Giovani e fede: come è cambiato il loro rapporto? Riflessione di Costanza Maugeri

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Il rapporto dei ragazzi di oggi con la fede è radicalmente cambiato, così come il sentire dentro la propria spiritualità.

Non c’è dubbio che i giovani sentono lontani non tanto i valori cattolici, ma la Chiesa come istituzione, e in quanto tale umana, troppo umana.

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Oggi parleremo di questa particolare relazione, scoprendo il perché ed il per come sia totalmente diversa rispetto a pochissimi decenni fa.

Come si evince da un’indagine intitolata “Niente sarà più come prima. Giovani, pandemia e senso della vita” condotta dall’Osservatorio Giovani (progetto dell’istituto Toniolo https://youtu.be/QlPnhLyLUI) dal 12 Novembre al 3 dicembre 2020 intervistando ragazzi e ragazze in dieci focus groups: la fede riveste ormai un ruolo secondario nella vita dei ragazzi delle ragazze italiani.

Difatti ciò che è più evidente  dai dati dell’indagine è la perdita di fiducia nell’istituzione stessa: solo il 5,1% degli intervistati afferma che continua ad affidarsi alla Chiesa.

Oggi in Italia una percentuale che si mantiene ormai al di sotto del 50% si dichiara cattolica, tuttavia, non cadiamo nell’errore di rimanere in superficie, chiediamoci invece in che Dio, in che cosa credono i giovani.

Come afferma Paola Bignardi, curatrice dell’indagine, infatti, “il modo di vedere la vita non è propriamente cattolico, è più soggettivo, più personale, un Dio che non è di tutti ma è mio, frutto delle emozioni e degli stati d’animo più Intimi”.

Lo stravolgimento della sfera religiosa è sicuramente l’effetto di una causa più profonda e strettamente antropologica; gli adolescenti e i giovani stanno perdendo, come traspare dal sondaggio, fiducia nelle istituzioni e nel significato di società?

Dai dati della stessa ricerca appare che la perdita di credibilità dell’istituzione ecclesiastica agli occhi dei giovani porta con sé un maggiore individualismo e un disconoscimento della Chiesa come comunità.

Appare inoltro che i giovani non hanno bisogno di vuoti formalismi come funzioni religiose o classiche preghiere, o meglio desiderano riempirli, vivendo una fede più attiva.

Dai dati relativi alle persone che intraprendono il cammino di Santiago, ad esempio, possiamo ben notare che l’Italia occupa il secondo posto relativo ai numeri; e che inoltre il 26,75% ha un’età inferiore ai 30 anni fondamentale per i giovani e le giovani italiane e sentirsi partecipi, utili, questo è possibile grazie all’associazionismo religioso.

In un’intervista (https://www.osservatorioentirnp.it/videogallery/#290880051) per l’Osservatorio enti religiosi e terzo settore, Matteo Trufelli, presidente della dell’Azione Cattolica Italiana (associazione di giovani laici), afferma che quest’ultima è presente in circa 6000 parrocchie da nord a sud Italia, sempre sulla stessa scia riformatrice ed innovatrice in tutto il territorio italiano è presente il Gifra (movimento gioventù francescana) che ogni anno organizza viaggi ed incontri con i suoi ragazzi per creare quella fraternità che ci fa crescere a livello individuale e “d’insieme”.

Questa generazione molte volte viene accusata di superficialità, in un’intervista rilasciata dalla curatrice della ricerca citata all’inizio dell’articolo si dice invece che, anche a causa del periodo pandemico che ci troviamo a vivere, i giovani si interrogano sul  senso della vita, comprendendo ancor di più che è meravigliosamente fragile, colloquiano molte volte anche con Dio stesso, c’è chi continua ad aggrapparsi a lui, chi invece non trova nessun legame tra la situazione pandemica e il trascendente.

Per chiarire ulteriormente il rapporto tra giovani e fede non ci siamo limitati all’analisi di questi studi, ma abbiamo intervistato cinque ragazzi e ragazze catanesi tra i 17 e i 22 anni, Fabiola, Sara, Stefano, Vanessa e Caterina ponendo loro dieci domande sul rapporto    con questo aspetto della vita.

Sei cattolico?
“No, mi definisco ateo“, hanno risposto Fabiola e Stefano, posizione opposta a Caterina: “Si, sono nata in una famiglia cattolica ed entrambi I miei genitori sono praticanti” risposta molto significativa che sicuramente ci fa comprendere, che nonostante come lei ha affermato andando avanti nell’intervista, “ho scelto di continuare a credere”, il contesto familiare nel quale è cresciuta l’ha influenzata fortemente.

