Buona sera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Comu Veni Si Cunta“.
In questa puntata mi occuperò degli incendi che stanno ferendo e devastando vastissimi territori, in Sicilia, in Sardegna e in tante altre regioni italiane.
Una questione quella dei roghi che si ripete ormai da anni, quest’anno poi è stata ed è particolarmente cruenta a causa dei picchi di caldo torrido, dall’assenza di piogge e da impetuosi venti africani.
Una battaglia – debbo dirlo con nettezza – che ogni anno si combatte a terra, come abbiamo visto a Catania e in tante altre realtà, con gli idranti, a volte quasi a mani nude, con vanghe e badili e con secchi rimediati alla meglio e, in cielo con i Canadair e gli elicotteri che intervengono, però, per circoscrivere il fronte del fuoco e impedirgli di allargarsi e di fare altri danni.
Quindi a causa di questi incendi la natura paga un prezzo altissimo: il 10 per cento delle zone devastate dalle fiamme è compromesso per generazioni. Dove prima si innalzavano pini maestosi, lecci, abeti, olivi e mandorle c’è solo terra bruciata.
E’ stato stimato che un incendio ogni 7 minuti attacca un pezzo di territorio, minaccia e distrugge un polmone verde, annienta boschi e frutteti e disperde nell’aria quintali di CO2.
Nonostante tutto questo, ogni anno assistiamo al solito rituale, fatto di appelli delle autorità a comportamenti virtuosi che si ripetono come un mantra, anche se restano assolutamente inascoltati.
Che dietro questi incendi ci sia la mano criminale di qualcuno è assolutamente certo, se è vero come è vero che il 60 per cento dei roghi ha origine dolosa.
Dietro questi atti criminali ci sono certamente: invidia, odio e beghe paesane, speculazioni legate allo sfruttamento dei terreni per l’edilizia e per fini energetici, la piromania, i lavoratori precari della forestale i pastori che non sanno che sui terreni bruciati non si può fare attività lavorativa per 5 anni
Ci sarà, tra le cause, anche l’incuria di tanti proprietari di terreni che non fanno ai confini dei loro appezzamenti i viali tagliafuoco.
Che ognuno di noi debba fare la sua parte per bloccare questi incendi è fuori discussione, ma è inaccettabile sentire dire al presidente della Regione Musumeci che la prevenzione debbono farla per primi i cittadini.
No, caro presidente, realizzare all’inizio dell’estate i viali tagliafuoco e pulire le aree vicine ai boschi è compito della Regione e di chi la governa.
Pulire i bordi delle strade è compito degli enti proprietari che li gestiscono: Anas, aree metropolitane, comuni.
E a proposito di interventi di manutenzione di boschi e di aree di competenza regionale c’è da dire che sulla carta non dovrebbero esserci né problemi di personale, né problemi di soldi.
Infatti per quando concerne il personale in Sicilia- sulla carta – ci sono 28 mila forestali (19 mila dipendenti dell’Assessorato all’Agricoltura e il resto dipendenti dell’Assessorato al Territorio), un vero e proprio esercito che corrisponde:
- al triplo dei forestali in forza in Calabria;
- a sei volte quelli impegnati in Canada;
Una situazione che non è lontanamente paragonabile a quella di tante regioni italiane, basti pensare che il numero dei forestali in Lombardia sono meno di 500, in Piemonte 406, in Liguria 404.
… E a proposito di soldi dicevo prima che il problema non è appunto di risorse finanziarie visto che
quest’anno sono state stanziate 134 milioni di fondi Poc, ma solo 64 milioni sono stati sbloccati.
Di tutto questo casino, delle responsabilità e del modalità su come prevenire e ridurre i rischi vi parlerò questa sera, nella puntata che andrà in onda alle ore 20.00 su Facebook, Youtube, Instagram.
Seguiteci.
Salvatore Bonura