Buona sera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Comu veni si cunta“. Forte è la tentazione di parlare male dei partiti per la negligenza e il disinteresse che manifestano nei confronti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, un tema questo che invece, dovrebbe indurre tutti a concentrarsi per rispettare le scadenze e gli obiettivi da cui dipendono i flussi finanziari.
Chi vigila su questo tema, come facciamo noi, sa che I ministeri sono in affanno perché sono alle prese con procedure complesse, con criteri di assegnazione spesso farraginose e con poche certezze sui destinatari.
Procedure, purtroppo, che hanno già creato problemi al Sud sia sulla questione degli asili nido per i quali il Mezzogiorno nei primi bandi è stato penalizzato rispetto al Nord, sia sulle risorse da destinare alle Università per la ricerca, per le quali il Sud è stato beffato.
Poiché i partiti piuttosto che occuparsi di problemi concreti che riguardano la vita delle persone si occupano spesso dei loro problemi interni su di loro non aggiungo altro. Mi occuperò, invece, di disabilità, di una questione, di cui non parla quasi nessuno benché coinvolga in Italia 4 milioni di persone.
Pensate solo nel mondo della scuola le persone con disabilità sono oltre 300 mila. Inoltre se si stratificano i dati degli ultimi vent’anni si scopre che ci sono almeno 1 milione di persone giovani con disabilità che, insieme alle famiglie, vanno aiutati e supportati per il resto della vita.
Un problema enorme, quello della disabilità, tanto grande d’avere indotto il presidente della Repubblica a fare un forte richiamo nel suo discorso di insediamento.
Un richiamo che suona come una reprimenda nei confronti del Parlamento e del governo perché hanno deciso di deliberare solo una Legge delega e si sono dati 20 mesi di tempo per varare i decreti attuativi, con il rischio che se non si farà in tempo a convertire la legge delega questa decadrà.
Comunque la legge delega si propone: di aggiornare la definizione stessa della disabilità; di istituire il Garante nazionale delle disabilita (che però attualmente può dare consigli senza decidere su nulla) e di riqualificare i servizi pubblici che oggi lasciano molto a desiderare.
Una legge delega che ha un neo, grande quanto una casa, oltre a quelli già elencati, che consiste in una scarsa dotazione finanziaria dal momento che la sua attuazione è legata alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Che fosse necessaria una riforma è emerso con chiarezza durante la pandemia quando si è visto che il welfare che avrebbe dovuto proteggere i più vulnerabili, i disabili non è stato in grado di farlo.
Che fare dunque?
Occorre innanzitutto:
- mettere i soldi per dare certezza alla continuità degli interventi perché “senza sordi nun si canta missa“;
- istituire un’Anagrafe dei bisogni e aggiornare il concetto stesso di disabilità;
- rimodulare l’offerta verso le persone da supportare perché non tutti hanno bisogno dello stesso tipo di assistenza;
- definire i Livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi per garantire a tutti i medesimi servizi, a prescindere dal loro luogo di residenza.
- intervenire sui progetti delle donazioni bancarie per correggere l’indirizzo che attualmente destina il 90 per cento dei soldi ai progetti del Nord, lasciando quasi a bocca asciutta il Mezzogiorno.
Solo se si faranno queste cose sará possibile affermare il principio del progetto di vita per il disabile, che è alla base della norma, per cui lo Stato si assume la responsabilità di queste persone in modo di sgravare le famiglie e si impegna a non tenere i disabili in quelle strutture dove spesso vengono commessi tanti abusi.
Questi e altri temi nella puntata di questa sera! Appuntamento alle ore 20.00 con la nostra prima visione sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale Youtube. Non mancate!
Salvatore Bonura