Con quale frequenza frequenti le funzioni religiose?
Tutti, esclusa Caterina, hanno detto: “Partecipo solo se obbligato da occasioni particolari “.

In cosa credi?
“Credo in ciò che sento fortemente e per come oggi è diventata la religione ci sia zero sentire e di conseguenza pochissima fede veritiera”, ha affermato Sara, punto di vista differente ma con un aspetto in comune a ciò che ha detto Stefano: “credo alla scienza, a ciò che si può provare con ragionamenti matematici”, possiamo notare come in entrambi i casi si annulla il concetto stesso di “credere” che presuppone l’affidamento cieco a ciò che non si può sperimentare.

Come vivi la tua fede?
Questa è stata la quarta domanda posta ai giovani catanesi, “Cerco di vivere la mia fede con razionalità, cercando di provare il meno imbarazzo possibile, e nella mia intimità, applicandola nel quotidiano così come mi è stato insegnato dai miei familiari e dalla mia comunità. Amare credo debba essere la parola chiave della vita di ogni uomo e ogni donna, a prescindere dall’essere cristiano o meno”, ci ha risposto Caterina, sottolineando che i valori cattolici sono in realtà, prima di tutto, umani; Stefano, Vanessa e Fabiola hanno sostenuto di non dare nessuna importanza a questo aspetto della loro vita, l’opinione che ha esposto  Sara, invece, evidenzia la sfaccettatura che sicuramente si allontana maggiormente dai formalismi religiosi “ preferirei partecipare a dei ritiri spirituali grazie ai quali ti distacchi realmente dalla quotidianità, piuttosto che alle messe con degli orari prestabiliti in cui pregare, con le campane che richiamano i fedeli quando vogliono”.

Senti la chiesa come punto di riferimento, o credi sia troppo lontano dalla tua generazione? Tutti i cinque ragazzi non riescono a vedere la chiesa come un punto di riferimento a cui affidarsi Caterina ci ha voluto delineare un parallelismo molto interessante tra la chiesa come Istituzione e la Chiesa come comunità di persone, “La Chiesa come istituzione é una realtà che io per prima critico apertamente, a causa della sua storia costellata da episodi di corruzione, scandali e altri avvenimenti in pieno contrasto con I principi professati dalla fede cristiana. In generale, non vedo la chiesa quale punto di riferimento. Piuttosto considero punto di riferimento la comunità militante della Chiesa, che si schiera dalla parte dell’ultimo e lotta contro le disuguaglianze. Nel gruppo oratoriano vedo un punto di riferimento, un gruppo di amici e una famiglia e so che lo stesso sentimento lega a questa comunità miei amici con problemi familiari ed economici che hanno trovato nell’oratorio accoglienza.”. Posizione molto estrema è quella di Vanessa “la vedo come una cosa da evitare”, ha affermato, Stefano ha invece sostenuto che la Chiesa non è lontana dalla sua generazione ma dalla società in senso ampio, “e fin quando non reciderá le sue radici, rimarrà fuori da quest’ultima”

Credi che la Chiesa sia troppo umana?
Qui la risposta è  unanime: “La Chiesa è fatta da uomini per uomini e per tale motivo è sicuramente  umana”.

Cos’ è per te la spiritualità, e come ti metti in contatto con essa?
“Non le do importanza“, ha affermato Fabiola, le altre quattro risposte sono state sostanzialmente analoghe: “È il momento in cui il mio io e la mia mente diventano un tutt’uno e mi pongo domande di natura esistenziale “ci ha detto Stefano, “succede quando sono tutta sentire, non abito né la mente né il corpo che ho”, ha sostenuto Sara, posizione sicuramente religiosa è quella di Caterina: “la spiritualità credo sia un momento di incontro con Dio, molto intimo, che non deve avvenire obbligatoriamente all’interno di una chiesa o grazie alla preghiera ma può nascere in un attimo di gioia o dolore particolare, non conosco un metodo per entrare in contatto con la mia spiritualità, credo, però, che Dio si incontri, per le strade e negli occhi di chi ci circonda”.

La situazione pandemica ha cambiato il tuo rapporto con la fede?
Anche in questo caso, abbiamo fondamentalmente un’unica risposta, Stefano, Sara, Vanessa, Caterina e Fabiola hanno affermato “la situazione pandemica non ha cambiato il mio rapporto con questo aspetto della mia vita ma la solitudine forzata mi ha messo in uno stato di riflessione obbligatoria “

Forse, proprio questa situazione ci è stata utile per comprendere che molte volte siamo noi, con la fretta che il mondo ci impone, ad allontanarci dalla nostra sfera spirituale.

Costanza Maugeri

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