Intervista al DJ Fabrizio Fattori a cura di Gioia Lomasti

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Fabrizio Fattori disc jockey e produttore musicale nasce a Pesaro nel novembre 1959; è un artista apprezzato nel panorama italiano ed estero, seguito non solo dalla sua generazione ma anche dai giovanissimi. La sua ricerca musicale valorizza in maniera assoluta  la sua formazione artistica tentando differenti contaminazioni sonore senza mai rinunciare ad una visione stereotipata della scena pop e dance. è inoltre promotore e produttore discografico di etichette indipendenti con significativo successo. “The New Aphro 4 New Generation” è iniziato come progetto innovativo rivolto in particolar modo ai giovanissimi, in realtà è poi diventato un marchio di qualità non solo per loro ma anche per tutti coloro che sono alla ricerca di sonorità estreme, avvalendosi della collaborazione dei più importanti Deejay Afro della scena europea, mentre “Musica Nuova Emozioni Nuove” al suo debutto con il “Volume 1” conquista in breve tempo la vetta delle classifiche della World Music, anche esso è diventato come “The New Aphro 4 New Generation”, un marchio di qualità con sonorità più melodiche. Fabrizio Fattori proietta il suo operato nella produzione e innovazione del suono, favorendone l’ascolto attraverso il mondo delle discoteche e delle innumerevoli esperienze dal vivo dove ama esibirsi. Oltre a diversi contesti editoriali che lo ha visto partecipe, esce la sua autobiografia con la pubblicazione di Mixando la mia vita edito dalla boopen per la versione cartacea e disponibile su tutte le piattaforme anche nel formato e-book – youcanprint; un progetto autentico che traccia il cammino professionale  del dj e ne racconta spaccati di vita.

Come è cambiato il mondo della discoteca nel panorama odierno?

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È davvero incredibile pensare a come una condizione anormale sia diventata assolutamente normale: l’idea di girare mascherati, il fatto di dover rimanere chiusi in casa per diverso tempo, poi di tornare alle 22, alle 23, le 24… io non vedo l’ora che la vita ricominci davvero. Ho voglia e bisogno di suonare e stare in giro. Non credo che la soluzione “aperitivo” nei bar e ristoranti con gente seduta sia da professionisti. Ancora meno le dirette Facebook e Instagram. Ho bisogno di vedere ragazzi e ragazze davanti a me che ballano. Ma questo purtroppo è quello che adesso si vede, spero che il vento cambi e che lo faccia velocemente perché  il mondo dei Club, inteso come cultura musicale, è veramente a rischio di estinzione.

In che modo reputi le nuove generazioni che stanno percorrendo questa professione?

Parliamo di spazi, che sono sempre più affollati. Sia adesso che in passato, se questo è davvero il percorso di una persona, qualcuno sicuramente camminerà lungo un florido sentiero. Soprattutto se sta seguendo la propria passione. Anche per un Dj, come per ogni artista del resto, tutto è possibile. Presumo che col tempo in questo mestiere emerga sempre la vera natura, il proprio carattere e carisma.  Tutto quello che avviene dopo è solo una conseguenza delle azioni compiute.

Cosa deve valutare un produttore per l’attuazione di un progetto musicale?

La domanda non esisterebbe se non fosse per la presenza di Beatport. Quello che stanno cercando di fare, nel comparto discografico, è creare un negozio che sia il più possibile vicino al linguaggio e alle esigenze dei consumatori. Quando un genere diventa troppo abusato, noto, diffuso, allora si tende a suddividerlo, a ramificarlo, identificandolo nuovamente in nuove sezioni. Ho sempre avuto la sensazione che all’interno di questo genere ci siano troppe diverse sfumature. Del resto, “afro” è solo una parola che identifica un passato remoto, non di certo un genere musicale specifico. Oggi ad esempio sono tornate alle ribalta diverse compilation in vinile anni ’80 e ’90 legate a Dj e locali storici, e questo naturalmente provoca energia esattamente come una pila, ha il suo lato positivo e quello negativo.

Quale significato attribuisci alla professione di disc jockey?

Quello che più mi sento cucito addosso è ricercatore musicale, a me piace sperimentare, cercare continuamente il limite delle sonorità e dei ritmi. Sono incredibilmente felice di poter vivere della mia professione. Il mio lavoro mi dà molto, occupa tutto il mio spazio vitale. Mi riserva divertimento, episodi felici. È vero, ci sono anche momenti in cui sono stanco e ci sono aspetti della mia professione che esulano dalla passione e sono meno divertenti. Tutto sommato direi che è impossibile dire dove si ferma la musica e la voglia di diffonderla. È la mia vita. La musica fa parte della mia esistenza, 24 ore al giorno.

Analizzando le tematiche artistiche della tua professione ritieni che vengano identificate le competenze e la preparazione acquisita dai tanti fans che ti seguono?

Avere avuto il coraggio, dall’età di sedici anni, di puntare su una professione dove non esistono certezze, credo che sia la miglior risposta alla domanda. Prima a me stesso, e di conseguenza a tutti i fan e gestori di locali che, in tutti questi anni, hanno saputo cogliere le varie sfumature che contraddistinguono il complesso e impegnativo lavoro di ricerca e affinità musicale, che regola l’equilibrio tra uomo e “artista”.

Internet attraverso i social in questo lungo periodo nel quale il mondo artistico è stato costretto ad arrestare la sua energia in che modo ha agito?

Devo ammetterlo, quando è iniziata la pandemia mi sono anche goduto molti weekend. Non pensavo però che ci sarebbero state molte altre settimane quelle che avrei avuto davanti. Ho davvero cercato di rilassarmi il più possibile. Ma dopo un po’, quando è diventato evidente che il tempo non sarebbe passato in fretta e i mesi continuavano a passare, ho cercato di tornare alla mia routine. Ho iniziato a pianificare le strategia per la realizzazione di un nuovo album e alla preparazione psicofisica per affrontare un set di almeno tre ore. Ad essere onesti io produco sempre, che sia una canzone o semplicemente un mixato da passare in radio. Ho anche fatto alcuni remix di recente, primo tra tutti; “Fuori Dai Guai”  Morelove Music – Fido Guido – Terron Fabio (Sud Sound System). A differenza di altri miei colleghi, non ho mai sentito la necessità di utilizzare i “social” a scopo musicale, preferisco giocarci con le parole.

Quali altri progetti riserverai al tuo pubblico in un futuro?

Da qualche parte ho letto questa frase che trovo bellissima: “se non si potrà ballare, non sarà la mia rivoluzione”. È così, mi ci rivedo. Sono un Dj, faccio ballare la gente. Cerchiamo di riprenderci la vita, quella normale, quella di sempre. Poi arriveranno anche i nuovi progetti e le idee, belle, fresche, non contaminate dalla paura e dalla politica. Quell’urgenza artistica che ti fa svegliare ogni giorno con la voglia di metterti al lavoro e di condividere musica alternativa per menti non allineate. Questo lungo periodo di inattività lontano dalle consolle ha solo accentuato la mia voglia di tornare a fare spettacolo e so’ per certo, che quando accadrà, sarà un’esplosione di energia.

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