L’approdo della cosiddetta Bolkestein, vale a dire l’applicazione della direttiva europea sulle concessioni balneari, ha suscitato molta preoccupazione negli operatori del settore perché temono l’assalto dei fondi di investimento stranieri.
Le coste italiane, infatti, sono un affare enorme che fa gola a tanti per il semplice fatto che, per dare un’idea del business, nel 2021 circa il 70 per cento dei flussi turistici dell’Italia era diretto verso le località di mare e di conseguenza l’attenzione degli investitori esteri non si concentra solo sugli stabilimenti balneari, ma anche su porti, ristoranti e campeggi fronte mare che operano in concessione sul demanio marittimo. Fanno particolarmente gola le concessioni della riviera romagnola, del Lazio (Fregene), della Toscana (Forte dei Marmi), della Liguria (Imperia) del Veneto (Bibione) e in particolare delle due Isole maggiori Sicilia e Sardegna e della Puglia.
Una questione che in Italia interessa 80 mila imprese, di cui 30 mila titolari di stabilimenti balneari, 3 mila solo in Sicilia. Le trentamila imprese balneari danno lavoro a un milione di persone.
La data cerchiata in rosso da parte degli operatori del settore è il 31 dicembre 2023 quando è prevista la fine della proroga.
Le imprese del settore della balneazione puntano le loro carte sulla possibilità di un miglioramento della proposta legislativa. Perché è vero che il governo ha accolto parte delle loro richieste, per esempio prevedendo al momento della redazione dei bandi un riconoscimento al concessionario eventualmente uscente degli investimenti, dei beni materiali e immateriali, ma questo però non viene giudicato sufficiente. Perché ritengono che la data del 2024 dei bandi sia troppo vicina e chiedono che venga previsto un congruo periodo transitorio.
Questo perché sostengono gli imprenditori del settore gli enti concedenti sono del tutto impreparati a gestire un percorso così complesso nel brevissimo periodo, a loro dire, Comuni e Regioni andranno in tilt.
Ma perché il governo Draghi ha deciso di accelerare su questa questione? Il governo ha pigiato il piede sull’acceleratore per evitare le sanzioni dell’Unione europea dopo che il Consiglio di Stato nel 2021 aveva giudicato illegittima la maxi-proroga alla fine del 2033 introdotta dal primo governo Conte.
Ma cosa chiede sostanzialmente l’Europa? Chiede in sostanza che il rilascio di nuove concessioni e il rinnovo di quelle in scadenza seguano procedure pubbliche trasparenti e imparziali che consentono a nuovi operatori di concorrere su un piano paritario.
Una richiesta che rischia di estromettere dalla gestione degli stabilimenti balneari migliaia di operatori del settore con il pericolo di svendere le coste e di dare la possibilità agli stranieri di venire a prendersi i gioielli di famiglia.
Rischi e pericoli che occorre evitare, non solo tutelando le piccole e medie imprese che hanno fatto importanti investimenti che non possono andare perduti, ma dando anche certezze e soprattutto più tempo e sostegno ai nostri operatori per organizzarsi e partecipare alle gare in condizione di poter concorrere seriamente alla loro aggiudicazione.
Di questi, e numerosi altri temi, ci parleranno i protagonisti del video di questa sera; ovvero alcuni degli intervenuti all’assemblea dei vertici di CNA Balneari Sicilia, riunitisi lunedì sera presso l’Hotel Mercure Excelsior di Catania.
Appuntamento alle ore 20.00 con la nostra prima visione sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale Youtube. Non mancate!
Salvatore Bonura