Attualmente questa malattia degenerativa si può diagnosticare solo quando il danno neuronale è già presente e i sintomi sono conclamati. Una situazione che potrebbe, in un domani, cambiare.
Un gruppo guidato da Annika Kluge dell’Università di Kiel, in Germania, è riuscito a individuare il morbo di Parkinson usando campioni di sangue. Sulla base dei risultati dello studio, pubblicato sulla rivista scientifica “Brain”, gli autori affermano che potrebbe essere sviluppato un esame del sangue per la diagnosi di questa malattia neurologica.
A oggi, non esiste un metodo per individuare il Parkinson tempestivamente: quando si verificano i caratteristici disturbi del movimento, gran parte dei neuroni produttori di dopamina nella substantia nigra sono morti.
“Questo è un problema. Perché ovviamente si vorrebbe individuare la malattia nelle sue fasi iniziali e sviluppare misure per evitare che i pazienti diventino rigidi, tremanti e rallentati”, spiega Kluge.
Nella malattia, chiamata anche “paralisi agitante” [secondo la definizione di shaking palsy o paralysis agitans, coniate nel 1817 da James Parkinson, che per primo ne descrisse i sintomi, NdT] le proteine alfa-sinucleina mal ripiegate si depositano nelle cellule nervose e contribuiscono alla loro morte. Ma come si possono rilevare queste molecole patologiche negli esseri umani mentre sono in vita? Il gruppo ha sviluppato un metodo elegante per farlo.
Le vescicole sono piccole sacche che si trovano all’interno dei neuroni. Con il loro aiuto si possono trasportare dall’interno della cellula verso l’esterno molecole messaggere e altre sostanze. Queste vescicole di trasporto entrano poi nel flusso sanguigno e contengono le proteine della cellula di origine. “Ciò significa che, quando esaminiamo queste vescicole, possiamo dare uno sguardo all’interno del cervello, per così dire”, aggiunge Kluge. Nella prima fase, i ricercatori hanno cercato l’alfa-sinucleina patologicamente alterata nelle vescicole.
Per poter rilevare la proteina, tuttavia, è stato necessario un ulteriore passaggio che la riproducesse in molte copie: “La cosa davvero bella del nostro studio è che siamo riusciti a replicare numerose volte queste alfa-sinucleine mal ripiegate provenienti da pazienti con Parkinson”, afferma Kluge.
Il gruppo di ricerca è alla fine riuscito a rilevare in modo affidabile le proteine mal ripiegate nel sangue. “Con l’aiuto del nostro metodo, è stato possibile distinguere con una sensibilità molto elevata i 30 pazienti con Parkinson testati dai 50 soggetti di controllo”, spiegano gli autori dello studio.
Tuttavia, prima di poter parlare di una ricerca di successo, è necessario effettuare studi su un campione più ampio. Inoltre, i ricercatori devono verificare se il metodo può essere usato per distinguere il morbo di Parkinson da altre malattie in cui l’alfa-sinucleina riveste un ruolo.
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