rifiuti, non corrispondono al dato dei singoli lotti. Considerando la somma dei dati dei singoli lotti la percentuale di R.D. non sarebbe del 26,17, ma del 33,63. Comunque superiore al dato del 15%, che il bando indica come percentuale minima per il primo anno di raccolta per raggiungere, al sesto anno, l’obiettivo previsto dall’UE del 65%, come si legge all’interno della determina SRR 06/21 del 16 febbraio 2021.

Inoltre, effettuando qualche operazione, si possono dedurre dei dati interessanti sui singoli tre lotti.

  • Catania nord: abitanti 64.129, 495 kg/ab e R.D. 250 kg/ab*anno;
  • Catania sud: abitanti  300, 402 kg/ab e R.D. 146,7/ab*anno;
  • Catania centro: abitanti 153.320, 375 kg/ab e R.D. 84,26/ab*anno.

È evidente che si deve incidere drasticamente sul lotto centro. D’altronde la differenza percentuale di differenziata nei tre lotti è notevole: lotto nord 50,45%, lotto sud 36,47%, lotto centro 22,47%, anche se in quest’ultimo caso c’è da considerare l’incongruenza sopra evidenziata. Rileviamo, a conferma di quanto descritto che, nelle strade della movida, in centro, assistiamo all’aumento dei cumuli di spazzatura non raccolta, e ne vorremmo comprendere le motivazioni.

Un dato confortante riguarda il totale dei rifiuti prodotti per ogni abitante di Catania, che ha subito un decremento: dai 662kg/ab del 2020 ai 615,8 kg/ab del 2022; ma la media, come dicevamo, per i 28 comuni SRR, è di 498kg/ab. La lettura di questo dato ci obbliga a sollecitare, agli enti preposti, quanto sia importante avviare percorsi informativi e formativi per i cittadini catanesi possibilmente (come diciamo da anni) con il coinvolgimento delle municipalità, delle associazioni del Terzo Settore e dei movimenti di cittadini sul territorio, sia per l’educazione ad un corretta gestione della differenziata, che ad oggi è lacunosa a vantaggio della porzione indifferenziata (e lo sappiamo bene che in molti quartieri i cittadini, poco propensi, fanno un unico conferimento nel giorno dell’indifferenziata), sia sulla riduzione della produzione di rifiuti, a partire dagli imballi plastici.

Una corretta e costante informazione ai cittadini, farebbe facilmente comprendere loro come un corretto conferimento porterebbe contestualmente ad una drastica riduzione della TA.RI., per cui Catania vanta il triste primato di città più cara d’Italia. Ricordiamo ancora una volta che conferire una ton. di indifferenziata ci sta costando € 400 euro, impedendo che le porzioni correttamente differenziate transitino nelle aziende di filiera per il loro riciclaggio e la produzione di nuove materie prime; nel caso dell’umido, che vale il 40% dei rifiuti prodotti da ognuno di noi, al compostaggio. Il che comporterebbe anche a Catania l’innesco di economie di scala, nonché sviluppo e crescita per le industrie di filiera, nell’ottica della realizzazione degli obiettivi di economia circolare previsti dall’UE, imperniata proprio sul riciclaggio ed il riuso delle materie prime. Invece, in Sicilia, la miope previsione del governo regionale è di incenerire queste risorse, costruendo obsoleti ed antieconomici termovalorizzatori che l’Europa ha già vietato. Come già leggevamo nel 97 nel decreto Ronchi i rifiuti, da problema, devono diventare una opportunità. Questa opportunità non è prevista, oggi, a vantaggio dei cittadini catanesi e siciliani.

Infine, è necessario rilevare che nessuna delle tre società che gestisce il servizio nella città di Catania abbia avviato la consegna dei bidoni carrellati condominiali previsti dallo studio condotto insieme all’Università di Catania, per un totale di 1.000 condomini i cui spazi comuni permettono la loro posa, oltre la consegna di rastrelliere dove appendere i mastelli dei singoli abitanti per altri 3.000 condomini, i cui spazi non permettono la presenza dei carrellati. Al momento, questi bidoni sono assegnati alle UND (utenze non domestiche) quindi alle attività commerciali e di ristorazione ad esclusione del lotto nord, la cui consegna – notizie dell’ultimora – parrebbe avviata presso i condomini.

 

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