Comu veni si cunta #6 – Aumento dei prezzi in vista, il governo eviti il danno e la beffa

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Buona sera e ben ritrovati nella sesta puntata della rubrica di Hashtag Sicilia “Comu Veni Si Cunta“.

In questa puntata mi occuperò dell’aumento dei prezzi che si sta abbattendo come una mannaia su imprese e cittadini.

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Nei giorni in cui ministri, economisti e speziali di ogni ordine e grado annunciano urbi et orbi la ripresa dell’economia italiana con un PIL che sfiorerebbe il 7 % (superiore – tanto per avere una idea – a quello della stessa Cina); ecco in questi giorni aumenta di tutto.

E le conseguenze non si scaricano più solo sulle imprese, come accadeva fino a qualche settimana fa: ora i rincari mondiali delle materie prime, e le conseguenze innescate da questi aumenti, si scaricano anche sui consumatori finali, vale a dire su ciascuno di noi.

Si stima che la stangata per le famiglie italiane già quest’anno costerà tra 1500 – 2000 euro. Questo perché sono già aumentati i prezzi di tanti prodotti alimentari, in particolare pane e pasta, della benzina e del gasolio, e sono stati anche annunciati gli aumenti delle bollette dell’elettricità e del gas.

Alcuni di questi aumenti rischiano di compromettere anche l’utilizzo del Superbonus al 110%, sul  quale sono affidate le speranze di ripresa di un settore fondamentale come l’edilizia.

Ad aggravare la situazione contribuiscono anche l’aumento del costo dei container e dei noli marittimi, che pesano come un macigno sul trasporto delle merci e di conseguenza sul prezzo finale dei manufatti.

Nessuno sa quando tutto ciò finirà, ma per un paese come l’Italia che non ha materie prime ed è costretto ad importare quasi tutto, gli effetti potrebbero condizionare, anche se parzialmente, l’attuazione del Pnrr – Piano nazionale di ripresa e resilienza – su cui sono affidate tante speranze, soprattutto per ridurre il divario tra il Sud e il Nord.

Questo per il semplice motivo che a crescere saranno proprio i prezzi delle materie prime necessarie alla transizione ecologica e digitale, punto cruciale del PNRR – e cioè rame, litio, silicio, cobalto nickel, stagno, zinco.

Per darvi un’idea faccio un solo esempio: in un solo anno lo stagno usato per le microsaldature nel settore elettronico ha registrato un aumento del 133 per cento.

Secondo il centro studi della CNA nazionale su un paniere di 28 materie prime e beni intermedi, nei primi 5 mesi del 2021 gli aumenti oscillavano dall’11 per cento delle ceramiche al 50,2 % del ferro, rispetto al 2019.

Se a tutto questo si aggiungono gli aumenti dei prezzi come anzidetto dei prodotti alimentari, di benzina e gasolio (18%) e quelli annunciati di energia e gas (40-42%) si comprende perché l’aumento delle materie prime si tradurrà in un salasso di circa 2000 euro per le famiglie e per le imprese.

E a proposito di imprese basti pensare cosa comportano i rincari per l’edilizia e perché rischiano di mettere in crisi il Superbonus al 110 per cento; il motivo consiste bel fatto che i rincari arrivano a costare anche il 110 per cento in più per effetto dell’aumento del prezzo dell’acciaio (110 %), dello stagno (113%), del ferro (88,2%).

Le conseguenze della situazione che ho sommariamente descritto sono devastanti, perché possono tradursi  in rescissione dei contratti e in riduzione dei ricavi delle imprese.

Che fare?

Il governo non può fare il pesce in barile, deve intervenire subito e fermare questi aumenti, anche per non vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti in questi lunghi mesi di pandemia da cittadini e imprese in particolare di artigiani, commercianti, agricoltori e piccoli operatori economici. “E parramuni chiaru, picchì nun pò chioviri sempri supra u bagnatu”.
Nello specifico per quando riguarda l’aumento di luce e gas occorre che Draghi e il Parlamento, oltre a intervenire subito per sterilizzare questi aumenti (perché l’Italia ha le bollette più care in Europa insieme a Spagna e Portogallo); deve procedere anche alla riforma strutturale delle tariffe per togliere le tante imposte inserite nelle bollette, nonché investire risorse significative, al fine di per avere più reti e più fonti di energia rinnovabile.

Solo affrontando questi nodi si possono evitare altri rincari nel futuro.

Relativamente, invece, all’aumento del prezzo di benzina e gasolio, è vero che le quotazioni del greggio stanno tornando ai livelli pre-pandemia, ma è anche vero che nessuno ci spiega perché quando le quotazioni diminuiscono non si traducono mai in una riduzione automatica del prezzo alla pompa di benzina.

Oltre  a questa spiegazione è comunque indispensabile togliere, senza ulteriori indugi, tutte quelle imposte che gravano sul prezzo finale di benzina e gasolio e che sono diventate insopportabili per chi utilizza i mezzi di locomozione per lavoro.

Basti pensare che tutt’ora paghiamo la tassa sulla guerra d’Etiopia, avvenuta tra il 1935-1936!

Infine, per evitare che l’aumento del prezzo delle materie prime, di cui purtroppo non disponiamo, comprometta o azzoppi la ripresa è necessario che il governo predisponga delle misure che possono aiutare il sistema delle imprese a compensare gli effetti degli aumenti dei prezzi delle materie prime.

È vero, bloccare tutti gli aumenti non è una partita semplice per nessuno, ma è una partita che il governo deve giocare, anche per non bruciare i sacrifici fatti dagli italiani e le possibilità di ripresa legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza e al Superbonus.

Naturalmente auspichiamo che questi semplici suggerimenti, a cui ciascuno di noi pensa, possano essere presi in considerazione da chi ci governa.

Approfondimenti e suggerimenti in merito li scoprirete a questa sera, alle ore 20.00 in prima visione assoluta sulla nostra WebTV, ovvero sui nostri canali social! Non mancate!

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