“Al centro delle idee. PNRR e democrazia partecipata nelle periferie di Catania”. Tutti gli spunti emersi dall'evento CGIL

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Sono sempre alle prese con le contraddizioni della politica e delle istituzioni in una difficile Catania, eppure associazioni, movimenti, scuole e analisti delle periferie e dei quartieri catanesi non si sono mai arresi, nonostante la crisi economica e a dispetto della pandemia. Ed è proprio perché alle potenzialità della città credono ancora che hanno accettato di buon grado l’invito della Cgil provinciale a “fare un pezzo di strada insieme” e a “indicare soluzioni per le periferie e le aree deboli che in questi anni sono state ignorate, puntando a una concertazione reale”.

La CGIL e il mondo dell’associazionismo ieri si sono interrogati all’Oratorio delle Salette a Catania soprattutto sul PNRR e sulle possibili soluzioni e proposte innovative legate alle periferie e, più in generale, ai quartieri catanesi più lontani dal benessere e dai diritti, ma non per questo meno ricchi di idee ed energie.

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L’iniziativa dal titolo “Al centro delle idee- PNRR e democrazia partecipata nelle periferie di Catania” è stata anche un’occasione pubblica di confronto tra i maggiori attori del territorio e il Comune, che forse si attendeva da anni.

Il confronto è stato fortemente voluta dal sindacato, perché “a Catania le periferie, e più in generale i quartieri, pullulano di esperienze importanti radicate storicamente nel territorio e che passano attraverso le associazioni, i movimenti, le scuole, le parrocchie, – ha spiegato nella sua relazione introduttiva il segretario generale della Camera del Lavoro di Catania, Carmelo De Caudo – ma anche attraverso le esperienze di alcuni docenti universitari e di gruppi di studio che in questi anni stanno segnando la memoria urbanistica della nostra città”.

A introdurre e coordinare i lavori è stata la segretaria confederale della Cgil di Catania, Rosaria Leonardi (“non è un caso se abbiamo scelto di ritrovarci alle “Salette” che si trova a San Cristoforo – ha detto-  quartiere simbolo dell’enorme necessità di ricevere attenzione per superare degrado, marginalità, povertà educativa, evasione scolastica, emergenza abitativa”) e subito dopo i saluti di Alfredo Petralia, presidente dell’Associazione Exallievi della Salette che ha ricordato come San Cristoforo sia stato bypassato dalle rotte della metropolitana, ha posto l’accento sulla necessità di “allontanare Catania dal fondo delle classifiche nazionali. Per questo lanciamo la proposta di ritrovarci ancora qui, tra un anno, per verificare quali risultati avrà Il PNRR”, e la relazione del segretario generale De Caudo che ha incluso la panoramica completa dei progetti PNRR destinati a quartieri e periferie, un ampio spazio è stato dedicato alle analisi di chi spende ogni giorno la propria vita e la propria esperienza professionale e lavorativa, sui territori.

Per la presidente dell’associazione “Talità Kum” (Librino), Giuliana Gianino, non sono i soldi che mancano a sostegno dei quartieri deboli, ma la presenza vigile e partecipata delle istituzioni; Gianino ha citato come esempio il fenomeno degli spazi comunali poco o nulla frequentati dalle famiglie del quartiere nonostante le recenti sistemazioni, l’assenza di asili nido pubblici o anche il flop della raccolta differenziata dei rifiuti, mostrando le immagini delle mini discariche a cielo aperto proprio dove una volta sostavano i cassonetti: “era così difficile per il Comune poter assumere qualche mediatore culturale che fa questi lavoro?”, ha sottolineato. Gianino ha ricordato, per converso, il successo di partecipazione dei cittadini di Librino agli eventi del progetto “ ’U Criscenti” che ha messo in relazione gli assegnatari degli orti urbani con associazioni e professionisti, puntando proprio sul dialogo costante e la buona comunicazione.

Di tenore analogo anche l’intervento del presidente della Coop sociale “Trame di quartiere” (San Berillo), Luca Lo Re, che denuncia una mancanza di visione sulla città: “Abbiamo capito che non c’è voglia di guardare in faccia la storia del quartiere e analizzarla. Il piano di risanamento di San Berillo, con le sue demolizioni, ha segnato l’incapacità di ricostruire un tessuto produttivo al posto di quello precedente. Bisogna intervenire appunto nelle “trame di quartiere”; ma dove sono le realtà associative quando si tratta di immaginare la destinazione dei fondi pubblici? Noi abbiamo deciso di ristrutturare un immobile di proprietà privata trasformandolo in una casa per persone con fragilità abitative. C’è poi da chiedersi, oltre alla effettiva risposta ai criteri da parte del PNRR, che fine faranno Pon Metro e Poc”.

