Operazione fact checking sul Documento programmatico di bilancio appena approvato dal consiglio dei ministri. In aumento tasse e spesa pubblica. Il rapporto dell’associazione svela che le entrate supereranno quota 900 miliardi nel 2023. Gettito tributario in salita dai 511 miliardi del 2021 a 573 del 2024 (539 miliardi nel 2022, 558 miliardi nel 2023). Pressione fiscale stabile attorno al 42% del pil. Poca spending review sugli sprechi: le uscite del bilancio dello Stato saliranno complessivamente nel quadriennio in esame di oltre 5 miliardi rispetto allo scorso anno. Sale anche il costo del lavoro con i contributi sociali e previdenziali in salita di quasi 17 miliardi. Il vicepresidente Spadafora: “I numeri ci restituiscono una realtà amara”.
Stangata fiscale da oltre 47 miliardi di euro tra il 2023 e il 2024. Nei prossimi due anni le tasse e i contributi previdenziali saliranno di 47,5 miliardi: dagli 822 miliardi del 2021, quest’anno si arriverà a 876 miliardi per poi salire progressivamente fino ai 924 miliardi del 2024, con una impennata complessiva del 5,77%. Poca spending review sugli sprechi nella spesa pubblica, le uscite dal bilancio dello Stato cresceranno sistematicamente: dai 975 miliardi di quest’anno si arriverà ai 981 miliardi del 2024 per un aumento complessivo di quasi 75 miliardi pari a una crescita dello 0,55%. Questi i dati principali dell’operazione fact checking realizzata dal Centro studi di Unimpresa sul Documento programmatico di bilancio inviato giovedì dal governo alla Commissione europea, secondo il quale sono destinati a salire anche i versamenti allo Stato per contributi sociali e previdenziali: l’incremento, che produce effetti sul costo del lavoro per le imprese, sarà di quasi 17 miliardi. “I numeri dicono sempre la verità e smascherano le dichiarazioni di facciata: la realtà è amara. Le promesse politiche da una parte e i numeri dall’altra. Le imprese avrebbero bisogno di pagare meno tasse e invece ne pagheranno sempre di più, in una fase complessa per la nostra economia, con un futuro assai incerto” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Secondo l’analisi dell’associazione, realizzata sulla base del Documento programmatico di bilancio del 24 novembre, il totale delle entrate tributarie si attesterà a quota 539,6 miliardi alla fine del 2022; di questi, 266,5 miliardi sono le imposte dirette (come Irpef, Ires, Irap, Imu), 271,5 miliardi le indirette (come Iva, accise, registro) e 1,5 miliardi le altre in “conto capitale”. Si tratta di una voce del bilancio pubblico che salirà a 558,1 miliardi nel 2023 (rispettivamente 275,9 miliardi, 280,5 miliardi e 1,5 miliardi) e a 573,1 miliardi nel 2024 (rispettivamente 282,8 miliardi, 288,7 miliardi e 1,5 miliardi). Complessivamente, considerano la variazione di ciascun anno del biennio in esame rispetto al 2022, l’aumento delle entrate tributarie nelle casse dello Stato sarà pari a 47,5 miliardi (+5,77%): le imposte dirette cresceranno di 16,2 miliardi (+6,21%), le indirette di 17,2 miliardi (6,95%) e le altre cresceranno di 36 milioni (+2,43%).
Cresceranno anche le entrate relative a contributi sociali (previdenza e assistenza): dai 233,1 miliardi del 2021 si passerà ai 252,6 miliardi di fine 2022, ai 260,7 miliardi del 2023 e ai 269,5 miliardi del 2024. L’incremento complessivo di questa voce, che ha effetti sul costo del lavoro per le imprese, sarà pari a 16,8 miliardi (+7,24%). In discesa, invece, le altre entrate correnti per 2,9 miliardi (-3,76%). Ne consegue che il totale delle entrate dello Stato aumenterà di 47,5 miliardi (+5,77%) rispetto al 2022 nei prossimi due anni: dagli 822,8 miliardi del 2021 si passerà agli 876,5 miliardi di fine 2022, ai 902,2 miliardi del 2023 e ai 924,1 miliardi del 2024.
Nessuna variazione particolarmente significativa per la pressione fiscale, destinata a restare stabile attorno al 42% del pil. Il totale delle entrate dello Stato rispetto al prodotto interno lordo, arrivate a quota 41,8% nel 2021, si attesterà al 42,1% a fine 2022, al 41,8% nel 2023 e al 41,6% nel 2024. Tutto questo con una crescita assai modesta e con prospettive piene di ombre: il pil dovrebbe crescere, secondo il Dpb, del 4,7% quest’anno, del 2,8% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024.
Accanto alla crescita delle tasse, c’è quella della spesa pubblica. La spending review pare inefficace: il totale delle uscite – arrivate a 997,9 miliardi nel 2021 a cagione degli extra costi legati alla pandemia – si attesterà a 975,8 miliardi nel 2022, a 974,7 miliardi nel 2023 e a 981,3 miliardi nel 2024. Complessivamente, rispetto al 2022 ci sarà un incremento della spesa di 5,4 miliardi (+0,55%). Saliranno le uscite correnti per complessivi 4,1 miliardi (+0,46%) e subirà un incremento anche la spesa in conto capitale ovvero la voce che riguarda gli investimenti pubblici, specie quelli in infrastrutture e grandi opere, con il bilancio dello Stato che aumenterà lievemente per questa voce, figlia di una crescita di 1,3 miliardi (+1,29%).