Il commercio si consolida, ma l’inflazione taglia le vendite alimentari. In particolare, per i piccoli negozi del comparto, che hanno registrato un crollo in volume delle vendite del -5,6% da inizio anno.
Così l’ufficio Economico Confesercenti.
Il dato odierno sul commercio al dettaglio del mese di maggio diffuso dall’Istat conferma la ripartenza del comparto non alimentare, che segna un +6,8% rispetto a maggio dello scorso anno. Anche l’online, dopo alcuni mesi di stasi, torna a correre (+15%).
L’alimentare, invece, trova nella crescita dei prezzi un fattore critico, che erode gli incrementi delle vendite in valore: ad un aumento tendenziale del 4,5% di acquisti a prezzi correnti, infatti, corrisponde una flessione di quasi 3 punti in volume, la quinta consecutiva.
L’aumento generalizzato dei prezzi dei beni alimentari sta dunque mettendo in difficoltà i bilanci delle famiglie, e con essi le imprese della distribuzione, che vedono ridursi le loro vendite in termini reali. Anche le piccole superfici, infatti, sembrano trovare sollievo esclusivamente sul versante non alimentare, le cui vendite crescono dell’11,2% nei primi cinque mesi del 2022. La situazione nell’alimentare, invece, è preoccupante: la variazione in volume acquisita da inizio anno è, secondo stime Confesercenti, pari al -5,6%.
“Il quadro complessivo legato alle dinamiche del mese di maggio ci raffigura in situazione di grande incertezza e difficoltà per l’andamento dei consumi”, commenta Confesercenti. “Se da una parte l’extralimentare riprende fiato, dall’altro preoccupano le difficoltà di molte famiglie a sostenere le spese di prima necessità. La voglia di ripartire dopo le limitazioni imposte dall’emergenza covid è forte, e ci si appresta a trascorrere un’estate un po’ da cicale. Ma il rischio di precipitare in un autunno austero non è da sottovalutare: bisogna proseguire ed intensificare gli sforzi per evitare l’avvio di una spirale inflazionistica”.