Falcone e Borsellino visti con gli occhi di una studentessa

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I liceali di oggi non hanno “conosciuto” Falcone e Borsellino, non hanno vissuto il dolore provato da milioni di cittadini appresa la notizia dell’attentato; eppure migliaia di ragazzi camminano oggi con gli insegnamenti dei due giudici, con le idee di Giovanni e Paolo. 
Noi di Hashtagsicilia, proprio per conoscere cosa ne pensano i giovani, abbiamo chiesto la loro collaborazione e questo che leggerete è un articolo scritto da una studentessa del V ginnasio del Liceo Classico della Comunicazione del San Francesco di Sales: lei è Michela Marinaci. 

Giovanni e Paolo, Falcone e Borsellino, due eroi che non si sentivano tali e che desideravano essere riconosciuti da tutti come semplici umani, uomini di giustizia come tutti dovrebbero essere.
Noti per aver combattuto la mafia, essi hanno portato a compimento la loro missione da soli, con le armi della loro intelligenza, senza superpoteri e con un carente appoggio dello Stato fino ai giorni odierni.
Spiegando meglio, il nome “mafia” definisce quella particolare forma di criminalità organizzata capace di realizzare guadagni immensi attraverso svariati traffici illeciti e fenomeni di corruzione sociale, senza lasciare immune alcuna area del pianeta ove sia presente l’essere umano; un cancro del vivere civile costituito da una organizzazione di potere che agisce espressamente per accumulare ricchezza, acquisendo influenza politica e riconoscimento sociale attraverso la violenza organizzata sia fisica che psicologica. Questo è il tratto distintivo delle mafie: esercizio dell’iniziativa in campo economico e politico attraverso la forza – dalla corruzione fino all’assassinio – praticata mediante una struttura organizzata e duratura nel tempo. Tale uso illegittimo della forza viene praticato laddove il monopolio legittimo della forza sarebbe prerogativa esclusiva dello Stato, italiano nel nostro caso, in quanto baluardo delle libertà civili e politiche, della democrazia, dell’uguaglianza, della solidarietà…
La mafia non sono solo gli “uomini” (e definirli tali sarebbe un eufemismo) che minacciano di morte, che puntano un coltello, che rapinano i negozi e minacciano di buttare bombe chissà dove: la mafia è uno stile di vita a cui si sceglie di adempiere minuto per minuto in ogni nostra vita, modo di vivere a cui spesso gli individui moralmente sani si trovano a sottostare per terrore.
La mafia è un sistema basato nell’incutere paura nel prossimo per manipolarlo a compiere qualcosa a vantaggio di chi minaccia. Capiamo bene dunque che non si tratta solo di atti “estremi” che spesso e volentieri si osservano nei telegiornali di tutte le abitazioni.
Più che concentrarci su ciò che si vede, sarebbe necessario fare l’esatto contrario oppure ponderare entrambe le cose per farsi un’idea più univoca. Questo è ciò che hanno fatto Falcone e Borsellino, hanno guardato molto attraverso il buco della serratura fino ad aprire la porta e mettersi in mostra, giocandosi la vita per convertire un sistema malato.
La mafia lucra sulla salute mentale (e anche fisica) delle persone, è tra di noi e si tratta di un atteggiamento, della corruzione, del cercare di imporsi senza fondamenti, della presunzione sfrenata, dell’incutere terrore, del nascondersi dietro fare nobili e benevoli, del guardare tutti con sguardo di superiorità come se si potessero sottomettere al proprio volere con facilità.
In onore di chi si è messo allo scoperto, sarebbe opportuno cercare di sovvertire gli atteggiamenti “lucrosi” nel quotidiano e nel prossimo, i fare intimidatori verso i nostri amici e non, le più banali minacce, le risatine inopportune e i complotti sottobanco, per quanto nella nostra età possano sembrare banali e “di routine”.
I giovani e quasi adulti “spiritosi” e “fenomeni” di oggi, sono coloro che scelgono di vivere con la mafia e nella mafia nell’oggi e nel domani, mettendo a chi vive benevolmente e con fini realmente nobili i bastoni tra le ruote, possibilmente lasciandoli schiacciati sotto la loro stessa macchina.

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di Michela Marinaci

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