Il rappresentante di “Periferie vive” Onlus,  Orazio D’Antoni, ha sottolineato con forza come a San Cristoforo non sia stato dedicato alcun PNRR: “Non c’è un’idea di progetto e di rigenerazione per questo quartiere. Crediamo invece che l’urbanista debba essere lungimirante per capire qual è la vera direzione di sviluppo della nostra zona”. La docente universitaria Laura Saija, urbanista UNICT, non le manda a dire quando spiega che le periferie “non sono per definizione luoghi di degrado ma di lontananza rispetto ai luoghi dove si decidono le azioni. È una questione di potere. Un incontro tra cittadini e amministrazioni però, potrebbe funzionare solo se si creano le precondizioni; diventano veramente proficui se l’incontro è gremito dagli abitanti di quel luogo. Ma a Catania manca da sempre una vera cultura del dialogo profondo anche tra le associazioni”.

 Appassionato l’intervento di Concetta Tumminia, dirigente scolastica dell’ Istituto comprensivo “Fontanarossa” che non nasconde di essere “molto pessimista sul PNRR per lo meno dal punto di vista scolastico; le indicazioni che sono state fornite alle scuole per questi finanziamenti importanti sono arrivate da chi la scuola non la conosce. Persino quando si parla di dispersione scolastica si fa confusione. Negli istituti l’abbiamo azzerata ma la dispersione esiste nella fase temporale tra l’uscita dalle scuole dell’obbligo e il passaggio alle superiori”.

Notizie più rassicuranti su Monte Po sono invece arrivate dal delegato LIPU Catania, Giuseppe Rannisi. Il Parco da sempre desiderato nel quartiere dalla forte presenza di edilizia pubblica, ma mai realizzato, e che potrebbe fungere da spazio ad alto impatto ecologico e da cerniera tra la periferia e il resto della città, si realizzerà grazie al PNRR con 15 milioni di finanziamento e sono ben 25 le associazioni e i movimenti  che hanno stretto un “Patto” con il Comune.

Il rappresentante del Coordinamento “Memoria e Futuro”, Antonio Fisichella, ha lanciato la proposta di creare “un nuovo Patto di collaborazione tra scuola, associazioni, parrocchie e istituzioni. Sarebbero dei Patti territoriali educativi necessari, e grazie all’esempio di Monte Po, anche di possibile realizzazione”.

La segretaria del Sunia Catania, Agata Palazzolo, ha detto che “l’immobilismo delle istituzioni si nota anche dall’incuria degli ultimi decenni rispetto alle manutenzioni nell’edilizia pubblica dei quartieri, dai tanti edifici abbandonati e vandalizzati, e persino dalla mancata partecipazione del Comune di Catania al bando per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica per milioni di euro”.

Il commissario straordinario del Comune di Catania, Federico Portoghese, che era stato invitato all’incontro dalla Cgil, ha inviato in sua vece l’ingegnere Biagio Bisignani, direttore dell’Urbanistica del Comune di Catania, che pur comprendendo tutte le preoccupazioni e le sottolineature critiche dei partecipanti, ha ricordato che gli enti pubblici non dispongono del numero necessario di personale adatto a rispondere a tutte le esigenze e ha fatto riferimento a “vent’anni di immobilità nell’ente pubblico, seppure non per colpa della politica”.

Il direttore delle Politiche comunitarie del Comune di Catania e dell’Organismo intermedio fondi europei, Fabio Finocchiaro, ha infine illustrato alla platea tutti i progetti PNRR curati dal Comune di Catania, concordando sulla formula della “integrazione tra cittadini e istituzioni, senza operazioni di facciata: Vi chiediamo aiuto, mettiamoci assieme dietro a un tavolo”.

I lavori sono stati conclusi dal segretario della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, che ha inevitabilmente ricordato la battaglia della Cgil contro l’autonomia differenziata che punirebbe proprio le regioni meridionali, ma che ha anche sottolineato “la necessità del sindacato di ricollocarsi dentro la società che sta cambiando. Il PNRR ad esempio, si è sviluppato senza che gli estensori si confrontassero con i problemi reali”.

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