Case Green: le implicazioni della Direttiva Europea sugli immobili in Italia

- Pubblicità -

Buonasera e ben ritrovati nella rubrica di Hasthag Sicilia “Comu veni si cunta“.

Questa sera vi parlerò delle cosiddette case green, una questione che in Italia interessa e coinvolge 10 milioni di unità immobiliari; costruzioni che rischiano di subire una forte svalutazione per effetto della Direttiva Europea per l’efficienza energetica degli edifici.

- Pubblicità -

Una Direttiva che discende dal grande piano europeo concepito per abbattere le emissioni di CO2 su tutto il territorio comunitario; un piano che si propone l’obiettivo di arrivare ad un’Europa ad emissioni zero entro il 2050.

Una misura che nasce certamente da un fine nobile, vale a dire dall’intenzione di ridurre l’inquinamento e l’impatto ambientale, migliorare così le sorti del pianeta; ma che avrà effetti devastanti per i nostri edifici perché i tempi per adeguarsi sono troppo stretti e i costi che occorre sostenere sono proibitivi.

Questo perché, se dovesse essere approvata la Direttiva entro la fine di quest’anno, gli Stati Europei – compresa l’Italia – avranno tempo sino al 2025 per recepirla e adeguarsi; e i proprietari delle abitazioni che non effettueranno i lavori non potranno né venderli né affittarli.

A questo punto vi starete chiedendo: ma quanto occorre spendere per obbedire a questa direttiva?

Per dare un’idea del problema i lavori condominiali richiesti da Bruxelles costeranno intorno a 600 mila euro per i condomini che debbono fare il salto di 2 classi energetiche; mentre per efficientare i singoli appartamenti e portarli a due classi energetiche superiori se ne spenderanno – a seconda se l’appartamento è ubicato in centro o in periferia, è grande o piccolo – tra 25-50 mila e 120 mila euro.

Per una singola villetta si dovrà spendere non meno di 100 mila euro.

Ma perché – vi chiederete ancora – occorre spendere tutti questi soldi?

La risposta a questa domanda è semplice: nel caso di un grande edificio che vuole fare il salto di due classi energetiche bisogna procedere anche alla coibentazione, mentre in un appartamento occorre sostituire infissi, porte e finestre, nonché dotarsi di una pompa di calore di avanguardia e fare le schermature solari.

Tutto questo perché Bruxelles chiede di arrivare alla classe energetica E entro il 2030 e alla classe energetica D entro il 2033.

Considerato che in Italia, secondo i dati Enea, il 35 per cento degli immobili risulta in classe G e il 25 per cento si trova in classe F; gli edifici da ristrutturare sono il 60 per cento dell’intero patrimonio immobiliare!

Una percentuale assolutamente più alta rispetto a quella dei nostri vicini. Infatti in Francia la Direttiva Europea impatterebbe sul 17 per cento degli edifici e in Germania addirittura solo sul 6 per cento.

Una stangata dunque, che rischia di mandare in rovina tutti quegli italiani che hanno la casa in proprietà; un colpo durissimo che oltretutto potrebbe rivelarsi anche inutile visto che noi, in particolare nel Mezzogiorno, dove la terra è più ballerina, abbiamo bisogno soprattutto di case antisismiche e non solo di cappotti termici.

Comunque sia, venire incontro ai desiderata di Bruxelles entro i tempi che ci vengono dettati per il nostro Paese non è affatto semplice, perché occorrerebbe ristrutturare 1,8 milioni di edifici in 10 anni, e quindi fare 180 mila interventi all’anno.

Uno sforzo che difficilmente le imprese edili italiane sarebbero in grado di reggere…

Ecco perché andrebbero rivisti gli obiettivi intermedi, fissati dall’Europa al 2030 e al 2033.

Occorre rivedere questi obiettivi alla luce del fatto che tra il 2018 e il 2020, quando non c’era ancora il Superbonus, la media degli interventi è stata appena di 2.900 interventi all’anno. Con gli incentivi tanto discussi e vituperati, invece, sono stati realizzati 100.000 interventi nel 2021 e 260.000 nel 2022.

Ma il problema non è solo quello di rivedere gli obiettivi intermedi, visto che non abbiamo imprese e maestranze in grado di far fronte a questa mole di interventi; il problema è anche e soprattutto quello delle famiglie, che non saprebbero a quale Santo votarsi per trovare i soldi.

Di fronte a tutto questo non posso esimermi dal fare una considerazione: l’Italia viene sempre richiamata, rimproverata e multata da Bruxelles, come è successo per i balneari, come sta accadendo per i ritardi che stiamo accumulando sul PNRR, la prima volta in assoluto che abbiamo anticipato l’Europa con il Superbonus abbiamo fatto patatrac, abbiamo inguaiato imprese e cittadini che si erano fidati dallo Stato.

Se a tutto questo si aggiunge il via libera definitivo dato ieri dall’Europa sulle cosiddette auto green, che prevede lo stop alla vendita delle auto diesel e benzina dal 2035, la frittata è fatta.

Via libera dato dall’Europa con il voto favorevole della Germania e l’astensione dell’Italia, solo che i tedeschi hanno ottenuto la deroga per gli e-fuel e noi invece abbiamo incassato il “niet” ai combustibili sintetici a zero emissioni.

Che fare allora?

Scopriamolo insieme questa sera! appuntamento con la nostra prima visione alle ore 20.00 sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!

- Pubblicità -