La notizia della scomparsa di Rosario Mancino mi giunge come una frustata nel primissimo pomeriggio di una torrida giornata di luglio.
Con Rosario va via un pezzo di storia, importante e significativa, della CNA palermitana, siciliana e nazionale.
Il suo contributo è stato davvero fondamentale perché, nel corso della sua lunga militanza in Confederazione, oltre ad essere stato presidente provinciale della CNA palermitana, ha ricoperto anche il ruolo di presidente regionale e nazionale della sua categoria, ovvero quella degli autoriparatori. Inoltre Rosario è stato anche un esponente di spicco dell’organizzazione europea della categoria.
Un dirigente valoroso, apprezzato e stimato da tutti, per la sua disponibilità all’ascolto e al confronto, per la competenza e la professionalità con cui esponeva le sue opinioni e sosteneva le ragioni degli autoriparatori.
Ricordo che nel corso della mia esperienza alla guida della CNA siciliana non sempre eravamo d’accordo, anzi spesso la pensavamo diversamente su tante questioni, talvolta eravamo addirittura su posizioni diametralmente opposte. Ma il confronto tra di noi non assunse mai toni irrispettosi, né da parte mia né tanto meno da parte sua.
Perché Rosario quando non la pensava allo stesso modo esprimeva il suo dissenso, il suo diverso punto di vista con toni pacati, assolutamente educati, in modo, oserei dire, signorile. Quasi a voler mettere in evidenza, con quel tipo di approccio, un tratto peculiare del suo carattere, della sua personalità.
Uno scrittore francese, Antoine de Sein Exupéry, noto al grande pubblico anche con lo pseudonimo di Tonio scrisse, a proposito della morte: “Non so dove vanno le persone quando scompaiano, ma so dove restano”.
Rosario, quindi, oltre a restare nel cuore della sua famiglia, delle persone che ha amato, degli amici e dei colleghi più cari, resterà anche nel ricordo di quanti con lui hanno condiviso un tratto di strada comune, esperienze e lotte dentro quella grande famiglia che è stata ed è la CNA. Di quanti hanno apprezzato l’impegno disinteressato e la passione con le quali sosteneva le ragioni della sua categoria.
Ma Rosario non era solo questo, non era soltanto ciò che ho provato ad esprimere, forse in modo confuso, era anche un uomo per bene, un galantuomo, una bella persona.
Quindi sono convinto che molti di quelli che hanno condiviso le sue esperienze e le sue battaglie, come Pippo, Mario, Sebastiano, Giacomo, Franco e tanti altri – e io sono tra questi – quando penseranno a Rosario, lo ricorderanno sempre con rimpianto e nostalgia.
Salvatore Bonura