Il lancio a novembre 2022 di ChatGPT, il software di simulazione di una conversazione con un essere umano basato su intelligenza artificiale (IA) e machine learning (apprendimento automatico) sviluppato da OpenAI, sta aprendo un dibattito mondiale sulle prospettive dei sistemi di IA. Oltre a modificare le funzionalità dei motori di ricerca, ChatGPT apre una prospettiva di una interazione tra utente e sistema in grado di sostituire attività svolte dall’uomo in molti settori dei servizi.
Le sfide poste dall’IA
L’IA influirà sulla struttura di offerta di servizi di assistenza ai clienti, servizi immobiliari e di vendita al dettaglio. Inoltre, saranno coinvolti servizi ad alta intensità di conoscenza dove sono controllati ed analizzati grandi quantità di dati: professioni legali e mediche, servizi di consulenza fiscale e finanziaria, servizi pubblici come la sanità e l’istruzione. Gli algoritmi evolveranno, fino a svolgere attività creative, oltre a quelle ripetitive. Aumenteranno i rischi di concentrazione economica, mentre si delinea un intreccio di rilevanti implicazioni geopolitiche conseguenti allo sviluppo dell’IA.
L’IA lancia nuove sfide sul fronte della qualità e veridicità delle informazioni e dell’accuratezza dei contenuti generati da algoritmi, aprendo nuove frontiere negli ambiti giuridici della contrattualistica, delle assicurazioni e della tutela della privacy.
IA e disoccupazione tecnologica
L’evoluzione tecnologica, sin dai tempi della prima rivoluzione industriale, ha determinato un ampio dibattito sugli effetti su quantità e qualità della domanda di lavoro. Alcuni analisti sottolineano che IA e robotica non sono garanzia di una transizione socialmente ordinata, ampliando l’area della disoccupazione tecnologica; nel suo ultimo lavoro, l’economista Nouriel Roubini descrive la ‘minaccia dell’IA’ tra i dieci grandi problemi che ci stanno portando verso ‘la peggiore catastrofe della nostra vita’.
Con l’estensione dell’utilizzo dell’IA si amplificano le ripercussioni dell’automazione sul sistema delle imprese: appare indebolirsi quel ‘sistema degli anticorpi’ che protegge alcuni cluster di imprese dagli effetti negativi sull’occupazione, e che abbiamo delineato in una nostra precedente analisi sul rischio automazione. Qui per scaricare l’Elaborazione Flash “Il rischio automazione nelle imprese e il “sistema immunitario” dei territori” realizzata in collaborazione con Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia.
Piccole imprese e IA
Le frontiere dell’Intelligenza artificiale sono già percorse da un cluster, che diverrà sempre più consistente, di piccole imprese, come documentiamo analizzando i dati della nuova sezione della rilevazione dell’Istat sull’uso dell’ICT nelle imprese, dedicata all’utilizzo di tecnologie di Intelligenza artificiale (IA) legate a specifiche finalità aziendali.
Il 5,3% delle piccole imprese utilizza sistemi di Intelligenza artificiale per almeno una delle sette finalità proposte (6,4% la media Ue 27), con un 5,6% nella manifattura, un 5,3% nei servizi e un 4,9% nelle costruzioni. Le piccole imprese che usano l’IA sono l’8,9% in Germania, il 6,1% in Spagna e il 5,0% in Francia.
Per il totale delle imprese, l’utilizzo di IA sale al 15,4% tra le imprese attive nel settore dell’ICT e registra una maggiore diffusione nelle telecomunicazioni (18,1%), nell’informatica (16,9%) e nella produzione di computer e prodotti di elettronica (15,7%).
L’incrocio tra settore di attività e intensità di utilizzo di tecnologie di IA – misurata dal numero di finalità e tecnologie – evidenzia che nel 6,3% delle imprese dell’informatica e nel 5,6% di quelle delle telecomunicazioni viene adottato un utilizzo combinato di almeno tre tecnologie di IA; tale quota è rispettivamente il 12,2% e il 10,3% nel caso di due tecnologie IA.
Utilizzi delle tecnologie IA
Per finalità di utilizzo i tools di IA sono utilizzati dalle piccole imprese in modo più intenso per l’estrazione di conoscenza e informazione da documenti di testo (38,7% dei casi), per la conversione della lingua parlata in formati leggibili da dispostivi informatici attraverso tecnologie di riconoscimento vocale (32,0%), per identificare oggetti o persone sulla base di immagini (28,5%), e per l’automatizzazione di flussi di lavoro attraverso software robot (28,0%). A seguire, l’uso per generare linguaggio scritto o parlato – generazione del linguaggio naturale – (23,7%), per analizzare dati attraverso l’apprendimento automatico – machine learning, deep learning e reti neurali – (18,5%) e consentire il movimento fisico delle macchine tramite decisioni autonome basate sull’osservazione dell’ambiente circostante – robot o droni autonomi, veicoli a guida – (10,2%).
In generale, l’Intelligenza artificiale è maggiormente utilizzata per tecnologie e finalità specifiche del settore. Mentre il 39,0% delle imprese manifatturiere utilizza IA per finalità di automatizzazione, nei servizi prevalgono le finalità conoscitive, con il 44,3% delle imprese fa ricorso a strumenti di IA per l’estrazione di informazioni da documenti di testo.
Ambiti di applicazione
In relazione agli ambiti aziendali di adozione di sistemi di IA da parte delle piccole imprese, si registra una maggiore diffusione nei processi di produzione, ad esempio per la manutenzione predittiva o il controllo qualità della produzione (30,4%); a seguire la funzione di marketing o vendite, ad esempio per funzioni di assistenza ai clienti o campagne promozionali personalizzate (24,1%), la sicurezza informatica (21,1%) e l’organizzazione dei processi di amministrazione aziendale, come l’analisi dati a supporto degli investimenti o per effettuare previsioni di vendita, (16,6%); con quote più contenuta l’uso di IA per le funzioni di logistica (10,3%) e la gestione delle risorse umane (5,8%).
Da Confartigianato Studi