A che punto siamo con gli accordi internazionali sul disarmo nucleare

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La guerra in Ucraina ha fatto riemergere forti preoccupazioni sui rischi di un conflitto nucleare e sottolineato l’importanza delle iniziative internazionali per il controllo degli armamenti, come si è discusso nel corso della Conferenza Amaldi organizzata dall’Accademia nazionale dei Lincei.

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Dal 6 all’8 aprile 2022 si è svolta la XXII Conferenza Amaldi dal titolo Nuclear risks and Arms Control in the time of Pandemics and War. Quando la conferenza è stata programmata non ci si aspettava certo che la guerra in Ucraina avrebbe reso il problema dei rischi nucleari così drammaticamente attuale. Quella che segue è una brevissima rassegna, preparata dell’autore a titolo personale, dei temi trattati nella conferenza.

Il passato ha visto diverse iniziative di controllo degli armamenti che hanno portato a una riduzione drastica del numero complessivo delle armi nucleari che è passato da un massimo di circa 70.000 negli anni ottanta al numero attuale di circa 12.700.

Sono stati firmati diversi accordi per il controllo degli armamenti nucleari e dei sistemi di lancio di testate nucleari. Tuttavia l’unico trattato che è oggi in vigore (in particolare dopo l’iniziativa di Donald Trump, quando era presidente degli Stati Uniti, di annullare il trattato INF [Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty, NdR] sui missili nucleari a raggio intermedio) è il trattato New Start a cui hanno fatto riferimento diversi interventi nella conferenza. Questo trattato prevede un massimo di 1550 testate nucleari per Stati Uniti e Russia su sistemi di lancio operativi.

Sempre nel campo del controllo delle armi nucleari è entrato recentemente in vigore il trattato promosso dalle Nazioni Unite (Treaty for the Prohibition of Nuclear Weapons) che proibisce integralmente l’acquisizione, la costruzione e l’installazione delle armi nucleari per i paesi firmatari. In questo momento i paesi firmatari sono 86 e quelli che lo hanno ratificato sono 60. Mancano in questo elenco tutti i paesi che possiedono armi nucleari e tutti i paesi alleati di paesi che possiedono armi nucleari.

All’apertura della conferenza è intervenuto Robert Floyd, segretario esecutivo del CTBTO, cioè dell’organizzazione del Trattato per la proibizione dei test nucleari (CTBT). Come ben si sa il CTBT non è ancora entrato in vigore. Tuttavia ogni sforzo viene fatto per aumentare il numero dei paesi che fanno parte del trattato. Mancano otto paesi la cui ratifica o adesione al trattato è necessaria per l’entrata in vigore del CTBT stesso, e cioè Stati Uniti, Cina, Israele, Iran, Egitto (che non hanno ancora ratificato il trattato) e India, Pakistan, Corea del Nord (che non lo hanno neanche firmato).

È chiaro che il controllo sulle attività nucleari civili, esercitato in particolare dalla IAEA (l’Agenzia internazionale dell’energia atomica) è importantissimo per impedire che le attività nucleari civili vengano trasformate in attività per la produzione di armi nucleari. L’arricchimento dell’uranio necessario per il funzionamento delle centrali nucleari richiede in media più della metà dell’energia necessaria per arricchire l’uranio necessario per una bomba nucleare di tipo semplice (come il tipo gun-assembly). Quindi il controllo della IAEA è essenziale per prevenire la proliferazione nucleare.

Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania hanno firmato nel 2015 un accordo con l’Iran, denominato JCPOA (Joint Comprehensive Plan Of Action), che impone vincoli molto forti alle attività nucleari civili in Iran e quindi è in grado di prevenire in modo molto efficace ogni possibile tentativo iraniano di acquisizione di armi nucleari. Nel 2018 il presidente Trump ha deciso l’abbandono del JCPOA da parte degli Stati Uniti. Una decisione irresponsabile che ha vanificato anni di trattative. Ancora oggi gli Stati Uniti, nonostante il cambio di presidenza, non sono rientrati nel JCPOA. La conferenza Amaldi ha visto importanti partecipanti da Iran, Stati Uniti, Europa e Russia discutere anche del problema del JCPOA.

Il rischio nucleare è stato recentemente messo in evidenza dal perdurare del conflitto in Ucraina. La crescita drammatica del conflitto, la distruzione delle città, la perdita di vite umane sono davanti agli occhi di tutti. È un conflitto che vede da una parte la Russia e dall’altra l’Ucraina e anche la NATO che sostiene politicamente e militarmente l’Ucraina. Questo non significa assolutamente che ci sarà un conflitto diretto tra NATO e Russia. Tuttavia questo rischio, in linea di principio, esiste e quindi anche il rischio nucleare ha una certa rilevanza nel quadro del conflitto in Ucraina. Il rischio nucleare non deve essere tuttavia “sopravvalutato” o meglio non deve essere utilizzato come uno strumento nella campagna politica a sostegno di una delle due parti del conflitto. Perché esasperando il clima si corre il rischio di contribuire a far avverare le previsioni peggiori.

La soluzione del conflitto in Ucraina dovrebbe prevedere diversi passaggi: un cessate il fuoco il più presto possibile, il ritiro delle forze armate russe dall’Ucraina, la garanzia della neutralità dell’Ucraina (inclusa la non adesione dell’Ucraina alla NATO), il mantenimento della Crimea come parte della Russia, uno status del Donbass che garantisca i diritti di tutta la popolazione di lingua russa, un impegno internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina. L’impegno internazionale per la pace in Ucraina deve comunque basarsi sulla comprensione delle motivazioni di tutte le parti coinvolte e deve cercare di guidare la situazione verso un accordo che interrompa il pericoloso conflitto.

Il rischio nucleare è presente anche nell’antagonismo tra India e Pakistan (entrambi paesi nucleari) e in generale nel Medio oriente, dove Israele è l’unico paese che possiede armi nucleari. In Medio oriente sono presenti comunque numerosi conflitti che riguardano Siria, Yemen, Palestina, ecc.. Anche di questo si è discusso nella Conferenza Amaldi.

Nel futuro sviluppo dell’energia nucleare civile si deve tener conto da un lato dei possibili sviluppi nel campo della fusione nucleare “controllata” e dall’altro è da tenere ben presente quanto si è appreso negli incidenti nucleari più gravi (Chernobyl e Fukushima). Un interessante rapporto sull’incidente di Fukushima è stato in particolare discusso nel corso della conferenza.

Nel titolo della Conferenza Amaldi si fa riferimento ai rischi di conflitti al tempo della pandemia e della guerra. A proposito della pandemia è stato sottolineato come la cooperazione internazionale sia essenziale per la prevenzione e il contenimento dei rischi pandemici. Iniziative come il CEPI (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations) diventeranno sempre più importanti nello sviluppo di ricerche nel campo biologico e nella preparazione di vaccini nel caso di pandemie future.

Infine il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi e il presidente del CERN [Council] di Ginevra, Eliezer Rabinovici, hanno messo in luce il contributo della scienza alla pace e alla soluzione di vari problemi che mettono l’umanità a rischio. La conferenza è stata organizzata dal gruppo SICA (Sicurezza Internazionale e Controllo degli Armamenti) dell’Accademia dei Lincei diretto da Luciano Maiani. La conferenza prende il nome dal noto fisico Edoardo Amaldi (1908-1989).

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